E’ accaduto nella spiegazione del sesto comandamento “Non commettere adulterio”. Il Premio Oscar fa subito notare come per lunghissimo tempo la Chiesa abbia fatto credere che il precetto volesse significare “Non commettere atti impuri”.
{module Google richiamo interno}Le stoccate sono state molteplici e hanno richiamato quello spirito guerriero, polemico e pugnace che ne ha contraddistinto la sua satira per molti decenni. Benigni ha voluto far chiaramente capire che il suo atteggiamento nei confronti della Chiesa è differente da quello da lui riservato a Dio al quale è andata tutta la sua “venerazione” per aver regalato a Mosè leggi eterne ancora oggi estremamente valide. Bersaglia con i suoi strali ancora la Chiesa colpevole di aver sempre identificato il sesso con il peccato. E si rivela, in quest’ottica, più laico, meno “predicatore”, ma sempre molto incisivo e credibile.
L’anima satirica e graffiante, la vis comica polemica ma costruttiva si è rivelata anche nella spiegazione del settimo comandamento: “Non rubare”. Benigni sottolinea, con ironia, che è stato pensato appositamente per noi italiani. Un comandamento ad personam, sul quale realizza un excursus attraverso i secoli che va dalle antiche semplici ruberie, al problema della schiavitù fino ad arrivare alle moderne forme di furto quali l’eccessiva tassazione e la mancanza di lavoro che “ruba” l’esistenza ai giovani. L’accusa contro la politica è chiara. Probabilmente ci si aspettavano toni ancor più duri, ma l’attore ha sottolineato con chiarezza quanto l’interpretazione del comandamento abbia riscontri nella vita di oggi. E in questo, si è riagganciato al proposito iniziale: testimoniare la modernità dei precetti.
Ancora due ore senza interruzioni pubblicitarie in un contesto divulgativo che ha portato, per la prima volta, e per due serate consecutive, Rai1 ad occuparsi di tematiche biblico- religiose. Gli ascolti elevati della prima serata, dimostrano quanto il pubblico abbia bisogno di ritrovare valori e speranza nel futuro. Ma dimostrano anche che la chiassosa spettacolarità televisiva, i toni gridati, la polemica urlata hanno stancato. I telespettatori hanno bisogno di ritrovare la pace televisiva e la speranza che il piccolo schermo possa tornare a rivestire quella missione di intrattenimento educativo che ne ha contraddistinto i primi anni.