Poche le novità rispetto alla scorsa edizione, ad eccezione di uno studio rinnovato e Alessandra Ghisleri in studio, anziché in collegamento. Per il resto, la trasmissione è ripartita da dove si era interrotta.
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La stagione si è aperta parlando di politica interna, immigrazione e pensioni. E come al solito, il dibattito viene affidato ad esponenti della politica quali Matteo Salvini, una volta tanto collegato da Strasburgo, Mara Carfagna, Elisabetta Gualmini e il Ministro delle politiche agricole Maurizio Martina. Presenti inoltre il direttore del TgLa7 Enrico Mentana, Annalisa Cuzzocrea di Repubblica e Luigi Di Maio. In collegamento inoltre, anche il Cardinale Bagnasco.
Naturalmente, come da consuetudine dei talk italiani, si preferisce dare voce ad una perenne campagna elettorale a discapito dell’informazione nei confronti del pubblico. Le spiegazioni sono affidate ai servizi, ma tra gli ospiti non figura alcun esperto sulle tematiche affrontate, con il risultato che chiunque porta avanti le tesi del proprio partito d’appartenenza. L’intera discussione si riduce così a un botta e risposta che non consente la reale comprensione dell’argomento.
Il blob finale di Federico Mello sul peggio della televisione e della politica è stato spostato in conclusione, laddove fino a pochi mesi fa era prevista la serie Il Candidato.
Enrico Brignano a Ballarò
Per l’occasione dell’appuntamento d’esordio, dopo l’editoriale iniziale di Giannini, la parola è passata a Enrico Brignano. Il comico romano è intervenuto in studio, dove ha inscenato un’invettiva pervasa da enfasi teatrale.
Non si sorprenda però l’ingenuo spettatore della sua presenza: c’è un film in uscita il 17 settembre da promuovere.
Partendo dall’inchiesta Mafia Capitale, Brignano ha descritto la sua città come “morta di crepacuore” perché umiliata dalle buche, dai cantieri eterni, dall’incuria generale. Fingendosi un contemporaneo Marco Antonio si è chiesto retoricamente se Ignazio, che voleva una Roma ambiziosa, forse non conoscesse il passato di Buzzi né sapesse della cooperativa. Ma ha proseguito, “non parlo per smentire Ignazio, ma per dire ciò che già so”, e cioè che “Roma è morta”.
Definendo tutti “uomini d’onore”, Brignano non prende posizione: “non voglio fare torto, vorrei buttarli dal Muro Torto”. Il motivo? Cosicché i romani fermi nel traffico possano esclamare “piove il governo ladro”.
Ricordiamo che la copertina satirica, che nel Ballarò di Floris era prerogativa di Maurizio Crozza, ha subito un arresto lo scorso anno. Se il debutto era stato segnato da un’intervista a Benigni, nelle puntate seguenti il momento comico è stato accantonato: a Benigni sono seguiti un pezzo registrato di Paolo Rossi e, a seguire negli appuntamenti successivi, due monologhi di Giorgio Montanini. Poi la comicità è stata accantonata, salvo tornare sporadicamente.
Stesso accadrà in questa edizione 2015-2016: Brignano insomma, non sta ad indicare un ripristino della copertina, quanto un’inusuale sorpresa.