Rai 1 propone il tv movie dal titolo La bambina che non voleva cantare di cui vi proponiamo la recensione. La pellicola per il piccolo schermo racconta l’infanzia e l’adolescenza di Nada Malanima ed è tratta dalla biografia scritta dalla stessa artista dal titolo Il mio cuore umano.
La bambina che non voleva cantare la recensione
La regia di La bambina che non voleva cantare è uno degli aspetti migliori della pellicola. Costanza Quatriglio gestisce i personaggi, soprattutto la protagonista in maniera delicata e continuativa. A lei si deve lo scorrere fluido della sceneggiatura che spesso inciampa in lungaggini con numerosi flash back che riguardano il passato recente di Nada.
E’ una caratteristica della fiction italiana, in particolare di viale Mazzini, evocare il passato partendo dal presente e ritornando al passato attraverso salti temporali. Tutta la trama è incentrata su tale caratteristica. Perchè viene raccontata la vicenda personale e professionale della giovanissima Nada fino al suo arrivo al Festival di Sanremo del 1969 quando interpretò il brano divenuto un cult Ma che freddo fa.
La storia, ispirata alla vera vicenda della Malanima, appare abbastanza spezzettata, con il filo conduttore di un bambina segnata dalla malattia della madre interpretata da Carolina Crescentini. Non è stato semplice rappresentare la depressione da cui è affetta la donna, periodi alti ad altri sempre più bassi che minano il corpo e la psiche della bimba.
Una bimba interpretata molto bene dalla piccola Giulietta Rebeggiani che ha offerto una interpretazione credibile nel dipanarsi dei suoi stati d’animo. Ed ha arricchito la sua interpretazione con segmenti recitativi più leggeri. Insomma la spontaneità infantile è stata ben rappresentata dal punto di vista recitativo.
Analisi degli altri personaggi
Meno intensa e certamente meno riuscita la prova di Tecla Insolia nel ruolo di Nada Malanima adolescente. La giovane, che ha interpretato alla sua maniera tutti i brani dell’artista, dal punto di vista canoro ha dato il meglio. Altrettanto non si può dire per la recitazione. La sua prova d’attrice è apparsa fredda, alquanto distaccata, poco empatica.
Si è notata una sorta di lontananza dal personaggio al quale ha dato il volto. E spesso non è riuscita credibile neppure nel comportamento, algido e distaccato. Eppure è stata considerata la migliore interprete per quel ruolo. Vi si aggiunga anche una certa presunzione professionale che non ha giovato alla coralità della recitazione. Una coralità che pure non è mancata nel cast complessivo, grazie soprattutto alla presenza di una credibile Carolina Crescentini.
Per lei non è stato facile portare in scena la depressione. L’attrice è riuscita a rendere al meglio il personaggio di Viviana, la madre di Nada, una donna che ha condizionato la vita della giovane artista con conseguenze che avrebbero potuto essere peggiori.
Da segnalare la buona prova di Paolo Calabresi nel ruolo del maestro di canto. E di Paola Minaccioni ovvero la suora che ha scoperto la grande capacità canora di Nada bambina all’interno del coro.