E’ accaduto che ci siamo resi conto di una nuova realtà: raccontare una storia in tv non significa, necessariamente, ricorrere a trame frivole e sentimentalmente banali aventi come palcoscenico ambientazioni costose oppure esterni altrettanto dispendiosi. Per cinque settimane Sky Cinema 1HD e Sky Cinema Hits HD hanno introdotto, discretamente, il telespettatore in un ambiente semplice e scarno, arredato con pochissimi elementi. Per la prima volta al centro della storia c’è stato il linguaggio, la riflessione, l’introspezione psicologica. E in questo contesto lentamente, son venuti fuori i personaggi principali, i pazienti del dottor Mari ognuno dei quali racchiude in sè uno spaccato delle problematiche della nostra società globalizzata. Lo stesso Mari-Castellitto non è al di sopra delle parti, come uno psicologo dovrebbe essere, ma resta coinvolto in un meccanismo perverso che lo spinge a cercare lui stesso aiuto psicologico.
Il percorso di comprensione da parte del telespettatore è stato lungo. In treatment, infatti, è partito in sordina, senza far rumore, sviscerando inquadratura dopo inquadratura, l’innovazione che si portava dentro. Nell’ultima puntata della serie diretta da Saverio Costanzo, Sergio Castellitto darrà una risposta, o almeno cercherà di darla, alle angosce che affilggono i suoi pazienti interpretati da Kasia Smutniak, Barbora Bobulova, Guido Caprino, Adriano Giannini, Irene Casagrande, Licia Maglietta, Valeria Golino e Valeria Bruni Tedeschi.
Le telecamere entreranno, per l’ultima volta, nell’animo umano di ognuno in una forma di voyeurismo finalmente positivo. E, bisogna dirlo, ciascun attore esce valorizzato da questa prova di recitazione. Persino Sergio Castellitto che, recentemente, non aveva dato prove convincenti della sua professionalità, appare estremamente credibile e calato nel ruolo. Anzi, il suo dottor Mari è la rappresentazione della società odierna che non riesce a risolvere in maniera determinante i problemi perchè è essa stessa piena di problematiche che ne minano la credibilità.Così in quella stanza scarna ma piena di voci umane, si manifestano due sensazioni: l’apparente inadeguatezza della psicanalisi a risolvere i problemi dell’animo nell’attuale società e lo “straniamento” degli esseri umani che non riconoscono se stessi, perchè forse non si sono mai conosciuti.Ma non tutto è perduto.
Un tema delicato, difficile, pericoloso, al quale pochi, in passato si sono avvicinati ma che sarebbe piaciuto a Freud. Sky ha forse realizzato la miglior versione di In treatment, serie di culto americana firmata HBO, premiata con due Emmy e un Golden Globe e apprezzata dalla critica. Sia il progetto italiano che la versione americana si ispirano al format israeliano Be Tipul, ideato dal regista e sceneggiatore Hagai Levi, che ha definito la realizzazione italiana “il miglior adattamento al format originale”.
La serie, resa disponibile tutte le settimane in anteprima su Sky On Demand, è stata vista in media da 200 mila spettatori medi ad episodio.Un buon risultato, considerata la delicatezza delle tematiche