“La casa de papel” non era ancora diventata un successo planetario e già Alex Pina stava scrivendo questa nuova serie destinata ad aggiungere un altro capitolo alla “complex tv” di matrice europea. Al suo fianco, la sceneggiatrice Esther Martinez Lobato e il regista Jesus Colmenar, entrambi già al lavoro su La casa di carta, ma soprattutto su Alvaro Morte, il Professore.
Gli argomenti sono però differenti.
InLa casa di carta si raccontano le contraddizioni e le violenze dell’economia finanziaria.
Invece in El Embarcadero il punto di partenza è il classico triangolo amoroso attorno al quale ruotano i misteri delle relazioni sentimentali. Il denaro è sostituito dal sesso. Ricordiamo che, precedentemente, la feroce critica al valore della moneta era il dispositivo per mettere in crisi le certezze di un sistema economico che ha prodotto disuguaglianza e miseria. In El Embarcadero esplode la forza della sensualità per mettere in discussione il politicamente corretto, intaccare la granitica omologazione sociale che ritiene accettabili solo le relazioni convenzionali mai destabilizzanti per il sistema, e tenta di non vedere l’ombra che si muove assieme ai nostri corpi, l’anomalia latente che accompagna l’apparente normalità delle vite vissute.
Sul molo di El Embarcadero viene trovato il cadavere di Oscar, Alvaro Morte, lo vedremo solo nei flashback che scandiscono la vicenda. Sua moglie, Alejandra, che ha appena concluso un importante affare immobiliare, sa che suo marito è all’estero, ma viene svegliata nel cuore della notte e invitata a recarsi in una riserva naturale, appena fuori Valencia, per identificarne il corpo.
Tutto fa pensare a un suicidio. Ma, naturalmente, ci sono note dissonanti.
Oscar ha un’unghia laccata di blu e tra i suoi effetti personali c’è un secondo smartphone che rivela una doppia vita. Alejandra scopre così la lunga relazione che Oscar ha avuto con Veronica, dalla quale è nata una figlia che ha 8 anni.
Questo incipit potrebbe portare a uno scontro tra le due donne, la verità verrebbe apertamente dichiarata e la rabbia avrebbe una spiegazione.
Ma c’è l’unghia blu e, soprattutto, c’è la selvaggia fisicità di Veronica, la sua passione ampiamente documentata dalle foto e dai video di Oscar.
In Alejandra la realtà che ha scoperto provoca non solo inquietudine ma anche il desiderio di vendetta e di cambiare la sua vita.
Così decide di interpretare, come Oscar, un nuovo ruolo, entra nell’esistenza di Veronica sotto mentite spoglie e va a vivere con lei. Il fine è conoscerla e cercare di capire quanto era importante per Oscar. In questo frangente, però, viene sedotta dalla sua sensualità. Il desiderio di capire perché tutto ciò è accaduto, la porta a riscoprire se stessa. E ben presto si accorge che la sua vita passata aveva un altro significato che adesso comincia lentamente a perdere importanza.
Inoltre Valencia è l’opposto dei paesaggi primitivi dell’Albufera. Veronica è parte integrante di una natura incontaminata e Alejandra vi si immerge abbandonando la cultura metropolitana e le sue inibizioni, tutto quello che l’amante di Oscar fa o dice rimanda a un erotismo pervasivo, è un irresistibile inno alla libertà e all’anticonformismo.
Amore e morte, ovvero Eros e Tanatos, una scrittura molto efficace, un cast, quasi tutto femminile, contribuiscono a catturare i telespettatori.
La prima serie, alla fine, ci lascia in una dimensione sospesa, su quel molo da cui tutto è cominciato o, forse, è finito.