Abbiamo seguito, in diretta, la conferenza stampa di presentazione.
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La prima a prendere la parola è Tinni Andreatta, responsabile Fiction Rai 1: “Questo è uno dei film più importanti prodotti negli ultimi anni che tratta un tema cruciale, che la cronaca ci impone tutti i giorni. Dai dati istat emerge che più del 21% delle donne tra i 16 e i 70 anni ha subito una violenza nell’arco della sua vita. La Rai Fiction – aggiunge – ha lavorato tanto per dare il giusto spazio alle donne, valorizzandone il ruolo familiare e nella professione. Quella di Lucia è una storia emblematica che racconta l’offesa e la forza del femminile, la sua capacità di rinascita”. Riprendendo il titolo del libro, “la mia storia di non amore indica un possesso scambiato per un non amore, una rabbia che sfocia in una crudeltà terribile. Io ci sono – prosegue la Andreatta – è la forza e la ragione. La forza di esserci, nonostante le difficoltà, per dare speranza a tutte le donne. Vogliamo mandare un messaggio positivo, di coraggio per la scelta di questo racconto. La forza della tv dev’essere usata per conoscere la storia di Lucia. Per gli uomini – conclude – è importante conoscere affinchè provino il senso dell’orrore per capire quale sia il loro atto di violenza”.
E’ ora il turno di Lucia Annibali, vera protagonista della triste vicenda: “E’ faticoso portare il peso di questo dolore. Penso, però, che ogni esperienza sia importante trasformarla in qualcosa di positivo. Nel film tutto è vissuto e raccontato dal mio punto di vista”. Una storia, la sua, che mira a “regalare un sorriso a chi ha sofferto per una vita migliore”. La Annibali ha poi aggiunto che “nel mio caso giustizia è stata veramente fatta. La condanna a 20 anni per Luca Varani è il massimo che il nostro sistema prevede in un caso del genere. È auspicabile, in questi casi individuare una fattispecie di reati di danni gravi e irreparabili, nella speranza che poi ci siano cure per poterti presentare alla società”.
E nel futuro?: “Voglio mettere le mie competenze a servizio degli altri. Voglio ridare una dimensione di normalità alle donne in situazioni particolari. Il lavoro in Ministero – a cui recentemente ha dato la piena disponibilità – mi occupa a tempo pieno, andiamo per step. Come scadenza ho il nuovo piano anti violenza, stiamo lavorando per indivuare linee guida per il percorso all’interno dei pronto soccorso, quello dovrebbe essere un luogo per le donne di essere approcciate da un punto di vista medico e umano. Abbiamo lavorato con i centri antiviolenza per la ripartizione dei fondi, delle risorse. Per il momento – confessa – ho accantonato la professione di avvocato. Mi voglio mettere in gioco come persona utile agli altri”.
E’ ora il turno di Cristiana Capotondi, interprete di Lucia: “Io ci sono ha il desiderio di formare i giovani e gli uomini e di trasferire con generosità un’esperienza. Lucia per me è un’eroina, ha una leggerezza straordinaria, è stata capace di ritrovare il sorriso”. Un ruolo profondo, intimo, che la stessa Capotondi definisce anche “complicato, ma devo ringraziare tutti per avermi scelta. E’ una delle esperienze professionali più belle. Noi donne – e conclude – dobbiamo rivolgerci agli uomini, i nostri compagni di vita”.
Tanto lavoro e tanti mesi di preparazione: “Son state giornate lunghe perché abbiamo condensato il lavoro in ospedale in 10 giorni, bendata dalla mattina alla sera. Ho capito, in queste occasioni, cosa significa la non vista, mi son sentita vicina alla storia che Lucia m ha raccontato. E’ un’esperienza unica, totalizzante, straordinaria”.
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Interviene Monica Zapelli, responsabile della sceneggiatura: “Questa è la terza storia che racconto, dopo quelle di Lea Garofalo e Felicia Impastato. Sono tutte donne che sono state in grado di ribellarsi, nel segno della vita e non nel segno della rabbia. E a loro è stata data una grande occasione di rinascita”.
Al regista Luciano Manuzzi ha colpito “il coraggio di Lucia, la sua capacità di comunizzare il suo calvario, la sua pena. Troppe donne sono vittime di violenza. Risulltato finale è quello di far sentire le donne più consapevoli in quella vicenda e di annullare l’odio degli uomini verso di loro”.
Alessandro Averone interpreta invece il ruolo di Luca Varani, ex di Lucia, e mandante dell’agguato che le ha sfregiato il volto: “Il mio è un ruolo ingrato, può servire per gli uomini che guardano questa storia. Il concetto di amore è slegato dal possesso. Spero che il mio contribuito possa servire per gli uomini per guardarle in maniera più illuminata”.
Giusi Fasano, co-autrice del libro, afferma che “scrivere è raccontare qualcun altro. E questa è una storia di umanità”, mentre Angelo Barbagallo, per Bibi Film Tv, definisce queste storie “drammatiche, ma che hanno la forza per continuare. Le storie importanti devono essere studiate, indagate. Fare questo film per la tvtelevisione è un’occasione unica. Non è sufficiente raccontare storie. Io sono contento di averlo prodotto perché è stata un ‘avventura non da poco. Tutte le donne del cast sono molto toste, esigenti e severe”. Un film del quale si dice pienamente soddisfatto: “E’ diretto bene, è un prodotto molto adatto a domani sera”.