Il nome della rosa è stato realizzato con l’approccio, le tecniche e i linguaggi delle serie tv contemporanee, ma – a detta dei protagonisti – garantendo una fedeltà elevata alla trasposizione.
Per la Rai è la seconda, grande produzione internazionale della stagione televisiva in corso, dopo L’Amica Geniale, edè stata già distribuita in decine di paesi del mondo.
Seguiamo insieme la diretta della conferenza stampa.
Il Presidente della Rai, Marcello Foa: “Questo è un grande evento, una co-produzione internazionale che onora la Rai. Un grande momento per il cinema e la cultura italiana. Rappresenta la capacità dell’Italia di presentarsi a livello internazionale”.
L’Amministratore Delegato della Rai, Fabrizio Salini: “Per me è un onore essere qui a condividere questa presentazione. Partiamo dall’interno della casa Rai per poi aprirci al mondo, visto che Il nome della rosa ha un repsisro internazionale. Ho letto il libro da giovanissimo liceale, timoroso di affrontarlo perché era un racconto complesso. In realtà, mi affascinò e lo lessi in pochissimo tempo.
La nostra ambizione con questa serie è quella di raccogliere il pubblico partendo dai giovanissimi. Una missione, tra l’altro, avviata con le nostre fiction da tempo. Ma ci tengo a sottolineare proprio questo: partire da qui, dalla casa della Rai e portare il prodotto nel mondo è un grosso motivo di orgoglio”.
La Direttrice di Rai Fiction, Eleonora Andreatta: “Come è stato detto, questo progetto rientra in un preciso disegno di internazionalizzazione delle nostre produzioni, progetti estremamente ambiziosi che nascono dal meglio della nostra cultura.
Questa serie nasce ‘dal’ libro per eccellenza, uno dei più grandi del secolo passato, amato dai lettori di ogni età e di tutto il mondo. E la dimensione seriale è estramente adatta a raccogliere la ricchezza del romanzo di Eco. Lo diceva lui stesso che in 500 pagine non si racconta tutto. Anche perché la sua è una sorta di enciclopedia che spazia dalla cultura alla religione, alla filosofia, dalle tematiche medievali e quelle più attuali.
Ed è stato un grande motivo di orgoglio che la presenza della Rai sia stata decisiva per ottenere i diritti del libro, la garanzia del rispetto dello spirito del romanzo che ha permesso la concessione da parte di Eco.
Il nome della rosa è prodotto molto italiano, girato a Cinecittà da registi, attori, tecnici italiani. Un progetto che è riuscito poi ad attirare le star internazionali. Innanzitutto John Turturro – ma anche tutti gli altri attori e professionisti – hanno portato un contributo importante lavorando sul romanzo.
Il regista Giacomo Battiato, straordinario, è riuscito a creare ‘una festa degli occhi’, con un gran numero di citazioni anche visive, pittoriche che danno ancora più profondità ai personaggi, ai luoghi, alla stroia. Il nome della rosa è un prodotto per un pubblcio della Rai sempre più esigente, ormai abituato a lavori di altissima qualità”.
La Direttrice di Rai1, Teresa De Santis: “Il Nome della rosa è un prodotto strategico per Rai1. Umberto Eco è stato un punto di partenza per questa Rai ed oggi è un punto di arrivo e allo stesso tempo di rilancio. Fu chiamato nella nostra azienda per rinnovare e reinventare la Rai, rendendola moderna. E noi, oggi, arriviamo oggi a questo momento: un suo romanzo, una delle più grandi opere della letteratura, diventa per noi un prodotto per rilanciare. Ci aspettiamo grandissimi risultati”.
Matteo Levi, della casa di produzione ’11 marzo Film’: “L’idea iniziale è venuta ad Andrea Porporati, che mi parlo della sua intenzione di ottenere i diritti. Un percorso difficilissimo che poi abbiamo portato a termine grazie alla possibilità di assicurare, tramite la Rai, la fedeltà al romanzo e una forte impronta italiana nella produzione.
Avevo bisogno di avere di fianco un gruppo solido, strutturato e di grande qualità, per questo mi sono rivolto a a Carlo Degli Esposti e Nicola Serra di Palomar. E sono molto contento per la scelta, che ha portato ad una grande produzione che già ha riscosso un grande successo internazionale. Anche BBC ha comprato Il nome della rosa, un fatto che non accadeva da decenni”.
Carlo Degli Esposti, della casa di produzione Palomar: “Ho la fortuna di essere di Bologna. Da ragazzo iniziai a sentir parlare di uno strano professore che insegnava delle cose che allargavano la testa, iniziai conoscere alcuni suoi allievi e mi incuriosì il fatto che qeusto srano professore apriva la testa.
Per cui, quando uscì questo libro – anche se per un ragazzo di venti anni era abbastanza strano leggere un libro del ‘300 – lo approcciai con la forte curiosità di riuscire a comrpendere questa sua bilità. Il successo di questo libro è fondamentale per la complessità del ragionamento che permette di fare, che insegna a fare. All’inizio di questa avventura, sono tornato a casa per cercare quel volume di 30 anni fa. Volevo riparitre da lì e mi auguro che questa serie contribuisca ad allargare il ragionamento del pubblico internazionale”.
Giacomo Battiato, sceneggiatore e regista: “Premetto che trai tanti miracoli de Il nome della rosa ce n’è uno: ed è che io sono ancora vivo. L’impresa non è stata delle più semplici. Il nome dela rosa non è un romanzo, ma è un grande libro. Dentro c’è tutto, dalla storia alla filosofia, all’amore, al ruolo della donna nel mondo, alle riflessioni sulla conoscenza in generale. Il problema era traformare tutto ciò non in una lezione da portare in cattedra, ma in immagini da regalare al pubblico.
Quando si arriva alla presentazione del filme realizzato, quasi tutti dicono – ipocritamente – che non si avrebbe potuto avere un cast migliore di quello con cui si è lavorato. Non è questo il caso in cui lo dico ipocritamente. Se gli attori non sono bravi mi blocco, non riesco a proseguire. Invece, in questo lavore potrete vedere che la qualità della recitazione è davvero elevata, da parte di tutti. Abbiamo fatto 30-40 provini in Germania, prima di trovare Damian Hardung, che per me è un miracolo.
Per poi arrivare a questa stupenda schiera di attori italiani, che sono stati una ricchezza. Un grande attore come Michael Emerson ha scritto un tweet, durante uno dei giorni dedicati alle rirpese: ‘Sto vivendo un sogno! Sono a Cinecittà vestito da monaco, c’è il sole e davanti a me ho degli attori italiani la cui recitazione mi ha steso a terra”. Credo renda perfettamente l’idea.
Andrea Porporati, sceneggiatore: “È stata una grande fortuna conoscere Umberto Eco e poter discutere di questo progetto, anche perché pensavo che non ci avrebbe mai ricevuto. La sua casa era incredibile, con la biblioteca che quasi ricorda quella del libro. Il nome della rosa mi ha influenzato molto quando l’ho letto, ha cambiando il mio modo di vedere le cose. In particolare, tocca il cuore che l’assassino di questa serie uccida per evitare che si riscopra l’arte del ridere.
La cosa meravigliosa che mi è capitata andando ad incontrare Eco è che lui iera una persona molto divertente. Rigoroso, preciso, severo, ma divertente. Chiedeva a me e a tutti di essere divertenti. Devo riconoscere al regista, a John Turturro e a tutti attori – sono loro in fondo, ad aver fatto i lgrosso per la riuscita della serie – un grande lavoro, anche in questo senso. Mi piacerebbe che il film trasmettese l’idea che bisogna continuare a ridere di tutto”.
John Turturro, protagonista nei panni di Guglielmo da Baskerville: “È un grande privilegio essere stato chiamato e aver partecipato a questa produzione. Ringrazio Giacomo Battiato per aver pensato a me e per essersi reso conto che io sono inglese. Ci voleva un regista italiano per scoprire la parte inglese di me e gestirla perfettamente nella recitazione.
All’inizio sono stato sorpreso dall’idea di interpretare questo personaggio. Poi ho letto il libro, fantastico, racconta un mondo con tantissimi elementi attuali ancora oggi. Una grandisisma esperienza poter lavorare a questa serie. E voglio anche confessare di esser rimasto impressionato dagli attori italiani, per come hanno recitato in inglese, di esser rimasto impressionato e felice di aver fatto parte di un progetto che mi ha anche insegnato molto. Non avevo visto il film di Sean Connery, anche perché lo conoscevo come 007 e volevo rimanesse quella immagine (ride, ndr)”.
Fabrizio Bentivoglio, nei panni di Remigio da Varagine: “Remigio aggiunge tanto alla mia carriera. Non capita spesso di interpretare un ruolo che aggiunga sempre qualcosa alla tua carriera. Avere in squadra attori di questa portata, poi, ha alzato ancora di più il livello e la sfida professionale. QUando ti trovi in contesti professionali del genere, ci devi essere, ed io ho provato ad esserci”.
Stefano Fresi, che interpreta il Monaco Salvatore: “Capire dove finisse l’uomo e dove iniziasse l’animale non era facile e ci sono riuscito solo grazie al regista. E voglio ringraziare i truccatori e i costumisti, perché i lmi opersonaggio deve tutto a loro. Sto lavorando con persone per le quali di solito esco di casa e corro al cinema, a guardarne i film”.
Roberto Herlintzka, che interpreta Alinardo: “Prima di tutto, voglio dire che il regista Giacomo Battiato è stato veramente una salvezza per tutti. Mi è piaciuto molto recitare in inglese, perché quando recito in inglese e riesco a dire una battuta mi sembra di essere bravissimo. Però questo non ha fatto altro che aumentare il mio dolore, perché non capisco una parola quando parlano loro (gli attori inglesi). Per questo, non ho potuto che cambiare altro che smorfie con John Turturro (ride, ndr)”.
Giacomo Battiato: “La bravura di Roberto – richiesta a tutti quanti, in generale, sono costretti a recitare non nella propria lingua madre – è stata incredibile. La sua abilità è stata strepitosa, gli attori gli si rivolgevano in inglese pensando che lui lo parlasse fluentemente. Ho visto attori italiani andare davvero in difficoltà in queste situazioni, ma con lui ero a bocca aperta per come lavorava la battuta in inglese, pur non padroneggiando la lingua”.
John Turturro: “Quando si recita in un’altra lingua è già difficle farsi capire, ma essere ironico come è riuscito ad essere lui è praticamente impossibile. Sono rimasto letteralemnte a bocca aperta nel vedere come riusciva a farlo”.
Greta Scarano, che interpreta Margherita e Anna, rispettivamente la moglie e la figlia dell’eretico Dolcino: “Ci tenevo a sottolineare che ho imparato ad usare arco e frecce (ride, ndr). La storia racconta tante cose, tra cui la storia di Dolcino e Margherita, e la loro è una storia nella storia di grande importanza. La loro vita, le loro gesta hanno portato nel dibattito temi e parole che ancora oggi sono centrali nel nostro confronto. È stata un’esperienza totalizzante.
Mi unisco ai miei colleghi: anche nel mio caso Giacomo Battiato è stato il faro in grado di condurmi. La sua grande solidità ci ha portato avanti durante le registrazioni complicate e in questo contesto molto complesso ci ha accolti in modo da consentirci di dare il meglio”.
Giacomo Battiato: “Margherita e Anna (interpretate da Greta Scarano) non sono presenti nel romanzo (o, meglio, sono solo nominate, più volte) come lo sono nella serie. Andrea Porporati mi mandò una lettera di Eco. Lui sapeva che avremmo sviluppato l’aspetto dell’eresia dolciniana con particolare attenzione e si raccomandava di non parlare troppo male dei dolciniani. Ne hanno fatte tante, ma voleva che non li si mettesse tropo in cattiva luce per consentire di porre l’attenzione sulle questioni che le loro gesta facevano risaltare”.
Le domande dei giornalisti.
John Turturro, lei ha sempre scritto le sceneggiature dei suoi film, cosa ha portato di suo a questo film?
Turturro: “In realtà, quello che è venuto fuori è i lfatto che mi attirava l’idea di inserire quanto possibile di Eco all’interno della sceneggiatura. Ritenevo sarebbe stato importante metteci il suo modo di pensare, il suo modo di scoprire le cose. L’aspetto della filosofia insieme alla religione, alla scienza. Quanto più Eco si sarebbe messo nella sceneggiatura, tanto sarebbe venuta meglio Questo ho pensato”.
John Turturro, il personaggio di Guglielmo è sfaccettato. Di questi vari caratteri quale le è piaciuto di più e sente più suo?
Turturro: “In realtà, nessuno in particolare. Quello che mi interessava era proprio il suo processo mentale, il suo credere che il sapere e la conoscenza fossero una garanzie contro l’arbitrio del potere. E in questo ritrovo molto di me”.
John Turturro, il libro l’aveva letto prima?
Turturro: “No, no l’avevo letto. L’ho letto solo dopo che mi è arrivata la sceneggiatura”.
In quanti paesi è stato acquistata la serie?
Nicola Serra di Palomar: “Un motivo di soddisfazione incredibile è che dopo l’anteprima Rai di lunedì 4 marzo, Il nome della rosa girera praticamente tutti i paesi del mondo e tutti i network più importanti. BBC, ad esempio, per la prima volta manderà un prodotto come questo in prime time. La scelta di acquistare il prodotto da parte questi network, di tutti o quasi, è stata fatta già durante la realizzazione della serie: è molto indicativo della fiducia con la quale ormai anche dall’estero si guarda alla qualità delle nostre produzion”.
L’Abbazia è uno dei protagonisti, com’ stata ricostruita? Le suggestioni pittoriche quali sono?
Giacomo Battiato, regista: “Nella costruzione della biblioteca abbiamo voluto essere super fedeli alla descrizione e ai disegni di umberto Eco. Nell’Abbazia ci siamo presi qualche libertà in più, rendendola in un gotico non troppo aspro. Il Medioevo è un’epoca considerata buia, ma non lo era nello spirito delle persone.
Studiando il Medioevo, dai costumi, all’arte, agli edifici, mi sono reso conto che c’era molto più colore di quanto pensiamo di solito e mi sono preso la libertà di inserirlo dove possibile. Molti pittori, Giotto e Caravaggio inclusi, mettono la luce dove è bello che stia secondo loro, dove serve ad esaltare il potere evocativo della rappresentazione. Non è un caso, inoltre, che amo fare film in costume, perché il sogno del passato è un sogno al quadrato. Per chi ama raccontare i sogni è molto più affascinante”.
La conferenza stampa finisce qui.