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Attualmente lo vediamo sul piccolo schermi tra i protagonisti della fiction Fuoco Amico – TF 45 (in onda il mercoledì in prima serata su Canale 5), accanto a Raoul Bova e al cinema con il film Wax: We are the X.
Davide, dalla racchetta alla telecamera il passo è stato rapido, quasi il tempo di una stoccata. Quando ha sentito che era giunto il momento di dedicarsi alla recitazione?
Quando ero alle superiori, ogni volta che venivo chiamato alla lavagna per me partiva uno show. I miei compagni erano il mio pubblico e io mi divertivo un mondo… per fortuna prendevo sempre bei voto, 8/9… molto meno negli scritti, lo ammetto, se no sarebbero stati guai. Un giorno la mia insegnante di lettere mi disse: “Paganini, perché non smetti di fare lo show e vai a fare teatro?”. Teatro? E cos’è, dissi tra me e me. Ma nemmeno a farlo apposta, mi sono imbattuto nella locandina di un laboratorio teatrale. Con un po’ di imbarazzo ho appuntato il numero e ho iniziato a fare la “scuola” senza dire niente a nessuno. Quasi me ne vergognassi. Quello è stato il momento in cui ho ricevuto la “chiamata”.
Una chiamata importante per la sua vita, che l’ha messa su una strada ben tracciata.
Una chiamata con scatto alla risposta, oserei dire. Uno scatto alla risposta che continua. Ma in quel momento non l’avevo capito.
In tv la stiamo invece vedendo nella fiction Fuoco Amico – TF 45. Ci racconta del suo personaggio e come è stato entrare in lui?
In Fuoco amico vesto i panni del cecchino Paolo Visentin. Sono riuscito ad entrare nel mio personaggio grazie a bravissimi maestri che mi hanno insegnato a muovermi, a camminare, a sparare da vero militare. D’altra parte io non ho fatto il servizio militare… è stato un lavoro bellissimo, da cui ho imparato davvero tanto. Per sette mesi ho studiato, faticato, sudato con tutta la divisa addosso. Se penso che i soldati stanno davvero nel deserto a 40° tutti bardati…
Qual è il messaggio di questa fiction?
Dietro a Fuoco Amico c’è un messaggio preciso, che emerge di puntata in puntata. Nella fiction è raccontata l’umanità degli uomini che spesso si nasconde sotto le divise. Persone piene di difetti, come tutti, ma con grande senso di responsabilità e coraggio nel mettersi in gioco. Proprio attorno al dualismo tra gli aspetti più rigidi della vita del soldato e i sentimenti schietti, ruota la sceneggiatura.
Come è stato recitare accanto a Raoul Bova?
Una gran bella esperienza. Lui è un grande attore, ma non fa mai sentire la minima differenza tra noi e lui.
Qual è stato il momento più divertente delle riprese?
Andare a sparare, perché dovevo imparare per rendere le azioni credibili. Mai avrei pensato di impugnare un’arma, non fa proprio parte di me.
Quando interpreta un personaggio, ci si immedesima fino in fondo o cerca di avere sempre uno sguardo dal di fuori?
Vivo i miei personaggi in modo molto empirico; parto da me e poi li lascio viaggiare. Dove mi porteranno proprio non lo so. Rimanere fuori dal proprio personaggio ti permette di avere una visione più critica e obiettiva, sotto certi punti di vista, ma alla fine io mi ritrovo a vivere il mio personaggio fino in fondo. Al momento dell’azione entro in quella dinamica stile indiani e cowboy: o sei l’uno o sei l’altro, non puoi stare a metà.
Entrare ogni volta in un personaggio diverso è più faticoso o divertente?
Io mi diverto tantissimo a fare questo mestiere che ti permette di essere fanciullo anche in età adulto. Se non ti diverti, il pubblico se ne accorge inevitabilmente. Una cosa è certa: quando non mi divertirò più smetterò di fare questo lavoro.
C’è un ruolo che non ha mai interpretato e che le piacerebbe sondare?
Mi piacerebbe fare una commedia, un personaggio comico, insomma. Magari con Ben Stiller o Woody Allen… (ride, ndr)… inarrivabili.
Si sta riguardando in questi giorni in tv? Si piace quando si rivede o ha sempre un occhio un po’ critico?
Non mi piaccio mai molto quando mi rivedo; sono sempre ipercritico. Come si dice dalle mie parti, ho lo “spirito delle scale”… della serie “averla fatta meglio”… Anni fa però ero anche peggio: non mi riguardavo davvero mai. Ora invece mi guardo ma non riesco ad accettarmi e mi guardo artisticamente per capire gli errori, i difetti per migliorare. Mi hanno proposto di fare un video che mi rappresentasse, una sorta di “il meglio di me”: insomma, non sono riuscito a farlo perché non c’era nulla che mi soddisfacesse. Ho dovuto chiedere ai miei collaboratori di occuparsene, se no saremmo ancora qui oggi a discuterne.
Oltre a Fuoco Amico, è interprete del film WAX: We are the X.
Opera prima di Lorenzo Corvino, è un road movie generazionale che racconta la storia di tre ragazzi, due italiani e una francese (rappresentanti della generazione “X”, fatta di precari, giovani senza certezze, ma pronti al sacrificio e in cerca di riscatto), inviati in Costa Azzurra per realizzare uno spot in una settimana. In questo film c’è una commistione di generi: un po’ commedia on the road surreale, un po’ thriller, un po’ nouvelle vague 2.0. Dei tre protagonisti io sono quello più cinico e disilluso, ma alla fine il mio personaggio si spezzerà. Vado verso la rottura perché crollano tutte le certezze. Il mio “collega”, invece, fa il percorso opposto: parte dall’ingenuità per arrivare alla maturità.
Paganini in Wax: We are the X
Torniamo alla famosa “chiamata”. Il teatro rimane sempre la sua passione oppure lo ha messo da parte per la cinepresa?
Io nasco a teatro e lo amo immensamente. Diciamo che faccio tv e cinema per mantenermi il teatro. Questa estate sarò in tournée con lo spettacolo “Dunque lei ha conosciuto Tenco”, scritto da Paolo Logli. In questo monologo, di cui curo la regia, si evocano la grande figura di Luigi Tenco e il contesto in cui si muoveva negli anni d’oro della sua attività attraverso i pensieri, le impressioni e i ricordi di un testimone-ferroviere genovese. Nel 2017 riporterò invece in scena lo spettacolo teatrale Steady Rain, scritto dall’autore americano Keith Huff e ispirato a True Detective. Ne ho comprato i diritti. La storia è ambientata nei sobborghi di Chicago. E’ un testo molto drammatico e animalesco. Questi due ruoli, per me, sono divertenti dal punto di vista attoriale. Mi diverto ad interpretarli, mi ci trovo bene dentro. Per me è davvero divertente abitare questi personaggi e vivere queste storie. E poi ho in progetto due lavori indipendenti cinematografici.
Di cosa si tratta?
Un corto di fantascienza per la regia di Luca Franco girato a Genova. Gli interpreti sono tutti genovesi: accanto a me ci sono Giovanni Robbiano, Enzo Paci e Maurizio Lastrico. E poi un lungo indipendente, un thriller-horror.