Accade sempre, nella nostra fiction che, dopo il successo della prima stagione di una serie, se ne riproponga il sequel ingarbugliando le situazioni preesistenti. E rendendo quasi incomprensibili gli sviluppi successivi. Non ha fatto eccezione la seconda stagione di Non dirlo al mio capo con la Incontrada che non riesce a districarsi da situazioni familiari e lavorative al limite della credibilità.
E dire che la fiction era nata con l’intento di proporre una riflessione sulle donne che devono riuscire a conciliare il ruolo di mamma con la professione. La storia di Lisa Marcelli (la Incontrada) era iniziata, nella prima stagione con una bugia: fingersi single, pur avendo due figli, per ottenere un posto in uno studio legale. Su tale menzogna si sono costruite tutte le puntate.
Ed anche la seconda stagione comincia con una bugia: Lisa dice al suo capo Enrico Vinci (Lino Guanciale) di aver superato l’esame di ammissione alla professione di avvocato. Invece i telespettatori assistono ad una scena irreale: dopo essere giunta trafelata dinanzi alla commissione, una telefonata la fa tornare indietro.
E’ soltanto uno degli ingredienti telenovelistici che hanno sciupato la credibilità dei personaggi e della storia raccontata.E come se non bastasse, dopo una prima stagione trascorsa a rincorrere l’amore per il suo capo, ecco che, nella seconda, arriva la moglie nascosta di Enrico Vinci a formare un triangolo amoroso che successivamente si affollerà ancora di più. Una situazione che evoca le atmosfere della seconda stagione de Il paradiso delle signore andata in onda due anni fa su Rai 1. Risultato: gli ascolti calarono.
Insomma, troppe complicazioni per giustificare un sequel del quale non se ne sentiva il bisogno. Per catturare la curiosità del pubblico si è fatto ricorso ad una robusta iniezione di soap opera che ha stravolto il prodotto.
Si ha la sensazione che neppure la Incontrada e Guanciale credano fino in fondo nei ruoli nei quali si sono calati.Sono apparsi quasi distaccati, e persino la loro recitazione non ha convinto.
I personaggi di contorno hanno cercato di svolgere diligentemente il compito loro affidato. Alcuni, però, sono stati troppo caricati. Chiara Francini, ad esempio, ha super dimensionato l’ironia caratteristica di Perla, la giovane donna che interpreta.
Alla fine, però, trapela il messaggio educativo che la serie, prodotta dalla Lux Vide vuol lanciare: evitare la menzogna e impegnarsi in un modello di vita rispettoso degli altri e di se stessi. Per adesso l’obiettivo non è stato raggiunto: sono troppi i temi da commedia sentimentale trattati con un approccio telenovelistico che guastano il prodotto.
Pienamente d’accordo. Aspettavo con ansia la seconda serie e sono stata delusa ed anche annoiata. Non c’era empatia tra i due personaggi e le storie erano alquanto inverosimili.
Ma di che parliamo, una robaccia di una cretinaggine e di un’insulsaggine difficilmente concepibili. Per non parlare della ‘recitazione’ (si fa per dire), specie la Incontrada, che ha un’unica espressione, valida per tutte le situazioni e tutti gli stati d’animo: quella del pesce lesso. Mi piacerebbe sapere di chi è amica, visto che, nonostante le sue manifeste incapacità, imperversa dappertutto, fictions, pubblicità e non so che altro.
Sinceramente trovavo molto più credibile la storia presentata nella prima serie? I disagi ed il rapporto tra Guanciale e la Incontrata erano più credibili ed intriganti. Argomentazioni molto contorte, ed i personaggi molto meno credibili in questa seconda seria. Troppo acidi e non se ne giustifica la motivazione.
… Sa troppo di farsa teatrale. Non mi ha coinvolto a dire il vero.
seconda serie pessima, già mi era piaciutapoco la prima, ma questa seconda fa veramente piangere….
concordo con i commenti precedenti. La prima serie era carina, e promuoveva tra l’altro il messaggio delle donne/mamme tuttofare, anche se un po’ stereotipato, e quello positivo che è meglio affrontare una realtà scomoda piuttosto che mentire. La seconda serie però l’ho trovata via via arzigogolata al limite dell’inverosimile e anche un po’ avvilente soprattutto riguardo le figure femminili proposte. Spiace constatare che ultimamente i prodotti fiction se sono discreti come proposta iniziale, si guastano nel proseguo. Forse bisognerebbe rivedere il concetto di proporre ad ogni costo un seguito ad una fiction malgrado i margini d’ascolto buoni, la quantità a scapito della qualità non sempre paga.