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Vi proponiamo la recensione del film tv Natale in casa Cupiello, previsto su Rai 1 in prima serata. E da noi vista in anteprima. Protagonista Sergio Castellitto. Un mastodontico battage pubblicitario su tutti i media, ha preceduto la messa in onda del Tv movie ispirato all’omonima opera teatrale di Eduardo De Filippo. La conseguenza è l’aver alimentato grandi aspettative soprattutto per l’interpretazione di Castellitto nel ruolo del protagonista Luca Cupiello.
Natale in casa Cupiello la recensione
Inevitabilmente sorge il paragone tra il protagonista storico Eduardo De Filippo e la nuova versione adattata a film tv dal giovane regista Edoardo De Angelis. Lo stesso Castellitto ha ribadito più volte che, per ovvie ragioni, non ha cercato di imitare il grande drammaturgo napoletano. Avendo coscienza dei propri limiti, rispetto alle eccezionali doti interpretative di Eduardo che, con il trascorrere degli anni, sono diventate un cult popolare. Nel contempo ha ribadito, con una punta di orgoglio, di aver realizzato un buon lavoro dando un guizzo di originalità alla sua recitazione.
Ma, nonostante, la indubbia capacità e l’esperienza di Castellitto, si è notato in qualche passaggio, una sorta di nervosismo particolarmente accentuato nei rapporti con gli altri membri della famiglia. Per certi aspetti questi atteggiamenti, pur nella loro episodicità, confliggono con la grande l’ingenuità e la pacata innocenza con cui Eduardo ha costruito il suo personaggio.
Non concordiamo con lo stesso Castellitto che paragona Luca Cupiello al principe Myškin, de L’Idiota di Fëdor Dostoevskij.
A caratterizzare Luca Cupiello è l’ingenuità, il restare bambino che, in termini letterari, potrebbe piuttosto ricordare il fanciullino del Pascoli.
Per quanto riguarda la lingua, pur non essendo di origini napoletane, l’attore è riuscito a rendere, in maniera credibile, il suo linguaggio. Agevolato, in questo compito dalla stessa operazione eduardiana che ha reso comprensibile la lingua napoletana, mitigandone, nel testo, gli accenti tipicamente vernacolari. E l’ha fatta diventare una sorta di lingua nazional popolare, intesa nel senso gramsciano del termine.
L’impresa era mastodontica. Ma Castellitto ha raggiunto nel complesso, buoni risultati.
Analisi dei personaggi
Tra i personaggi spicca Marina Confalonieri nel ruolo principale di Concetta, la moglie di Luca. Ottima la sua interpretazione, credibile la recitazione. Basti pensare che in quel ruolo si sono impegnate grandi artiste della tradizione spettacolare napoletana, iniziando da Titina De Filippo, sorella di Eduardo, fino a Pupella Maggio. Indubbiamente la Confalorieri “giocava in casa” perchè allo stato attuale è quanto di meglio possa offrire la scuola napoletana di oggi.
La perfetta padronanza della lingua, la misura, l’equilibrio e le sfumature, hanno reso la sua interpretazione molto convincente.
Accettabile la recitazione di Adriano Pantaleo nel ruolo di Tommasino detto Nennillo. Anche lui si confrontava con grandi interpreti del passato, da Pietro De Vico allo stesso Luca De Filippo figlio di Eduardo. Qualche perplessità nel rapporto dialettico con il padre, privo di certe valenze umoristiche nell’insistente rispondere sfrontatamente e spudoratamente: “O presepio nun me piace”.
Importante anche il ruolo di Ninuccia, la figlia di Luca e causa scatenante della tragedia che sconvolge la vita del protagonista. In passato il ruolo era stato di Lina Sastri. Per lei una semplice sufficienza. Medesimo giudizio per Pasqualino, fratello di Luca. Questo personaggio avrebbe meritato maggior rilievo come presenza e capacità interpretativa.
Nicolino, il marito di Emma e Vittorio, giovane amante della donna, sono stati abbastanza credibili. Anche se Nicolino è forse un po’ troppo maturo rispetto a come intendeva rappresentarlo, invece, Eduardo.
Regia e esterni
La regia di Edoardo De Angelis ha seguito con attenzione i personaggi nella loro coralità. Ma l’adattamento a film tv è apparso abbastanza debole rispetto ad un vero prodotto televisivo. A conferma gli esterni che sono stati troppo modesti e di scarso rilievo.
L’ambientazione nel 1950 andava sviluppata meglio con maggiore attenzione proprio agli esterni perchè alcune scene sembravano solo aggiunte forzose, non perfettamente organiche al contesto.