La sorte sembra essersi accanita contro il giovane. Operato di un tumore, che gli ha portato via una gamba, adesso si ritrova con una recidiva ancor più terribile da combattere. E i medici glielo comunicano in una maniera che ci è sembrava alquanto brutale. Gli hanno fatto immediatamente capire, con il loro comportamento e con facce contrite, che questa volta la malattia si era manifestata in modo più aggressivo. Insomma deontologicamente parlando, i due dottori, interpretati da Carlotta Natoli e Andrea Tidona, hanno mostrato poca sensibilità e hanno dato scarse speranze al giovane. In quest’ottica, la sceneggiatura, rispetto alla prima serie, ha amplificato gli elementi più drammatici della vicenda, lasciando solo esili tracce di speranza. Almeno fino ad ora.
{module Google richiamo interno} Una speranza che invece era molto più viva in passato, quando i Braccialetti rossi hanno combattuto la loro battaglia per la vita, pur non vincendola sempre.
Inoltre si sono riproposti, fin dalla prima puntata, i medesimi schemi consolidati nella prima stagione: Rocco, che si era svegliato dal coma nell’ultima puntata, è stato sostituito da Bea, una giovane che arriva in ospedale dopo un incidente stradale provocato dagli amici e scivola analogamente in un profondo stato di incoscienza. Anche il mondo di mezzo è tornato con il piccolo Davide che, morto nel corso di un’operazione al cuore, appare come una sorta di “ghost ” nell’ospedale e si rende visibile solo a Tony. Un espediente abbastanza scontato anche nel mondo fantastico che ha fatto da cornice ai Braccialetti già nella prima edizione quando era Rocco a vivere in una dimensione onirica dalla quale commentava tutto quanto accadeva.
Si respira un’atmosfera ancor più malinconica con l’apparente sfaldamento dei Braccialetti e con l’entrata in scena di nuovi personaggi. Oltre Bea abbiamo conosciuto Nina affetta da un tumore al sangue, dal carattere difficile e solitario. Per l’aggravarsi delle patologie nell’ospedale, almeno per quanto abbiamo visto nella puntata d’esordio, è difficile conservare un pur minimo ottimiismo e guardare con speranza alla guarigione e al futuro.
Da sottolineare, ancora, il personaggio di Tony, il ragazzino napoletano dimesso dall’ospedale alla fine della prima stagione. In questo sequel è stato ulteriormente “caricato” fino ad apparire a volte una sorta di macchietta partenopea che riesce poco credibile.
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