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Comincia la conferenza stampa. T. Andreatta, direttore Rai Fiction: “Veniamo dal successo di Studio Uno, dopo il grande splendore di Sanremo, il racconto della Rai quando realizza un prodotto di successo. La porta rossa è un progetto di grandi eccellenze che ha richiesto un grande lavoro di scrittura e nella realizzazione. E’ una serie che è in linea con lo sviluppoi della rete. Da un lato ricerchiamo una diversificazione rispetto al prodotto per Rai 1, nella direzione della grande modernità, per un pubblico che tiene insie,e l’anima popolare e quello più giovane e sofisticato. Per noi è importante la direzioe che abbiamo intrapreso. Questa storia ha un protagonista fuori dagli schemi, un uomo che indaga sulla propria morte. E’ un poliziotto, pieno di difetti, l’unica persona che può vederlo è una ragazza. Ha una scrittura straordinaria, thriller, mistery, fantasy, mista ad una storia di sentimenti. Oltre alla scrittura, fotografia di Pesci, colonna sonora di Lentini, per un prodotto che è già piaciuto all’estero. Il lavoro è fatto da artigiani dell’eccellenza, gli stessi di Coliandro. E’ un progetto coraggioso, ringrazio Rai 2 di averlo accolto e promosso con tutti i mezzi”.
Ospite anche Ilaria Dallatana, direttore di Rai 2: “E’ la seconda occasione di questa collaborazione con Rai Fiction. Nella capacità di una rete di parlare al suo pubblico, la buona fiction è un passaggio fondamentale. Quando sono arrivata ho avuto la fortuna di poter reinvestire in maniera decisa sulla fiction. So di poter contare sulla fiction in Rai, è una maestra in questo. Questi sono titoli fruibili costantemente, fanno parte del bagaglio personale dello spettaroe. Siamo partiti con un crime di scrittura, ora apriamo il crime ad altre suggestioni, nel segno della modernità e della stratificazione dei generi. Quello che mi ha colpito a me, pur trattandosi di un genere fantasy, è fortemente credibile. C’è una storia d’amore intensa, che saprà entrare dritta in un certo tipico di pubblico. Ha una protagonista che è Trieste, meravigliosa, di grande impatto, che ti viene voglia di andare, sembra un posto aperto a tutto, al mare, al misterioso, all’infinito. Abbiamo scelto per la densità della trama queste 6 serate in un lavoro di programmazione in 4 settimane. Avremo una partenza il mercoledì, poi il venerdì e finiremo con due venerdì”.
Uno dei protagonisti è Lino Guanciale: “Mi hanno consegnato la sceneggiatura quando ero tra i candidati per il ruolo. Una sceneggiatura di quelle che raramente ti capitano in mano. C’era un lavoro di tale accuratezza, tutto era molto chiaro e stimolante. Sono un razionalista convinto. Per questa serie, la chiave per la realizzazione è quella di trattare il fantasma come se ci fosse, non indulgere in particolari elementi, era la maniera più plausibile per sentire la presenza di chi non c’è piu. Ho cercato di essere presente con questo handicap. È una serie in cui si scopre tutto man mano”.
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Altra protagonista è Gabriella Pession: “Quando Carmine (Elia, ndr) mi chiamò per parlarmi di questo progetto aveva un titolo che piaceva di meno: “La verità di Anna”. Il motivo per cui si chiamava cosi è perché si raccontava la storia attraverso questa moglie, in maniera intima, interiore, drammatica. Quello che mi colpì del personaggio è che muore nella prima scena. Aveva giudicato in maniera frettolosa il marito. La morte azzera tutto. È una discesa agli inferi del personaggio. Verità ambigua, scomoda, con realtà che aveva ignorato prima. Un percorso a ritroso. Morte come un dono per ricostruire la spirituralità. Quando mi è stato dato questo ruolo, ho divorato questa sceneggiatura. Ogni personaggio è stato scritto in maniera tridimensionale. Tutti noi attori abbiamo lavorato senza sovrastrutture. Abbiamo fatto delle scene col cuore, credo qualcosa ci sia nell’aldilà e credo sia importante dare uno spunto di riflessione allo spettatore”.
Il regista Carmine Elia: “Il più grande regalo che ho avuto è la sceneggiatura, con un progetto che avesse una sua organicità ed aver cercato di mettere in scena un realismo. Io mi son basato nel cercare di far qualcosa che non fosse un cartone animato. Il grande lavoro è stato fatto insieme. Grazie al gruppo che ha collaborato alla realizzazione. È stato un lavoro sincero, è uscito fuori qualcosa di inaspettato, un gruppo di attori che ha dato tutto”.
Una storia scritta da Carlo Lucarelli: “Qua ci sono tante cose. Per il gruppo di scrittura è stato un viaggio molto difficile. Siamo partiti da una detective story classica, ci siamo legati al fantasy, ci siamo arricchiti da suggestioni, problemi adolescenziali, storia d’amore, sono generi diversi fra loro. Un giallo raccontato attraverso il realismo. Il nostro compito è stato trovare un equilibrio tra tutto questo, con varie tematiche. Capire l’aspirazione di due persone. Siamo convinti che ci siamo riusciti. E’ una cosa diversa da quelle che avevo fatto. Sono curioso di vedere come viene accolta”.
I problemi adolescenziali sono affrontati col personaggio di V. Romani: “Quando ho avuto la sceneggiatura in mano ero impaurita. Avevo in mano qualcosa di valore, ho capito che dovevo vincere io sulla paura. Mi sono rimboccata le maniche per dare ancor più originalità al personaggio. È Vanessa, 17enne, che vive con la zia, scopre di avere questo potere di vedere i morti, il fantasma di Cagliostro. Lei all’inizio fa fatica ad accettare questa cosa, vive con i suoi fidanzati”.
La Pession aggiunge: “Ho cercato di ricreare un luogo intimo. Mi sono relazionata con sentimenti contrastanti fra loro, vissuti in solitudine, che mi hanno fatto aprocciare in maniera diversa rispetto a prima. Era importante come si elabora un lutto, come fare pace con una sofferenza”.
Ancora Elia: “C’è stata una parte di lavorazione digitale. Volevamo rafforzare certe scene. Abbiamo voluto raccontare dei personaggi. La forza di questo storia sono i protagonisti. Cambiano nel corso delle puntate”.
Chiude la Andreatta: “Questa serie ha elementi di innovazione. Non credo che abbiamo bisogno di emulare i modelli americani. Dobbiamo cercare la nostra strada, credibile e forte, di narrazione. Abbiamo trovato una chiave di linguaggio pertinente”.