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La quinta serata di Sanremo 2020 è oramai alle spalle e il primo tema della nostra recensione è l’apoteosi del conduttore. La settantesima edizione della kermesse canora si è conclusa con il trionfo di Amadeus, celebrato, innanzitutto, da Rosario Fiorello. Nel suo ruolo di assistente, di regale spalla, quasi di “badante” del compagno di avventure ultra trentennali, lo show man è stato il vero protagonista delle cinque serate.
Sanremo 2020 recensione quinta serata – apoteosi di Amadeus
La quinta serata di Sanremo 2020 è stata una ulteriore festa spettacolare nel corso della quale, gli infiniti segmenti affidati agli ospiti, hanno avuto il sopravvento sulla gara. Tutto secondo il cliché di un nuovo format sanremese, inaugurato per la settantesima edizione, che si protrae fino a tardissima notte. Nulla di mutato per la serata finale. Amadeus non ha rinunciato a nessuno dei suoi ingredienti sapientemente studiati per incrementare curiosità e interesse di un pubblico che ha fatto a pugni con il richiamo di Morfeo. E, per conoscere il vincitore (Diodato) ha dovuto attendere fino alle 2.30. Davvero inaccettabile.
E’ stata la rincorsa all’audience, infatti, l’esigenza primaria di Sanremo 2020. Guai se ascolti e share fossero stati insoddisfacenti. Uno smacco che, soprattutto Rosario Fiorello, non avrebbe potuto accettare. Così non è accaduto, perchè tutto è stato studiato diligentemente a tavolino, con una regia che ha curato i minimi particolari. Ma non si è accorta delle lungaggini che potevano certamente essere evitate per offrire una edizione più “asciugata” nei contenuti e più accettabile come durata. In effetti Sanremo è uno show non una maratona che più diventare difficile da sostenere.
Amadeus si è goduta anche la standing ovation apertamente richiesta da Fiorello al pubblico in sala. Ha portato a termine il suo primo impegno sanremese senza mai cedere dinanzi a nulla perchè quello era il suo festival e nessuno doveva deviarlo dalla strada tracciata.Una strada che già i vertici Rai gli hanno chiesto di ripercorrere nel 2021.
Sanremo 2020 recensione – pochi guizzi di genialità
Purtroppo, però, la serata finale di Sanremo 2020 ha evidenziato pochi guizzi di genialità e di verve. Gli interventi di Fiorello, in quest’ottica, sono stati limitati a battute senza particolare forza ironica e goliardica. In questa ultima serata, si è comportato proprio come un compagno di viaggio che ha esaurito il proprio percorso. Qualche miglioramento nella parte finale, quando ha intrattenuto il pubblico in attesa dei risultati finali. Sotto lo sguardo adorante dell’amico Amadeus.
In tutte e cinque le serate festivaliere, infatti, è mancata la satira, anche quella di costume. Si è puntato su una nazional – popolarità lontana da quei guizzi satirici del Trio Marchesini Lopez Solenghi, solo per fare qualche esempio.
Il ruolo di Mara Venier e delle donne di Amadeus
Mara Venier è apparsa molto poco nel corso della serata. Soltanto all’inizio ha avuto modo di salutare Amadeus e di dare appuntamento ad oggi per la puntata speciale di Domenica in dall’Ariston.
Al fianco del conduttore ci sono state Diletta Leotta, Francesca Sofia Novello e Sabrina Salerno. Tre ritorni che non hanno fatto la differenza, se si esclude l’esibizione della Salerno.