Ci sono state, però, altre fasi dello show che hanno dimostrato una debolezza strutturale significativa, dovuta, certamente, alla fretta con cui le quattro puntate sono state costruite e realizzate. Rai1 con l’ex direttore Andrea Fabiano, ha iniziato a gettarne le fondamenta solo a luglio inoltrato. Nonostante i tempi limitati, l’ambientazione era da grande spettacolo del sabato sera con atmosfere che rimandavano, inevitabilmente, a due altri programmi di Rai 1: Tale e quale show e I migliori anni, con un visibile e chiaro richiamo anche alla kermesse sanremese evocata, tra l’altro, dalla scala al centro del palcoscenico e dalla presenza dell’orchestra.
Promossa Serena Rossi che si è messa alla prova senza risparmiarsi ed è riuscita a convincere anche come cantante.
Lo show, la cui prima puntata era dedicata al genere musicale pop, avrebbe dovuto gestire meglio i personaggi intervenuti. Assolutamente da bocciare i momenti con Raoul Bova e Riccardo Rossi. Poco convincenti gli interventi di Ernesto Assante che, nel ruolo di critico musicale, ha ulteriormente spezzato la già mediocre continuità logistica del programma.
Alla prima puntata di Celebration mancava la confezione: tante fasi disgiunte avrebbero potuto avere un ben differente significato se inserite, con criterio, in un unico contesto. Certo, la musica pop doveva essere il collante. Ma c’era bisogno di un differente coordinamento spettacolare.
Inoltre l’inizio è stato abbastanza lento con Fabrizio Moro. Sarebbe stato meglio un ingresso dei due conduttori sulle note di un medley di brani del pop italiano. Un momento che pure c’è stato, ma relegato oltre la prima parte dello show. Ed è stato uno dei migliori di tutta la puntata.
Da evitare le “sedute psicanalitiche” di Neri Marcorè. Quella con Francesco Gabbani ha rallentato il ritmo e non ha mostrato di essere funzionale per l’economia dello show.
L’aver intasato la puntata di ospiti ha dimostrato il timore della rete di tener testa alla concorrenza di Canale 5 rappresentata da Tu si que vales. Errore che era stato accuratamente evitato, invece, nelle serate musicali dello scorso anno affidate a Massimo Giletti. Un esempio: i due appuntamenti con “Viva Mogol” dedicati al grande artista, evidenziarono, fin dalle prime immagini, come si costruisce un programma bello e con un’anima spettacolare.