Giovedì sera è andata in onda la prima puntata del secondo ciclo di Un minuto per vincere. Lo schema è rimasto il medesimo: concorrenti che devono superare una serie di prove in soli sessanta secondi cercando di dare la scalata ad un montepremi, per ora virtuale, di 500 mila euro. E qui arrivano le dolenti note. Le prove, gli esercizi di abilità che devono essere affrontate e superate, rappresentano un momento di caduta libera dell’intrattenimento televisivo. Si precipita, insomma ai livelli più bassi di quanto possa essere accettato in tv. Il programma, inoltre, sotto molti aspetti assomiglia ad un videogioco in cui i partecipanti hanno a disposizione tre vite per tentare la scalata al montepremi. Ma di solito la cifra più abbordabile è rappresentata dai diecimila euro.
Non solo, ma una voce femminile metallica all’inizio di ogni prova, spiega le modalità con cui la prova stessa deve essere affrontata e cosa devono fare i concorrenti per superarla. Abbiamo assistito a prestazioni assurde che, talvolta facevano persino sorridere e pensare di essere stati catapultati, come spettatori, in una dimensione paranormale. Un minuto per vincere, inoltre, vuole proporsi come un appuntamento all’insegna della goliardia, ma è evidente che tutto è costruito a tavolino. I concorrenti appaiono come invasi dal fuoco sacro della competizione. Si presentano sgambettando, saltellando, persino prendendo in braccio il povero conduttore che deve fare buon viso a cattivo gioco (è proprio il caso di dirlo).
Insomma siamo in presenza di un intrattenimento che dopo alcuni minuti, spinge il telespettatore a cercare rifugio altrove. Gli autori dovrebbero contenere le esuberanze dei concorrenti e non alimentarle nella speranza di un coinvolgimento giovanile. Infatti l’obiettivo, chiaro, è proprio quello di strizzare l’occhio al popolo degli under trenta. E, a completare il quadretto non idilliaco, c’è anche il tentativo di presentare casi umani, ovvero concorrenti in difficoltà personale e economica che, per fortuna, Nicola Savino, ha trattato senza ricorrere alla solita retorica di mestiere.
Savino non ha ancora trovato, sul piccolo schermo, la sua giusta collocazione. Lo abbiamo apprezzato quando lo scorso anno gestì la puntata de L’isola dei famosi lasciata dall’allora conduttrice Simona Ventura che si trasformò in naufraga per una sera. Ma non abbiamo potuto fare altrettanto con Quelli che il calcio al cui timone ha esordito domenica scorsa. E neppure con la sua performance a Un minuto per vincere.Il programma, nella prima puntata ha ottenuto il 7,22% di share.