Rai 1 ha trasmesso la prima puntata della serie Màkari di cui vi proponiamo la recensione. Tratta dai romanzi di Gaetano Savatteri, Màkari ha come protagonista Saverio Lamanna, uno scrittore ed ex giornalista che, per un errore, viene licenziato da capo ufficio stampa di un noto Sottosegretario. E si trasferisce nella sua Sicilia, in cerca di altri spunti professionali. Ma si trova a diventare suo malgrado un capace detective con un fiuto particolare per le indagini.
Màkari recensione della serie tv con Claudio Gioè
La prima puntata andata in onda ha subito evidenziato il tentativo di coniugare il giallo alla commedia, generi molto cari alla serialità di casa nostra. Pochi, però, i casi in cui l’obiettivo è stato raggiunto in pieno. Màkari si muove tra le sabbie mobili di una situazione che rischia di affossare completamente il racconto. Innanzitutto la sceneggiatura è troppo scontata, procede quasi didascalicamente con la netta suddivisione tra il bene e il male e con l’altrettanto scontato finale in cui è assicurato il riscatto di chi non ha rispettato le regole.
Inoltre nella trama della prima puntata dal titolo I colpevoli sono matti, si sono innestate le classiche atmosfere sentimentali che hanno dominato su tutto, persino sulla trama gialla. Il protagonista Saverio Lamanna, appena sbarcato nella sua Sicilia, incontra Suleima una studentessa che, per mantenersi agli studi, lavora come cameriera in ristorante locale gestito da Marilù. Quest’ultimo personaggio è interpretato da Antonella Attili, la Agnese Amato della soap del day time di Rai 1 Il Paradiso delle Signore. Una particina piccola, pochissime battute. Si poteva sviluppare meglio il personaggio apparso solo all’inizio della puntata.
La love story, sembra nascere quasi forzatamente, come se fosse necessaria, per il prosieguo, la sua presenza. Come se il pubblico italiano non possa concepire un giallo con atmosfere comedy senza l’intrigo sentimentale. Un vizio della nostra serialità televisiva.
A non reggere è stato anche il tentativo di aver concentrato in una sola puntata due racconti di Gaetano Savatteri. Questo accadeva anche con il Commissario Montalbano di cui si sono evocate molte atmosfere. A iniziare dalla terra siciliana, piena di luce e sempre in primo piano. I paesaggi, molto differenti da quelli di Montalbano, hanno la luce e la struggente spettacolarità degli scorci, come elemento comune.
Gli altri personaggi
Claudio Gioè fa del suo meglio, come anche Ester Pantano nel ruolo della studentessa-cameriera. Ma i due personaggi, come il resto del cast, non reggono la coralità della recitazione. Appaiono quasi divisi dagli altri, isolati in una love story alla quale si è dato troppo spazio fino a farla diventare prevaricante nel contesto generale.
Ottimo caratterista si è dimostrato Domenico Centamore che interpreta il personaggio di Piccionello, uno dei pochi ad essere credibile totalmente. Pur essendo sempre sopra le righe, lo ha fatto con convinzione ed ha contribuito a dare un significato alla parte commedia della serie.
Da segnalare alcune lungaggini nella sceneggiatura che avrebbero potuto essere evitate.
Infine: per i motivi spiegati siamo lontani dal considerare Màkari il nuovo Commissario Montalbano.
Sottoscrivo in pieno la recensione negativa sulla fiction e si potrebbe aggiungere qualche altro aspetto “negativo” sia della regia che della sceneggiatura. Anche la cura dei dialoghi, i tempi e le linee di conduzione del racconto lasciano a desiderare.
Mi sorprende che questa fiction sia stata deliberata da RAI 1 per andare in onda, visto queste notevoli carenze.
Mi dispiace per Claudio Gioè che non si merita certo questa figura, essendo anche il protagonista, dopo averlo ammirato nella bellissima miniserie “La mafia uccide solo d’estate” (che tra l’altro è stata bocciata dalla RAI per eventuali nuovi episodi, francamente inspiegabile).