La sensazione immediata, fin dalle prime immagini, è di assistere non ad un racconto biblico, ma ad un western americano nel quale da un momento all’altro, si aspetta il fatidico grido “Arrivano i nostri”. La scenografia, infatti, è troppo americanizzata e fuori dalle tradizioni del kolossal religioso. La ricostruzione degli ambienti appare approssimata e grossolana, il ricorso al polistirolo è talmente evidente da non ingannare neppure un bambino. Queste sono le conseguenze che derivano da una coproduzione televisiva con gli USA che, evidentemente, hanno preteso di rimaneggiare la sceneggiatura originale di grande qualità (scritta da Francesco Scardamaglia quattro anni fa) e di riadattare la storia ai loro gusti cinematografici. Il fantasma dei grandi kolossal cinematografici tipo Maciste, Ursus, alita dappertutto. E alla fine il confronto risulta impietoso.
Billy Zane è perfettamente calato nelle atmosfere da western biblico, capelli al vento quando cavalca il veloce destriero, sembra un cow boy che sta per entrare nel saloon dove trovare la pupa del pistolero. Eh, già se ci fossero, infatti, le pistole, l’effetto sarebbe totale. Una delle scene ricorrenti è proprio quella dei cavalli al galoppo attraverso un paesaggio che sembra quello delle montagne rocciose. Anche Ester, la giovane donna seguace di Cristo, interpretata da Cristiana Capotondi, evoca atmosfere americaneggianti. La Capotondi, però, riesce a calarsi con una certa veridicità e credibilità nel suo personaggio. Ed è anche in grado di saper morire con discreta dignità scenica.
Altrettanto non si può dire per Anna Valle che interpreta Claudia, la moglie di Ponzio Pilato. Allla bellezza, l’ex Miss Italia riciclatasi come attrice, non fa purtroppo corrispondere la necessaria credibilità artistica. Claudia appare un personaggio femminile statico, immobilizzato in una recitazione senza nessun afflato emozionale. Insomma non riesce a comunicare sentimenti validi dal punto di vista drammaturgico.
Tutta la vicenda è ispirata all’opera letteraria del Premio Nobel svedese Par Lagerkvist. Lo scrittore immagina l’esistenza del ladrone Barabba, dopo essere stato salvato dal popolo di Gerusalemme che, invece, sacrificò Gesù Cristo alla crocifissione. La trasposizione per il piccolo schermo. però, è divenuta una storia dalle atmosfere molto diverse da quelle tradizionali, grazie anche alle musiche lontane da quelle che di solito fanno da sottofondo a racconti religiosi.