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Ma gli sceneggiatori non sono stati in grado di ricreare interamente le atmosfere dell’epoca e di presentare agli spettatori, fiaccati dalle innumerevoli repliche estive, un personaggio del tutto credibile. Innanzitutto Sergio Assisi cerca di sforzarsi quanto più gli è possibile, come uno studente che non riesce a capire bene la materia studiata ma si impegna e sta ad un passo dalla sufficienza che gli consente di essere promosso. La napoletanità del suo commissario è troppo caricaturale. E questo è un altro errore della sceneggiatura. Il dialetto partenopeo appare troppo accentuato nel tentativo di aggiungere credibilità al personaggio.
Assisi è ancora legato a Umberto Galiano, uno dei due fratelli protagonisti di Capri. Rai1, mandando in onda le repliche della serie, ha come usurato l’attore, imprigionandolo in una napoletanità stereotipata da soap opera. Se il fine era di fidelizzare la platea televisiva a Sergio Assisi, in attesa di vederlo nelle vesti de Il commissario Nardone, l’obbiettivo non è stato raggiunto.
La ricostruzione dell’epoca storica, inoltre, è solo approssimata, non raggiunge la sufficienza. Come al solito per economizzare, le riprese sono realizzate con la telecamera molto ravvicinata: sicchè gli sfondi vengono penalizzati a favore di immagini ravvicinate e di primi piani. Le poche scene di esterni, come ad esempio la rapina vista nella prima puntata, hanno il marchio di una certa superficialità.
I personaggi di contorno, invece, meritano un discorso a parte: alcuni sono riusciti, come ad esempio i componenti della squadra che lavora con Nardone, altri invece sono sono abbozzati e non hanno nessun appeal sul telespettatore. Risultato: le scene nelle quali il commissario agisce con i suoi uomini sono senza dubbio le migliori.
La serie è stata girata in Bulgaria, per economizzare. Rai1 l’ha tenuta nei cassetti per circa due anni, dando solo adesso il via libera alla messa in onda.