Rai 1 trasmette Il Commissario Montalbano – Il metodo Catalanotti di cui vi proponiamo la recensione in anteprima. Il Tv movie è l’ultimo della serie inaugurata nel 1999 su Rai 2 e successivamente passata sulla rete leader. Per ora non c’è alcuna certezza di una continuazione immediata anche se, il seguito delle indagini del poliziotto di Vigata è indispensabile, visto il finale aperto proposto per quanto riguarda le vicende personali del protagonista.
Il metodo Catalanotti – recensione
Il metodo Catalanotti è profondamente differente dalle passate pellicole. E’ diverso per quanta riguarda i contenuti e la crisi del rapporto sentimentale tra il poliziotto e la fidanzata di sempre Livia. E si allontana ancora di più dagli ultimi Tv movie affidati alla regia di Luca Zingaretti alla morte del regista storico Alberto Sironi. Il metodo Catalanotti segna un insanabile spartiacque tra il passato e il presente perché sono drasticamente cambiate le atmosfere in cui si muove il protagonista Luca Zingaretti.
E’ mutato il mood. E sono assenti la freschezza letteraria, l’afflato tra commedia e dramma che ha sempre caratterizzato i film tv sul commissario di Vigata. Si è insinuata, lentamente ma inesorabilmente, nella trama e nel racconto, una lentezza allarmante che spezza il ritmo degli eventi, li ferma, li blocca, li avvolge in una monotonia che non riesce ad essere superata neppure dalla suspense del fatto di sangue raccontato. Dall’ammazzatina, insomma, per utilizzare la terminologia di Andrea Camilleri a cui si deve il personaggio di Salvo Montalbano.
E sorniona e inaspettata si fa strada anche la lungaggine per alcune scene, Una sorta di noia avvolge tutta la vicenda come una nebbia spessa e inestricabile. Il telespettatore inizia anche ad avvertire la cosiddetta ansia da conclusione della storia. In questa lentezza strutturale, sfumano i contorni della caratteristica Vigata fatta di luce, di colori abbaglianti, del mare che la ricopre come un velo trasparente. Nulla è più come prima. La regia non riesce ad evocare il glorioso passato, le strade solitarie ma bruciate dal caldo sole estivo che si stagliano sullo sfondo della storia.
Altre considerazioni
Anche i contorni del caso raccontato assumono riflessi irreali, spesso anche poco comprensibili in un alternarsi di chiari e di scuri che riescono a far luce sul colpevole solo alla fine. Camilleri, però, ha riservato, in questa occasione, un ulteriore colpo di scena. Perché il colpevole faticosamente cercato dall’inizio alla fine, alla conclusione non si rivela tale.
Siamo in un gioco che avrebbe potuto essere ancora più intricato. Ed infatti lo è se si considerano le vicende personali di Montalbano, dalla personalità stravolta rispetto all’eterno partner di un’eterna Livia immortalata in un contesto remoto, oramai superato dagli eventi.
Zingaretti, insomma, non sembra voler sopravvivere a se stesso. Mantengono il proprio gradimento tutti i personaggi che gli fanno da contorno, dal “femminaro” Mimì Augello, al professionale Fazio che anticipa gli ordini del suo capo. Fino ai protagonisti di puntata.
Ieri sera ho guardato, con malinconia, l’episodio. Malinconia legata alla nostalgia per i “vecchi” episodi. C’era tanto di profondamente diverso, a dispetto del permanere delle ambientazioni e dei personaggi ricorrenti. Alla fine, dicevo a mia moglie, che pure era perplessa, ho avvertito una sorta di vuoto generale, con particolare dispiacere per l’assenza di quel meraviglioso amalgama Camilleriano di dramma, mistero, umana debolezza e ironia. E gli stessi interpreti abituali mi sono sembrati poco convinti, come costretti a una recitazione quasi solitaria, avulsa dalla perfetta sintesi/armonia a cui li aveva guidati la precedente, sapiente, regia. Panta rei, peccato… E così mi sono ritrovato perfettamente nella Sua ammirabile recensione, ovviamente argomentata come solo esperti come Lei sanno fare. Grazie
sono in completo disaccordo… è stata la puntata piò “logica” realizzata in perfetta sintonia con le atmosfere di Camilleri… campi e tempi lunghi assolutamente necessari … recensione incomprensibile