In atmosfere intrise di mistero, la prima puntata presenta subito un cadavere: è quello di una studentessa, Samantha, allieva della protagonista, la professoressa di psicologia Nina Ferrari interpretata da Giulia Michelini. Proveniente da Squadra antimafia, la Michelini è rimasta legata alle indagini. E infatti comincia subito a cercare il possibile assassino della ragazza. Ma la stessa professoressa ha alle spalle un passato pieno di misteri, segreti, situazioni non risolte.
Tornata dopo anni nella sua città d’origine come docente universitaria, immediatamente trascina il telespettatore in un clima di sospetti, intrighi, verità mai confessate. Come nella più classica delle soap opera il passato emerge e assume la faccia più drammatica. Ognuno dei personaggi nasconde un segreto, ognuno appare ambiguo, la verità è celata dietro bugie.
{module Google richiamo interno} Giulia Michelini appare scarsamente credibile sia nel ruolo della docente sia in quello della figlia intenzionata a far luce sul passato della madre che l’aveva abbandonare per poi scomparire misteriosamente. Il suo destino si incrocia con il dramma di Alex ( Claudio Gioè) un uomo rimasto 20 anni in prigione con l’accusa di aver ucciso la fidanzata.
A questo punto c’è da chiedersi: possibile che la fiction made in Italy non riesca più a produrre un’idea che si discosti dai soliti e obsoleti luoghi comuni? Possibile che ogni sceneggiatura sappia solo cavalcare tematiche scontate pretendendo di accreditare le vicende narrate come originali e soprattutto legate all’attualità?
Il Bosco si muove in questa direttiva: vuol essere un thriller ma anche un serial saldamente legato a storie reali, quali i rapporti tra i giovani, i festini che finiscono in maniera drammatica, la vita universitaria.
Vero protagonista dovrebbe essere il bosco, cupo e misterioso, che dà il titolo alla fiction, entità quasi animata intorno alla quale ruotano le vite dei personaggi. Il thriller psicologico è accreditato dalle immagini che, come flash back, appaiono veloci e tragiche nella mente della protagonista. Ma tutto sembra profondamente scontato e prevedibile, addirittura scarsamente credibile.
L’idea è certamente mutuata dalle più accreditate serie americane e soprattutto dai serial scandinavi. Ma la tecnica di costruzione è molto più banale. Il maggior rischio è rappresentato dalla stanchezza che potrebbero mostrare i telespettatori dinanzi agli ennesimi misteri che si trascinano per tutte le puntate e magari rischiano di non essere del tutto risolti per dare spazio ad una seconda stagione.