Cinque persone, chiuse in un faro, hanno chiesto di incontare le persone a cui, in passato, hanno fatto del male. Questo lo schema della trasmissione divulgato nell’immediata vigilia. Ma l’impatto con la realtà è stato drammatico e più violento del previsto. Il trash ha dominato dalla prima all’ultima immagine, le storie raccontate in fascia protetta, dinanzi ad un pubblico anche infantile e non psicologicamente pronto ad assiimilarne i contenuti, si sono rivelate inadatte ad una tv pubblica. E’ venuto meno il rispetto per i telespettatori anche perchè le discussioni, oltre che irrimediabilmente sopra le righe, erano infarcite di termini volgari che i bip non hanno coperto. E dire che era tutto registrato.
Ad uno sguardo neppure tanto attento, ci si rende conto che c’è di tutto nel format di Il giorno dopo: la rissosa volgarità del GF, i continui colpi di una soap opera alla Beautiful o alla Cento vetrine, le continue ripetizioni di scene già viste, proprio come accade in una telenovela per allungare i tempi.
C’è la giovane donna con il marito alcoolista che ogni volta che beve la riempie di botte, la ragazza a cui è stato detto che il padre era morto, mentre invece è vivo e vegeto, aveva solo accettato 100 milioni dalla madre della sua compagna per sparire. C’è il giovane che si è visto stroncare la carriera di giocatore dall’amico geloso che ora lo vuole ripagare con 50mila euro. E c’è la signora sposata il cui marito ha come amante la sua migliore amica.
In un groviglio di situazioni sulla cui veridicità si nutrono molti dubbi, il filo rosso è la sceneggiatura delle vicende scritte con troppa attenzione a scatenare il voyeurismo più sfrenato, da buco della serratura. Anche le atmosfere erano un mix da thriller di seconda mano e da telenovela brasiliana della prima ora. Il pranzo a cui hanno partecipato, alla fine del programma, tutte e ciinque le persone con le rispettive “vittime” era a dir poco imbarazzante. Sembrava uscito dalla parodia di un romanzo giallo di infima categoria dal quale ci si attendeva da un momento all’altro la scoperta del cadavere di turno.
Infine Jane Alexander appariva come una sorta di fantasma del faro, un ectoplasma che parlava lentamente, con fare ispirato. Uno spirito guida che elargiva sentenze su sentenze con la consapevolezza di conoscere ogni piega dell’animo umano. Alla fine, però, qualcosa di bello nel programma c’è stato: il paesaggio. ma non è bastato.
L’auspicio, adesso, è che il direttore di Rai2 Angelo Teodoli mediti attentamente sulla valenza del programma, improponibile per una sola puntata, figuriamoci per la prossima stagione autunnale.