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Dopo una serie di imprevisti tecnici che ne hanno dilazionato l’appuntamento con grande disappunto della giornalista, Camilleri ha espresso la propria opinione sull’attuale situazione politica, sulla quale si è soffermato per una parte dell’intervista.
Verso la fine Bianca Berlinguer non rinuncia a far parlare il suo interlocutore sul suo personaggio più noto dal punto di vista letterario e televisivo: il commissario Salvo Montalbano.
Esiste una leggenda metropolitana, che solo stasera è stata sfatata dall’ultranovantenne papà del commissario di Vigata. Secondo tale leggenda, il manoscritto con l’ultimo capitolo della saga di Montalbano, sarebbe rinchiuso in una cassaforte nella casa editrice che pubblica i romanzi di Camilleri.
Lo scrittore invece, ha rivelato che l’ultima avventura del suo commissario è conservata in un semplice cassetto di casa, ed è stata scritta undici anni fa. Lo scrittore si era preoccupato di realizzare la stesura del racconto finale prima di un’eventuale Alzheimer o demenza senile.
Ma qual è allora il destino di Montalbano? Camilleri risponde testualmente: “Il suo destino è già scritto, e non potrà essere cambiato in alcun modo. Il commissario non potrà essere salvato e tornare in scena com’era accaduto con Conan Doyle che dopo l’ultima avventura di Sherlock Holmes, in cui si capiva chiaramente che l’investigatore non poteva salvarsi, era stato costretto a farlo quasi risorgere a furor di popolo”.
Camilleri a questo punto dice chiaramente: “Montalbano non muore e non va in pensione”, lasciando così i telespettatori con la curiosità di capire cosa potrà realmente accadere al poliziotto di Vigata alla fine del suo percorso, sia professionale che televisivo.
Lo scrittore rivela anche che alcuni aspetti del suo commissario sono ispirati alla figura di suo padre. Si riferisce in particolare alla dirittura morale e al senso di responsabilità che il commissario ha sempre dimostrato in tutte le sue indagini.
A tal proposito, ricorda un episodio. Il padre di Camilleri era il direttore di una grande azienda di trasporti siciliana. Un giorno un camion si rovesciò con un’ingente perdita, sia di materiali sia di guadagni. “Mi ritrovai -racconta- ad andare da mio padre a bussare per soldi. Non mi fecero entrare, ma mentre attendevo, dalla sua porta uscì l’autista che si tamponava il naso chiaramente sanguinante. Mi arrabbiai moltissimo e mi rivolsi a mio padre dandogli del fascista.
Lui mi fece sedere e mi raccontò che l’autista, durante quel trasporto, aveva portato con sé una prostituta con la quale si era naturalmente distratto durante al guida. La disattenzione provocò l’uscita di strada del camion, che finì in un burrone, con la conseguente perdita del materiale trasportato. ‘L’autista è un padre di famiglia, continuò mio padre, e se questa faccenda si fosse saputa, la sua credibilità umana e professionale sarebbe stata compromessa per sempre. Io, per salvarlo, ho firmato un falso documento sulle cause dell’incidente, ma non ho potuto fare a meno di dargli un cazzotto‘ ”.