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Lo abbiamo intervistato. Tognazzi ci ha parlato della figura di Boris Giuliano e di quanto ha rappresentato il suo lavoro e la sua morte nella lotta contro la mafia.
“Tutti ricordano Boris Giuliano come un grandissimo lavoratore ma anche come un uomo affabile, dagli atteggiamenti familiari e dal grande sorriso. Una persona che coinvolgeva gli altri e aveva un dinamismo è un ottimismo davvero fuori dal comune” dice il regista.
E continua:
“Mi ha colpito in particolare il ricordo che hanno i palermitani di questo servitore dello Stato che si rivolgeva agli altri sempre con credibilità. Per queste sue caratteristiche è stato ricompensato da un grandissimo affetto. Non è vero che la figura di Boris Giuliano è stata un po’ dimenticata. Al contrario le sue indagini hanno rappresentato una pietra miliare per la prosecuzione di tutte le grandi inchieste contro Cosa Nostra intraprese dai giudici Falcone e Borsellino“.
Ricky Tognazzi ricorda anche che in quegli anni il reato di mafia e il 41 bis non esistevano. Giuliano aveva intuito che bisoganva comprendere come era fatta la piramide della associazione mafiosa e incastrare tutti i componenti. Solo attraverso il reato di associazione mafiosa si poteva puntare il dito contro gli uomini di Cosa Nostra.
Il poliziotto protagonista della fiction riuscì a mettere le mani sul primo pentito di mafia, Leonardo Vitali. Peccato che successivamente fu manipolato in modo tale da dichiararlo addirittura pazzo e screditarlo. Ma Boris Giuliano ascoltò tutte le testimonianze e si rese conto che Vitali aveva rivelato cose giuste.
Ricky Tognazzi ha detto anche molto di più per presentare il personaggio di Boris Giuliano ai telespettatori di Rai1.
Lasciamo a voi scoprirlo attraverso la nostra intervista.