Siamo nel 1993, nei mesi immediatamente successivi agli omicidi di Falcone e Borsellino, Saverio Barone (Francesco Montanari) è un Pubblico Ministero che si trasferisce da Termini Imerese a Palermo. Qui entra nel pool antimafia mettendosi sulle tracce dei più pericolosi mafiosi del tempo.
La prima impressione è un alternarsi di luci ed ombre non solo nei personaggi ma anche nello svolgersi del racconto. Si passa infatti da atmosfere tetre, cupe, a paesaggi pieni di luce. C’è voluta però un’ora prima che si emergesse dal buio e la scena si trasferisse sul lungomare di Palermo dove, in una giornata piena di sole, Saverio Barone riceve l’invito ad entrare nel pool antimafia.
Molti tratti della narrazione sembrano quasi dei quadri dipinti con colori tra l’arancione e le tonalità di seppia che sono specificamente utilizzate nel settore fotografico per ricreare l’effetto di una foto invecchiata. Con tale espediente si son voluti riportare gli avvenimenti narrati nel passato storico.
La sceneggiatura è abbastanza dura, talvolta calcata soprattutto nei dialoghi, la musica sottolinea la drammaticità degli eventi raccontati, salvo poi assumere i caratteri della leggerezza nelle scene meno impegnative.
Francesco Montanari nel suo ruolo è abbastanza credibile come anche molti altri attori perché hanno già girato serie incentrate sulla mafia. La recitazione però, spesso, procede in maniera lenta. Inoltre il telespettatore non riesce a capire il senso delle parole in quanto il dialetto siciliano è molto stretto.
Anche Il Cacciatore ha dovuto sottostare alla ferrea regola di ridurre al minimo gli investimenti economici. Gli esterni infatti sono limitati, la maggior parte del racconto si svolge in ambienti chiusi e l’identificazione dei luoghi è fatta soltanto attraverso fugaci immagini, quasi fotografie.
La ricostruzione degli anni ’90 è apparsa scarna in quanto le scene, come detto, si svolgono prevalentemente “al chiuso”: quasi a simboleggiare l’Italia che negli anni ’90 era chiusa, ingabbiata nella morsa della Cupola i cui agganci andavano ben oltre la Sicilia.Tra gli elementi distintivi dell’epoca, l’utilizzazione di cellulari di grandi dimensioni rispetto agli attuali ed un certo modo di vestire.
La novità della serie è la mancata catalogazione dei personaggi nelle categorie dei buoni e cattivi. C’è il tentativo, nonostante gli efferati omicidi mostrati anche nella prima puntata, di voler far apparire meno oscuro e feroce l’animo dei mafiosi. Ad esempio la moglie di Bagarella soffre perché non riesce ad avere un figlio dal marito.
Alla stessa maniera anche i componenti del pool antimafia mostrano debolezze e limiti. Per la prima volta dunque tra il bene e il male non esiste una linea netta di demarcazione.