L’impressione è che i due padroni di casa e la sterminata folla di autori abbiamo voluto infarcire lo spettacolo di quanti più ospiti e momenti di intrattenimento possibili. Risultato: si è relegato Caetano Veloso a orari impossibili, dopo la mezzanotte, mandando in onda sempre a quell’ora anche il duetto musicale tra Veloso e Stefano Bollani. Davvero una grande mancanza di riguardo per la professionalità dei due artisti. Sarebbe stato meglio intervallare la serata amarcord con l’esibizione di questi due grandi della musica, separando in due parti le interpretazioni dei cantanti con i brani amarcord.
L’infarcitura del “panino” festivaliero ha raggiunto il massimo quando si è tirato fuori dalla naftalina dei ricordi il ventriloquo Moreno e il suo pupazzo Rockfeller. Provenivano dagli anni ’80 e nessuno ne sentiva la mancanza, neppure la nostalgia. Era trascorsa abbondantemente la mezzanotte e il pubblico attendeva la proclamazione del vincitore della categoria Giovani. Quando è stato premiato Antonio Maggio e il suo brano “Mi piacerebbe sapere” l’orologio impietosamente annunciava che mancavano solo dieci minuti all’una di notte.
Gli autori, insomma, nella foga di accontentare le più ampie fasce di pubblico, si son giocate tutte le carte possibili.Per fortuna l’intervento di Pippo Baudo ha illuminato la serata. Super Pippo, con la sua presenza semplice e piena di contenuti, solo attraverso i pochi episodi che ha raccontato, ha mostrato di essere il vero signore del Festival chiunque ci sia alla conduzione. E’ un personaggio che ha ancora molto da comunicare al grande pubblico televisivo.
Discorso a parte merita il duo Littizzetto-Fazio, fossilizzato in una sorta di parodia della coppia che scoppia. Qualcuno li ha paragonati ai nuovi Vianello-Mondaini, ma non ne hanno la statura professionale, l’eleganza delle battute, la raffinatezza della comunicazione, la nobiltà del portamento. Qualcuno deve aver detto alla Littizzetto di non esagerare con il suo classico linguaggio tendente ai doppi sensi sessuali. E lei ha cercato di limitarsi, ma la sua anima da Che tempo che fa?, alla fine usciva sempre fuori. L’esagerazione c’è stata anche nel proporsi sul palcoscenico come una sorta di buffa valletta, cambiando travestimenti e abiti, fino a presentarsi in una versione farsesca di Caterina Caselli, con tanto di caschetto biondo. La cosa più apprezzabile della Littizzetto resta il monologo sulla violenza sulle donne e il suo sostegno alla causa.
Insomma, anche mangiare sempre “aragoste a colazione” può stancare. Chissà se lo hanno compreso autori e responsabili di Rai1. Inoltre intorno al festival c’è stato un generale consenso anche da parte dei più “criticoni” che sinceramente induce a riflettere. Innanzitutto la settimana sanremese è stata completamente svuotata di ogni controprogrammazione. Mediaset ha abdicato al suo ruolo limitandosi a uno share, in prima serata, dell’8%, roba da tv satellitari, con grandi perdite economiche, naturalmente. In queste condizioni fare il 48% di share è molto facile.
Ma non è stato sempre così. I festival condotti da Pippo Baudo, ad esempio, sono stati fortemente controprogrammati: erano in onda Zelig, lo show del sabato sera e persino le edizioni più seguite del Grande Fratello. Invece,adesso Canale 5 propone tutta una settiamana di film. In questo senso i risultati del festival non rispecchiano l’effettivo gradimento del pubblico. E’ come essere tornati ai tempi in cui era accesa una sola rete: il Canale Nazionale che adesso si chiama Rai1.