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La serie con più visualizzazioni on demand, motivo per cui questa terza stagione sarà tutta disponibile nel box già a partire dal 24 marzo. In Treatment permette una fruizione si a verticale che orizzontale.
“La psicanalisi non finisce mai, perché trovi sempre un fondo su cui scavare; però è naturale la fine della serie”, dice Sergio Castellitto. “Voglio sottolineare -prosegue- il lavoro della scrittura, che langue molto nel nostro cinema”. E pur affondando le mani in storie di sofferenza, la preparazione della performance è stata divertente: “I personaggi sono i nostri cavalli di Troia in cui ci accoccoliamo”.
L’ adattamento italiano è il migliore realizzato, a detta dello stesso creatore della serie originale Hagai Levi. Presente anche lui in conferenza, ribadisce questo merito della serie Sky: “Esprimo la mia più grande ammirazione per essere arrivati alla terza stagione: io personalmente non ce l’ho fatta, e mi sono fermato a due. So quanto il progetto sia faticoso. Negli Usa In Treatment non è stato cancellato: erano previste due stagioni, l’attore che la interpretava parlava di quella sedia come sedia elettrica”. Non si trattava di tradurre, ma di prendere degli archetipi e portarli in un nuovo contesto culturale e sociale: bisogna calarli nelle tematiche locali.
La struttura rimane quella classica: ogni puntata, un paziente per un giorno della settimana. Si parte al lunedì con Rita, interpretata da Margherita Buy: “Penso che peggio di questo non ci sia niente”, ironizza l’attrice in riferimento al “plotone” con cui si è misurata sul set.
Giulia Michielini è Bianca: “Un personaggio bellissimo, perché aveva uno scheletro nell’armadio molto forte: un ruolo tanto appagante quanto frustrante”.
Domenico Diele è don Riccardo: “Il contrasto tra il terapeuta e il sacerdote, che si rivolgono a sistemi completamente diversi per dipanare le difficoltà della vita, è interessante. Un prete che si rivolge a un testimone del laicismo anziché appellarsi alla fede: sono due mondi diversi che si incontrano”.
Brenno Placido è Luca, il paziente che mette più in difficoltà Mari: “Luca ha una personalità complessa, si permette di dire cose molto scomode. Il fatto di essere isolato lo porta a reprimere le emozioni: quando va in terapia, esce tutto fuori”.
Teoricamente la scrittura si potrebbe portare avanti all’infinito, però si è preferito fermarsi ora perché gli autori e il regista sono convinti che il cerchio è compiuto. La storia è essenzialmente quella dell’analista, le perplessità sul valore del suo lavoro: questo dubbio spiega Levi, non può protrarsi a oltranza.“La fruizione è cambiata -aggiunge Castellitto- la serie non finisce realmente perché gli episodi possono essere fruiti continuamente: stanno là, on demand, pronti a essere visti e rivisti quanto e quando si vuole”.
Difficile immaginare un altro adattamento di serie d’importazione: bisogna valutare caso per caso, In Treatment è stato scelto per la sua particolarità, ma con altri prodotti risulta difficile.
La conferenza si conclude qui; l’appuntamento è per sabato 25 marzo alle 21.15.