Lo schema non è cambiato: dalla politica alla più stretta attualità, dalla parodia di Lorsignori a quella di personaggi di altri settori sempre legati alla realtà quotidiana.
Sono trascorsi due mesi dall’ultima puntata del 2018 dell’one man show gestito da Maurizio Crozza. Il panorama politico è profondamente cambiato, gli eventi hanno mutato la percezione della quotidianità, gli esponenti dei partiti continuano ad azzuffarsi senza dignità nei salotti televisivi, sputano sentenze con la consapevolezza di essere tuttologi e detentori dell’unica verità esistente.
Maurizio Crozza non si è inserito in questo nuovo universo. I primi monologhi della serata sono stati notevolmente deboli. Poche le battute incisive anche quando si riferiva a Grillo ed a Luigi Di Maio la cui, scontata parodia, ha dato inizio alla prima puntata.
Medesima considerazione per il ministro Tria. Crozza non trova di meglio che definirlo succube di Salvini e Di Maio che lo rinchiudono nell’armadietto di Palazzo Chigi imponendogli di cantare il brano di Mahmood: Soldi.
Fragile la struttura anche delle altre parodie, tra cui quella del Super eroe della Marvel. Si raggiunge un livello leggermente più alto quando Crozza si occupa di Matteo Renzi e di Nicola Zingaretti il cui merito è di avere un fratello commissario.
Insomma siamo dinanzi ad una satira “diluita”, carente di incisività. Anche la parodia di Carlo Calenda rientra in un tale contesto di debolezza costruttiva. Spesso si è fatta anche fatica a seguire i monologhi e i dialoghi di Crozza con la sua spalla storica Andrea Zalone.
Calenda, inoltre, non è un personaggio notissimo al grande pubblico anche se, anticipato da qualche settimana, era diventato virale in Rete. Miglior risultato è stato ottenuto con la parodia di Massimo Recalcati che conduce su Rai 3 “Lessico amoroso”.
Insomma il guizzo della creatività è stato quasi del tutto assente nella satira di Crozza. La rappresentazione dell’universo politico avrebbe avuto bisogno di uno schema strutturato con maggiore modernità di contenuti. Anche la maschera di Berlusconi si è rivelata obsoleta. Crozza ha proposto troppe volte la parodia del leader di Forza Italia per potersi esimere da un aggiornamento alla luce del suo ritorno nell’agone politico.
La prima puntata di Fratelli di Crozza 2019 ha evidenziato una debolezza inaspettata. La mancanza di spessore e di vis comica dovevano essere evidenti anche ad Andrea Zalone che ha amplificato i suoi interventi cercando di stimolare nel pubblico un divertimento che, invece, non c’è stato.
Si è avuta la netta sensazione che il comico genovese non abbia voluto colpire le sue “vittime” con l’incisività dissacrante mostrata precedentemente.