Qual è l’argomento su cui verte la sesta ed ultima serie?
Tutto quello che si svolge in Downton Abbey 6 ci fa pensare che si tratti della “stagione della risoluzione”. Chiunque da questa sera si prepari a seguire gli ultimi eventi, sappia che è normale che in un racconto televisivo arrivi anche la fine di tutto.
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In che periodo storico si svolge la sesta serie?
Nel 1925. Può sembrare un anno non particolarmente interessante, ma proprio in quel periodo sono stati introdotti alcuni elettrodomestici che avrebbero poi avuto un grande sviluppo a livello internazionale. La serie ha come protagonisti i vecchi personaggi e, naturalmente, gli eventi più significativi ruotano intorno ai protagonisti principali.
Perché avete deciso la fine di Downton Abbey?
Avevamo pensato di concludere già con la quinta stagione, ma man mano che procedevamo con le riprese, ci accorgevamo che molte storie, per avere una conclusione soddisfacente, avevamo bisogno di ulteriore spazio. Per questo la sesta stagione è una prosecuzione della quinta. Io sono convinto che si deve lasciare una festa quando le persone sembrano dispiaciute di vederci andare via, non bisogna aspettare che dimostrino la loro gioia per la nostra partenza.
Downton Abbey rimane una straordinaria avventura, difficilmente ripetibile in tutta la mia vita. Mi dispiace farla finita, ma era necessario.
Guardando alle serie precedenti, quali eventi le sono maggiormente cari?
Le prima serie sono state una grandissima avventura. Abbiamo fatto uno show nel quale credevamo, ma non ci aspettavamo il successo che poi è arrivato. Ne abbiamo avuto la conferma quando la stampa ha cominciato ad interessarsi della nostra storia a livello internazionale.
Questo è stato un momento estremamente emozionante per tutti noi: abbiamo capito di aver realizzato un prodotto che aveva raggiunto un pubblico enormemente vasto.
Inoltre, nella seconda serie, ho amato molto la storia tra Matthew e Mary.
Qual è stata l’evoluzione di Downton Abbey negli anni?
Abbiamo cominciato in un periodo molto complicato, sia per la famiglia che per la servitù Era il 1912, adesso siamo nel 1925, sono trascorsi 13 anni, e il profilo di ciascun personaggio sarà completamente diverso da quello che sembrava potesse essere all’inizio. Soprattutto la servitù, pur essendo estremamente qualificata, ha rischiato di veder vanificato ogni giorno il proprio impegno. Ma siamo riusciti a far assorbire a tutti i personaggi i mutamenti del tempo.
Come avete vissuto i momenti chiave, come ad esempio la morte di alcuni personaggi?
L’unica morte che ci siamo inventati è stata quella di William nella prima guerra mondiale. Ad un certo punto abbiamo capito che avevamo bisogno di far morire qualcuno. In particolare doveva morire un personaggio amato dal pubblico: William era perfetto. Inoltre faccio notare che in un serial le morti avvengono solo quando gli attori decidono di lasciare il set.
Con la servitù invece, il discorso è diverso: i dipendenti possono lasciare il servizio e andare da un’altra famiglia, non hanno quindi bisogno di morire.
Lo stupro di Anna Bates ha suscitato molte polemiche. Lo avevate messo in conto nel corso della scrittura?
Ci sono state molte discussioni tra di noi se includere questa scena, ma questi eventi terribili, purtroppo, accadono davvero nella realtà. E noi non potevamo non documentarlo. Però lo abbiamo affrontato con stile e con delicatezza, e sono stato estremamente orgoglioso che l’attrice Joanne Froggatt ha vinto il Golden Globe per questa interpretazione.