Noi abbiamo visto il primo episodio in anteprima nazionale al Roma Web Fest venerdì 30 settembre: ve ne anticipiamo la trama, perciò non proseguite oltre nela lettura se non volete spoiler.
Westworld non è un semplice parco a tema: è un realtà immersiva totale in cui i visitatori interagiscono con i personaggi che abitano le varie scene, correlate tra loro da precisi copioni.
Prima di capire che si tratti di una realtà fittizia, lo spettatore necessita di alcuni minuti. I ruoli stereotipati dei personaggi, le loro interazioni prevedibili, i dialoghi sentiti identici in tante pellicole del genere, divengono man mano indicatori di una narrazione costruita da una mente esterna. Ma un particolare più di tutti attesta che l’impressione è giusta: una mosca che cammina indisturbata sui volti dei personaggi.
Dolores, Evan Rachel Wood, è la tipica ragazza di tanti film western: bionda, sguardo ingenuo, amorevole verso il padre, innamorata di un uomo che viene da lontano e, naturalmente, protagonista di una delle tante storie del parco.
Il nastro si riavvolge: giorno dopo giorno, scena dopo scena, la giornata ricomincia daccapo. Dolores apre gli occhi dolci, si alza, parla con il padre sul porticato e gli dice di non preoccuparsi, perché tornerà prima che cali il buio. Gli eventi iniziano a svolgersi, a seconda del programma per cui gli umanoidi sono stati programmati.
L’ultimo aggiornamento sembra però dare problemi: le macchine appaiono come impazzite, preda di inaspettate convulsioni e blocchi del linguaggio. È la prima volta in 30 anni.
Nelle sale dei comandi i robot sono sotto esame, così perfettamente umani da sembrare veri: il dottor Robert Ford, fondatore del Westworld interpretato da Anthony Hopkins, sta cercando di capire quanto sta avvenendo. In particolare, il padre di Dolores lo minaccia: gli promette che pagherà per i crimini commessi. È lui che, senza che un autore scrivesse il dialogo, ha sussurrato qualcosa nell’orecchio di Dolores.
I livelli narrativi si intrecciano. Nel parco, fuori dall’attrazione turistica, umani e robot si muovono intorno a Westworld: chi meccanicamente, chi in cerca di potere. Ma c’è una foto di cui nessun progettatore o revisore sa nulla: ce l’ha in mano Dolores, mostra una ragazza identica a lei, di cui lei però non sa niente. Non ricorda nulla.
La serie apre interrogativi etici già percorsi dalla fantascienza: fino a dove può spingersi la scienza? E fin dove l’uomo?
Dolores è ancora nuda, sotto osservazione in una stanza attraversata da una luce al neon. Ha il volto pallido, senza espressioni. La voce è monocorde: l’accento del west non le serve in quel contesto.
Impercettibilmente, qualcosa è cambiato. Una ribellione cova tra i robot, lenta ma sicuramente inesorabile. Senza che nessuno lo veda, Dolores è già un’altra: può dare uno schiaffo alla mosca che le cammina sul viso.