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Gli orologi del diavolo è la serie in onda su Rai 1 di cui vi proponiamo la recensione. La storia raccontata, ispirata ad una vicenda realmente accaduta , è interpretata da Beppe Fiorello. Il personaggio, Marco, è un meccanico che si trova, improvvisamente invischiato in un traffico internazionale di droga come infiltrato sotto copertura.
Gli orologi del diavolo recensione della serie con Beppe Fiorello
Beppe Fiorello, protagonista assoluto, è al centro di ogni dinamica raccontata. Non c’è inquadratura in cui non sia presente. Non esiste filone alternativo nel quale non abbia un ruolo fondamentale. Come in tutte le fiction da lui interpretate, ogni pur minimo dettaglio della sceneggiatura lo contiene e ne amplifica la potenza scenica.Una sorte di Re Sole della serialità italiana che tutto accentra intorno a sè.
Il personaggio è delineato nei minimi particolari. Volutamente minimalista, viso scavato, barba lunga bianca quasi da santone, abbigliamento ultra casual, sempre compenetrato in sé stesso, Fiorello lascia poco alla credibilità di una recitazione spontanea. Abbiamo avuto la netta sensazione che ogni suo atteggiamento, persino un batter di ciglia, fosse il frutto di un lavoro studiato accuratamente a tavolino.
Perché lui deve comunicare sempre un messaggio positivo, da eroe, da buono senza macchia e senza paura. Deciso a mettere a repentaglio vita e famiglia, pur di consegnare alla giustizia i componenti di una banda di traffico internazionale di stupefacenti. Un lungo viaggio nella bontà per fiction, iniziato con l’interpretazione di Salvo D’Acquisto e continuata fino ad oggi. Ovviamente destinato a continuare nel tempo.
Certo la vicenda vera di Giovanni Franciosi a cui la serie è ispirata, ha avuto dinamiche simili, ma il protagonista è stato costruito ad uso dell’attore. Persino la voce narrante gli appartiene. E le musiche servono alla drammaturgia della storia senza mai entrare di prepotenza nella storia, ma sobrie e discrete, quasi timorose di dare fastidio. Avviene di rado nella serialità. A proposito di musiche. La prima puntata esalta anche le doti canore di Fiorello. Lo ascoltiamo mente canta Vasco.
Analisi della storia raccontata e ambientazione
Fiorello junior ha avuto, però, un pericoloso rivale, in grado di deviare l’attenzione del pubblico. Sono gli esterni che fanno da cornice alla storia. Da Genova alla Sicilia, dalla Spagna all’Argentina, il mare viene fotografato e vissuto da vicino, da lontano, dall’alto e dal basso. Perché è sul mare, o meglio sui gommoni che “Marcolino” agisce. Qui si svolge l’infiltrazione, la rovina e poi la salvezza in extremis del protagonista. Splendidi paesaggi servono a sottolineare ancor più il dramma in cui cade Marco per rendere un servigio allo Stato. Uno Stato che non esita poi ad abbandonarlo lentamente e inesorabilmente. Dovrà salvarsi lui, nell’ultimo, drammatico fai da te. Che ci sia un messaggio subliminale? Che Marco rispecchi la delusione degli italiani nelle istituzioni soprattutto in tale periodo?
La storia ha atmosfere drammatiche ma soprattutto di azione. Si nota la preparazione del protagonista nel manovrare con disinvoltura gommoni, motoscafi, moto d’acqua. Un lavoro del quale gli rendiamo atto. Ma non basta.
Analisi dei personaggi
Nicole Grimaudo interpreta Flavia, la moglie di Marco. Una presenza svilita dalla forte predominanza del protagonista. Migliore l’interpretazione di Gea Dall’Orto nel ruolo della figlia della coppia, Joy Merani, adolescente con tutti i problemi della sua età. Il padre cerca di comprenderla e lei gli è sinceramente affezionata.
Nella prima fase compare il personaggio di Polverone. Uno dei pochi ben delineati al quale si deve quel minimo apporto di leggerezza contenuto nella serie. Ad interpretarlo un esponente antico della comicità canora: Armando De Razza che i telespettatori ricordano in brani del tipo Esperanza D’Escobar. E viste le tematiche affrontate, la sua presenza sembra del tutto appropriata.
Insomma il battesimo di Fiorello con la lunga serialità, per ora, non è riuscito.