Si respirava un’atmosfera di “straniamento” televisivo dinanzi alla quale tutte le possibili buone intenzioni coltivate nell’immedaita vigilia, sono inderogabilmente cadute. Vedere Candida Morvillo commentare storie di miseria, brutalità e violenze con lo stesso irritante aplomb utilizzato nei talk show gossipari fa male al cuore di ogni telespettatore. Vederla nel ricco salotto di casa, accomodata su una poltrona, camicetta radical chic e trucco perfetto, strideva violentemente con i racconti che tentava di ammantare di falso buonismo. Si è avuta, infatti, la sensazione che la pietà umana fosse lontana dalla sue parole anni luce. Con tutti i propri limiti, Francesco Pannofino è apparso meno ipocrita e più compenetrato nell’universo nel quale era stato catapultato certo non a sua insaputa.
Albano, con sciarpa e cappellone, sembrava rigirarsi tra i campi profughi della Giordania come se si trovasse nei campi della sua tenuta a Cellino. Certo, le buone intenzioni del cantante sono fuori dubbio, ma anche lui, come le figlie, era immerso in una realtà “irreale” . “Surreal, but true” viene da commentare osservando con maggiore attenzione le immagini di Mission.
Noi siamo profondamente convinti che bastava un ottimo reportage con bravi giornalisti per documentare situazioni di grande impatto emotivo. Anche perchè i Vip che hanno partecipato alla “Mission” non hanno comunicato alcuna emozione al pubblico di Rai1. E lo hanno dimostrato gli indici di ascolto: solo l’8,16% di share con 2.165 mila spettatori. Inoltre, inutile affermare che non c’erano le atmosfere da reality. Erano presenti, eccome. Evidenti fin dall’inizio, quando i Vip cominciano a preparare la valigia per la partenza, quando commentano le storie con le quali sono venuti a contatto cercando di guardare la telecamera che li inquadra, quando tentano di costruire casette di fortuna o tende e si vede che non sanno neppure come si mette un chiodo. Ma si sforzano perchè ci sono le telecamere.
Inoltre la durata del programma è stata troppo lunga: sarebbe stato meglio realizzare una puntata per ogni coppia di partecipanti. Due ore senza pubblicità, con il tono lento, melenso, con cui si è portata avanti la prima serata, sono apparse davvero troppe.
Infine i conduttori: del tutto inadatta Rula Jebreal, probabilmente chiamata perchè la sua presenza nel contesto dei rifugiati doveva avere un forte significato per Rai1. Michele Cucuzza sembrava il fantasma del conduttore che è stato: troppe incertezze, toni bassi, quasi timidi. Paura, forse, di essersi cacciato in una situazione più grande di lui?