La fiction è stata interpretata magistralmente da Marco Giallini nel ruolo del protagonista. Ed ha suscitato polemiche, persino un interrogazione parlamentare. Infatti al personaggio è stata contestata l’abitudine di fumare ogni mattina uno spinello conservato in un cassetto della sua scrivania in ufficio. La riproposizione di tale abitudine nella fascia protetta ha fatto scattare le proteste.
Le polemiche hanno avuto un effetto boomerang: lungi dal penalizzare il personaggio hanno contribuito ad aumentare gli indici di ascolto. Rocco Schiavone nelle sei puntate andate in onda ha sempre incuriosito il pubblico di Rai 2. Ed ha rappresentato uno dei pochi prodotti portatori di audience nella rete diretta da Ilaria Dallatana. {module Pubblicità dentro articolo 2}
Schiavone è riuscito a farsi amare dai telespettatori proprio per essere politicamente scorretto all’ennesima potenza. La sua figura è distante anni luce dai poliziotti eroi ai quali la fiction italiana ci ha abituato.
Certo, le sue intemperanze hanno molto spesso superato i limiti di guardia, soprattutto per un poliziotto per il quale è d’obbligo tenere alta la bandiera della dignità professionale. Ma al pubblico è piaciuto il vice questore con le proprie debolezze. Debolezze che provengono anche da un passato particolarmente doloroso. Uno dei punti sui quali la serie non si è soffermata molto, è il grande dolore che Schiavone si porta dentro: la morte della moglie Marina (Isabella Ragonese) avvenuta sei anni prima dell’inizio del racconto sia letterario che televisivo.
Schiavone non riesce a perdonarsi che la pallottola mortale per la moglie, quel giorno maledetto in cui avvenne l’agguato, era destinata a lui. Solo per un caso lui uscì indenne.
Sia nella versione letteraria di Antonio Manzini che nella fiction il ricordo della consorte è talmente vivo che Rocco Schiavone la immagina ancora presente e si illude addirittura di parlare con lei.
Questa devozione ha fatto presa sui telespettatori, in un periodo nel quale l’amore è così fragile e precario. L’altra faccia della medaglia, però, è che Schiavone si concede molte libertà dal punto di vista sessuale e si abbandona a rapporti sentimentali sporadici, ma intrisi di erotismo.
Se dovessimo cercare, nel panorama della fiction televisiva, un rappresentante delle Forze dell’Ordine all’opposto di Schiavone, lo troveremmo nel noto Maresciallo Rocca interpretato da Gigi Proietti. La serie il cui titolo era “Il maresciallo Rocca” scaturiva da un’idea dell’indimenticabile Laura Toscano che ne aveva curato anche la sceneggiatura delle dieci stagioni andate in onda.
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Il maresciallo Rocca aveva delle debolezze solo dal punto di vista umano, era un eroe buono, positivo, le cui vicende si svolgevano atmosfere finemente da commedia nelle quali il noir, rappresentato dai delitti di puntata, era stemperato da una verve ironica e dalla leggerezza caratteristica di Gigi Proietti. Rocca è diventato un cult grazie alla grande cura con cui lo aveva pennellato la Toscano.
Schiavone è l’incarnazione televisiva di un opposto modello di poliziotto, brutale, sanguigno, aggressivo, dai metodi scorretti destinato a suscitare polemiche sia nella finzione che nella realtà. Ma non per questo il pubblico lo ha trovato meno interessante.