Rai 2 sta trasmettendo la serie L’Alligatore di cui vi proponiamo la recensione. Il racconto televisivo è ispirato ai libri di Massimo Carlotto. Ed è incentrato su un ex carcerato che ha trascorso sette anni in galera da innocente. Nel ruolo del protagonista, soprannominato L’Alligatore, c’è Matteo Martari.
L’Alligatore recensione della serie tv
La serie ha atmosfere noir e caratteristiche narrative che la inquadrano in una provincia italiana, solo apparentemente tranquilla. Ma in grado di risvegliarsi all’improvviso e di mostrare la propria carica esplosiva in molti settori.
La sceneggiatura, inizialmente procede per flash back per ricordare al telespettatore come il protagonista è finito in carcere. Per non aver voluto svelare il nome di una persona che era con lui. La potenza del racconto cerca di estrinsecarsi attraverso atmosfere buie, quasi Marco Buratti fosse inserito in un grosso budello nel quale si muove a volta a fatica, a volte tranquillamente.
Che la storia non sia facile da raccontare è chiaro fin dalle prime inquadrature. Tutte richiamano al classico noir della provincia italiana del Nord. Ad avere spessore luminoso sono le immagini dei paesaggi della zona circostante Padova, dove la serie è stata girata.Gli esterni, ripresi da un’ottima fotografia, conferiscono colore e luminosità a tutta la vicenda raccontata, altrimenti racchiusa in una sorta di gabbia oscura.
Ma tutto è voluto, studiato a tavolino per rendere le atmosfere dei romanzi di Carlotto che, per L’Alligatore, si è ispirato ad episodi della sua stessa vita. Il tutto, però, rimaneggiato da una sceneggiatura che non segue, nei contenuti, quanto, invece, è scritto nei romanzi.
Analisi dei personaggi
Matteo Martari è l’uomo giusto sul set giusto. La sua interpretazione di Marco Buratti è credibile anche se, a volte, calcata, forse anche caricaturale negli atteggiamenti e nelle inflessioni della voce. E nell’abbigliamento. Anche la sua espressività rende il personaggio e lo presenta al telespettatore come un uomo che a volte si scopre, a volte si ritrae. Vive insomma fuori e dentro l’acqua, proprio come un alligatore.E non esita ad abbandonarsi ai piaceri della vita.
In alcuni tratti evoca altri personaggi della serialità televisiva, soprattutto americana. Ma rende quanto si erano prefissi gli sceneggiatori e lo stesso Carlotto che è stato supervisore della scrittura.
Gli altri co- protagonisti fanno quanto possono, compresa Valeria Solarino che spesso ostenta atteggiamenti troppo drammatici. A non essere assicurata è la coralità della recitazione. Perchè, nonostante tutto, il protagonista è sempre lui, in primo piano anche quando non è in scena: L’Alligatore con tutto il suo carico di brutalità del passato e, forse, di apertura verso il futuro. Un’apertura differente da quella che la serialità televisiva ha proposto finora.
Buonasera , ammiratore dei romanzi di carlotto , avrei rappresentato max , con Battiston, emir kusturica con il contrabbandiere , ma non riesco ad identificare chi avrebbe potuto impersonificare l’alligatore
Non ancora convinto della riuscita della serie tv, forse troppo innamorato dei romanzi.
Saluti
Anche io non ritrovo gli amatissimi romanzi di Carlotto nella trasposizione televisiva. Non riconosco i personaggi che avevo elaborato con la mia fantasia leggendo.