Al terzo rendez vous, con la competizione entrata nel vivo, l’audience continua d mininuire. Passato l’iniziale momento di curiosità, legato alla prima puntata e alle novità che il programma annunciava pomposamente, il pubblico ha iniziato a stancarsi. Per una serie di motivi. Innanzitutto comincia a diventare insopportabile il trend dei bambini che si esibiscono per “divertire” i grandi e consentire alle reti di incassare soldi attraverso la pubblicità piazzata dagli inserzionisti nei programmi. Essendo in piena stagione televisiva, c’è da immaginare il disappunto degli stessi inserzionisti ai quali, certamente il talent Io canto era stato “venduto” prevedendo un’audience molto più ampia. Le aspettative della vigilia si basavano sul 20% circa di share. Giunti alla terza puntata con una curva così inclinata verso il basso, la prospettiva di poter risalire la china, diventa sempre più complicata.
Altro motivo per il quale Io canto non riesce a intercettare il gradimento del pubblico è la commistione di stili che ne caratterizza il format. Siamo in presenza di un ibrido tra Amici di Maria De Filippi e The Voice, senza contare che la matrice originaria era “Ti lascio una canzone” di cui il talent show infantile di Canale 5 era, fin dalle prime edizioni, una fotocopia. Questa commistione ha sbandato ancor più i telespettatori, per i quali, per assurdo, la copia conforme del programma condotto da Antonella Clerici poteva persino essere più accettabile.
Terzo motivo: i giudici di gara: Mara Maionchi sembra un politico che cambia casacca partitica in continuazione. Da X Factor è approdata ad Amici e adesso a Io canto. La Scilipoti in gonnella dei talent show non può pretendere di essere gradita sempre e dovunque decida di approdare in virtù della maggiore consistenza economica contrattuale. Claudio Cecchetto sembra il secondo conduttore del programma: i suoi dialoghi continui con il padrone di casa lo fanno assurgere ad un ruolo che non gli compete e che finisce per irritare. Flavia Cercato è una sorta di Cenerentola della giuria: le viene dato minor spazio ed è oscurata dalla forza dirompente della Maionchi e dalla superiorità dialettica del duo Scotti- Cecchetto.
Poi ci sono gli stessi concorrenti ai quali vengono affidate canzoni inadatte all’età. Ammaestrati da insegnanti e coach per farli esibire nella maniera che giudicano più idonea per interessare il pubblico adulto, i piccoli talenti sono mandati allo sbaraglio, travolti da un meccanismo che non appartiere alla loro fragile personalità in formazione e che potrebbe avere effetti deleteri sulla crescita psicologica. E non ci sono esperti, genitori o psicologi che possano rimediare ai guasti subiti dai mini artisti.
Infine, lo stesso conduttore. Gerry Scotti sembra non credere neppure lui nel progetto Io canto, si esibisce nelle consuete battutine ironiche sulla sua stazza fisica che i telespettatori ascoltano da anni. Si ha la sensazione che, troppo spesso, il padrone di casa cerchi di allungare lo show che deve necessariamente coprire anche la seconda serata. Ma i risultati non sembrano dargli ragione.