La prima puntata di Nero a metà 2 è andata in onda giovedì 10 settembre e noi vi proponiamo la recensione. La seconda stagione della serie, interpretata da Claudio Amendola nel ruolo dell’ispettore Carlo Guerrieri, va in onda su Rai 1 con nuove dinamiche. Ma con uno schema fisso: una storia orizzontale, che si conclude all’ultima puntata, ed una vicenda di cronaca nera differente in ognuno degli episodi.
Nero a metà 2 Recensione
Filo conduttore della vicenda raccontata è ancora il rapporto ambiguo ed enigmatico tra i due personaggi maschili principali : Guerrieri e Malik Soprani il suo assistente. Le dinamiche, rispetto alla prima stagione sono differenti, sembrano essersi evolute. Malik e Alba, la figlia di Guerrieri, hanno interrotto la loro relazione. Altri incroci sentimentali, familiari e professionali sono arrivati a rendere ancora più intricato il groviglio di situazioni. In quest’ottica, il racconto televisivo pretende di affrontare le più vaste problematiche sullo sfondo di una ambientazione poliziesca in cui il noir si mescola al giallo. Amore e Morte, Eros e Thanatos, rappresentano il filo conduttore della serie. In questo substrato narrativo i sentimenti, variamente coniugati, si mescolano al tetro sapore del sangue con il susseguirsi degli omicidi di cui Amendola e Guerrieri devono occuparsi.
I casi di cronaca nera, ispirati a fatti realmente accaduti, hanno come sfondo la Capitale. Una Roma che si estende dal centro alla periferia ma che spesso resta in secondo piano quasi per non intralciare lo svolgersi della sceneggiatura. La regia di Marco Pontecorvo, nei primi otto episodi, accompagna il telespettatore attraverso gli eventi, in maniera graduale, per maggiore comprensione di quanto accade. Ma, nonostante la cifra poliziesca della serie, si è avuta la sensazione di un rallentamento dei ritmi rispetto alla stagione passata.
Il racconto procede con lentezza, soffermandosi numerose volte sui medesimi particolari. Quasi si avesse bisogno di allungare i tempi per esigenze televisive.
Il ruolo degli attori
Una certa superficialità nella recitazione viene ampiamente compensata dal “mestiere” di alcuni attori. Primo fra tutti Claudio Amendola che regge con la sua professionalità la maggior parte delle dinamiche raccontate. Interpreta Carlo Guerrieri con la consapevolezza di poter raggiungere facilmente l’interesse dei telespettatori. Miguel Gobbo Diaz, nel ruolo di Malik Soprani, è più sciolto rispetto alla prima stagione. Ma resta in secondo piano nonostante sia il coprotagonista.
E’ la cronaca a predominare, spesso, sui personaggi, relegandoli ai margini. Un esempio di scarsa credibilità è rappresentato da Nicole Grimaudo, new entry, nel ruolo di Marta Moselli, madre del poliziotto Paolo, ucciso a soli 22 anni nella prima puntata. E’ questo il caso che si protrae dalla prima all’ultima puntata.
La minima differenza di età la rende poco verosimile nella rappresentazione della tragedia di cui è protagonista. Anche Angela Finocchiaro, almeno nella prima puntata, appare più limitata nel proprio personaggio.
La serie è fruibile su RaiPlay.
La pecca principale è la trama scontatissima. La storia del cuore da trapiantare rubato l’ho vista identica o quasi in altre produzioni, un po’ di originalità non guasterebbe.
E anche il susseguirsi degli avvenimenti spesso sa di deja vu. Peccato, poteva essere una serie piacevole.