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Ci parla di Brando, il suo personaggio?
Brando è un personaggio che tocca molti tasti: è un uomo del popolo che lotta con il popolo per il diritto dei lavoratori. Come uomo, è una sorta di “animale selvaggio” che prima manda il cuore avanti, poi viene tutto il resto: è travolto dalla passione nei confronti del personaggio interpretato da Francesca Valtorta, Silvia.
La serie parte da Carrara, poi si sposta in Svizzera. Attraversa il periodo della prima guerra mondiale, toccando varie ambientazioni e varie epoche, soprattutto quel biennio poco raccontato che è quello che precede la prima guerra mondiale. Un biennio importante per quanto riguarda le lotte civili e sociali, di cui Brando è protagonista.
Questo è il suo primo ruolo in costume?
Si, è la prima volta. In passato, nelle interviste precedenti, avevo espresso spesso il desiderio di fare qualcosa in costume, ma non ne avevo mai avuto la possibilità: adesso invece è arrivata, e ne sono molto felice.
Un prodotto impegnativo, la sua prima lunga serialità
Sono 22 prime serate da 80 minuti ciascuna: non mi era mai capitato di cimentarmi in una serie talmente lunga ma di così grande interesse anche per i temi che tocchiamo.
Oltre Sacrificio d’amore, ha qualche altro progetto lavorativo in cantiere?
Ho appena finito la presentazione di uno spettacolo a teatro, a Pisa. Sono con Giorgia Surina, e tra metà gennaio e metà febbrario partiremo in tourneée per l’Italia. Poi altri progetti non ce ne sono: visto che giriamo sei mesi, non se ne possono fare. Ci buttiamo a capofitto su questa esperienza.
L’esperienza televisiva di Rex si è definitivamente conclusa?
Per ora si. Dopo tre anni, penso che Rex sia stato riacquistato dalla Germania. Si tratta di un progetto unico che viene poi venduto in 104 paesi del mondo; non è detto che prima o poi non potrebbe anche ripassare a noi.