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Essendo priva di memoria, la donna ritrovata nel borsone a Times Square assume il nome di Jane Doe (Jaimie Alexander), l’appellativo dato a coloro che perdono coscienza della propria identità. Tra i fantasiosi tatuaggi che ricoprono il suo corpo vi è il nome dell’agente dell’FBI Kurt Weller (Sullivan Stapleton). Si scopre che il DNA della donna corrisponde a quello di Taylor Shaw, la vicina di casa di Weller quando erano bambini, che era scomparsa 25 anni prima e creduta morta. Il detective e la sua squadra iniziano ad indagare per decifrare i numerosi tatuaggi per risalire all’identità della donna e risolvere i misteri a lei legati che puntata dopo puntata formano un puzzle di misteri e collegamenti.
La serie è ideata e prodotta da Martin Gero e Greg Berlanti, definito “il Re Mida della nuova Hollywood” dopo i successi di “Arrow”, “The Flash”, “Supergirl”, “Legends of Tomorrow”. A proposito del serial, Berlanti ha chiosato: “Un buon thriller, se davvero buono, è universale”.
Per “Entertainment Weekly” la serie è “il miglior successo dell’anno”. “Blindspot” si è aggiudicata il Critics’ Choice Awards quale “miglior nuova serie” della stagione tv.
Sono circa 200 i tatuaggi sul corpo della protagonista. Per venire “truccata” con i tatuaggi, Jaimie Alexander si è sottoposta fino a 6 ore e mezza di make up al giorno. L’attrice aveva già interpretato una donna senza memoria nella serie “KyleXY”; per interpretare la protagonista ha rinunciato al ruolo di “Wonder Woman” nell’omonimo film al cinema. Durante i ciak, Jaimie ha pilotato realmente un elicottero. In originale i titoli degli episodi sono anagrammi. Il claim originale di lancio della serie è stato: “Piecing together her past. One tattoo at a time”. Le riprese sono avvenute nella Grande Mela. Tra gli sceneggiatori c’è anche un esperto di puzzle del “NewYorkTimes”.
Proprio il “New York Times” ha così commentato l’avvento del serial: “è un’intrigante variazione sul tema dei puzzle, oltre a scavare nelle paure più recenti dei newyorkesi, come avviene nella scena iniziale che ipotizza un atto terroristico in mezzo a Times Square”. Se “Hollywood Reporter” ha strillato “finalmente qualcosa di nuovo da…memorizzare!”, “Variety” ha chiosato: “sebbene sulla carta richiami ‘Memento’ e ‘Bourne Identity’, la nuova serie di Berlanti in pausa super-eroica desta sicuramente impressione”.
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Per gli storici del caso, il termine identificativo “Jane Doe” dato alla smemorata protagonista, è stato inaugurato ai tempi di Edoardo III di Inghilterra (all’epoca venne utilizzato al maschile, “John Doe”, per determinare un ipotetico proprietario terriero). Col tempo l’espressione cominciò ad essere usata per indicare una persona la cui identità è sconosciuta, come ad esempio nel caso del ritrovamento di un cadavere non identificato fino al momento del suo riconoscimento. In Italia è l’equivalente di Ignoto o NN (dal latino nomen nescio). Nomi fittizi usati per riferirsi a persone non specificate sono Mario Rossi, Tizio, Caio e Sempronio e Pinco Pallino.