E’ andata in onda su Rai 2 Mare fuori la serie tv di cui vi proponiamo la recensione. La fiction, in sei puntate, racconta le storie di un gruppo di ragazzi detenuti in un penitenziario minorile per i crimini commessi.
Mare fuori recensione della serie tv
Con Mare fuori è tornata in tv Carolina Crescentini nel ruolo della responsabile della struttura carceraria. Un personaggio che sembra non aver compreso a fondo la maniera giusta di comunicare con ragazzi dal passato difficile. La figura femminile si inserisce in un contesto complicato dalla delinquenza giovanile, rappresentata da una esplosione di violenza, sempre in primo piano.
L’ipotetico messaggio positivo, che la seconda rete avrebbe voluto lanciare, si infrange contro un contesto che, troppo spesso, evoca le atmosfere di Gomorra. Anche il linguaggio utilizzato è prepotentemente volgare. E spesso rappresenta un deterrente per il telespettatore che si sente proiettato in un universo dove la brutalità e l’aggressione sono i principali protagonisti.
Le dinamiche all’interno del penitenziario sono le medesime per i ragazzi e le ragazze. E la brutalità è messa in primo piano nelle varie sfaccettature. Un esempio è la scena dello stupro all’inizio del primo episodio dal titolo Vite spezzate. Ed il conseguente omicidio dell’aggressore da parte del fidanzato della vittima, Uno sgozzamento del quale non ci sono stati risparmiati i particolari. Il sangue è un altro protagonista delle vicende raccontate. E poi le pistole puntate contro tutti, anche i migliori amici per affermare la propria deviata personalità.
Le autorità carcerarie sembrano poter incidere poco sui giovani detenuti. In un tale contesto, almeno dai due episodi andati in onda, appare impossibile ritrovare la strada della correttezza e del pentimento. Inoltre sembra quasi inesistente il conflitto tra il bene ed il male, perché il male predomina incontrastato.
La recitazione del cast e gli altri aspetti del male
I giovani attori hanno dato una prova convincente di recitazione. Ma la coralità necessaria con i personaggi adulti non esiste. Sono due mondi differenti che, solo alla fine potranno forse incontrarsi.
Fanno da comprimari la dipendenza dalla droga e i giochi pericolosi che spingono i giovani a fotografarsi per postare le immagini sui social e raccattare followers. E’ quanto accade con la morte del giovane costretto a farsi riprendere in bilico in cima ad una torre. Finisce in tragedia. Non è questa la maniera per incidere positivamente sull’universo giovanile.
Se qualcuno ritiene che Mare fuori possa comunicare una speranza di redenzione, è costretto a ricredersi. Si notano solo le lotte tra le varie fazioni delinquenziali, le ripicche, l’affermazione della propria potenza e prepotenza. In carcere e fuori.
Vi si aggiunga un dialetto napoletano stretto e incomprensibile che costringe a leggere i sottotitoli, deviando l’attenzione di chi segue la vicenda.
Ed infine le musiche che accrescono il senso della tragedia e della inutilità di ogni correttivo. Fanno sprofondare in una sensazione di ineluttabilità. Come in Gomorra, sembra tutto scritto. E difficile da cambiare.
condivido in pieno. Ho interrotto a metà la visione…
Sono perfettamente d’accordo con la recensione e in più aggiungo che da napoletana e figlia del sud mi sono stufata che le fiction che parlano di Napoli o di altre città del Sud in generale debbano avere come filo conduttore la violenza, il linguaggio scurrile, la delinquenza e tutti i classici stereotipi negativi che nell’immaginario comune esistono a Napoli e nel meridione. Vorrei invitare noi meridionali a boicottare queste fiction perché lasciano un’idea del tutto distorta e unilaterale di ciò che siamo come popolazione avallando dei preconcetti sia in coloro che vivono lontano dalle nostre realtà e che sviluppano un senso di distacco e superiorità nei nostri confronti e sia in noi meridionali che accettiamo di riconoscerci e farci ingabbiare in questi preconcetti che inducono in noi sentimenti di sudditanza e di inferiorità.
La fiction per me evidenzia il degrado del sistema carcerario, in particolare quello di Napoli, così come quello delle città del meridione e dell’Italia centrale, assenza dello stato e mancanza di repressione e mette in risalto la corruzione che avviene all’interno di queste.
La fiction è un fallimento, ho interrotto la visione, immagino i commenti dei settentrionali.
La Rai dovrebbe evitare di insistere su questi temi, non esiste assolutamente recupero per questo tipo di gioventù malavitosa napoletana.
È una bellissima fiction,interpretata molto bene.Attori fantastici,musica appropriata.
Maddai, una fiction ambientata a Napoli, in un carcere minorile, in cui i protagonisti utilizzano un linguaggio non solo volgare e scurrile, ma perfino in Dialetto! Che vergogna…