L’umorismo senza tempo e slegato dalla contingenza di Renzo Arbore, riesce ad essere attuale anche a distanza di decenni. Questo concetto basilare, è stato applicato dallo show man, anche alla canzone napoletana leggera, ironica, spesso maliziosa. Una canzone da intrattenimento che non diventa mai obsoleta ed ha un ulteriore merito: agisce, sui telespettatori come una sorta di madeleine proustiana: evoca ricordi e memorie del passato. Un amarcord, insomma, sempre vivo, cristallizzato nell’immaginario di generazioni che, al momento giusto, rivive in tutta la propria forza ricreativa.
Sono state queste considerazioni ad ispirare le due puntate di Guarda…stupisci. L’ultima del 19 dicembre, è apparsa differente dalla prima. L’esordio ha evidenziato, fin dalle prime gag, una esuberanza scenica maggiore che si è tradotta in una godibilità totale. Arbore, accompagnato da Nino Frassica, ha coinvolto i telespettatori trascinandoli in un intrattenimento goliardico nel quale è stata anche spiegata la genesi dell’ispirazione di brani diventati veri e propri cult.
Nello show ci sono state, però, alcune défaillance: una troppa ostentata partecipazione da parte dei giovani over 30 in studio che, spesso, con applausi troppo calorosi,hanno rischiato di coprire persino le battute e le gag dei protagonisti e degli ospiti.
Non ha convinto neppure le presenza di Andrea Delogu, quest’anno troppo inflazionata, rispetto alle due puntate del 2017 dedicate a Indietro tutta. Presente su troppi fronti televisivi, è apparsa come un elemento forzato nell’economia dello show.
La seconda puntata è un po’ meno convincente. E’ mancata la coinvolgente teatralità di un Gigi Proietti, presente sette giorni prima. Enrico Montesano non è riuscito a sostituirlo nei dialoghi e nelle gag. Inoltre si è avuta la sensazione che alcuni interventi, tra cui proprio quello di Montesano, siano stati troppo brevi. Come brevi sono stati alcuni filmati del passato: avrebbero meritato più spazio le situazioni umoristiche di un programma cult come Il processo a Sanremo del 1990, realizzato con Lino Banfi e Michele Mirabella.
Inoltre sono state rimandate in onda scende dai film di Totò e della coppia Stanlio e Ollio, già troppo inflazionate sul piccolo schermo.
Ancora: bisognava ridurre le durata delle puntate: Arbore sa benissimo che l’umorismo è un concentrato di intelligenza e non può essere diluito, pena la perdita di ogni efficacia comunicativa. E’ stata proprio la necessità di coprire anche la seconda serata, a indebolire, parzialmente, la godibilità dello show.
Arbore resta, sempre il grande artista in grado di creare e ricrerae uno stile televisivo di appeal e di fascino senza tempo. L’idea di puntare l’attenzione sulla canzone napoletana è stata vincente. Ancora una volta il meglio della nostra tv è saldamente ancorato ai grandi e storici personaggi del passato. Arbore è stato in grado di unire generazioni differenti nel segno di un umorismo originale e mai volgare e di un intrattenimento rispettoso dei telespettatori.
Un’oasi di serenità nel rissoso e spesso volgare universo del piccolo schermo.