Angelo-Una storia vera segue il percorso di Angelo O. negli ultimi giorni di “messa in prova”: sono dodici le giornate che lo separano dall’udienza definitiva. Se il giudice riterrà la sua condotta idonea, concluso l’iter di tre anni in comunità, potrà tornare libero. Ma è fondamentale prestare la massima attenzione, perché i controlli dei carabinieri sono meticolosi: puntualità massima, nessun contatto con pregiudicati, percorso degli spostamenti tracciato.
Angelo ha solo 19 anni, una fidanzata che lo aspetta e una professione da falegname appresa negli ultimi tre anni: vive a Lecce, dove c’è la comunità Ministeriale. Dopo un primo periodo in carcere, gli è stato offerto di sperimentare la “messa in prova”. Però la libertà fa altrettanta paura, perché fuori c’è l’ignoto: non ci sarà più un tutor, né una giornata rigidamente regolata, le scelte saranno esclusivamente personali.
Il regista ha seguito il protagonista e i suoi compagni all’interno della Comunità Ministeriale di Lecce: nessuno di loro è attore.
“L’obiettivo è far capire che una storia di successo non è un caso isolato, ma può diventare sistema”, ha detto durante il suo intervento il sottosegretario di Stato al Ministero della Giustizia Gennaro Migliore. Praticamente ignorata dalla trattazione mediatica, la stessa espressione del “buttare la chiave” è portatrice di una concezione secondo cui si possa rimuovere la realtà dei detenuti: “La messa in prova garantisce un basso tasso di recidività. Il sistema della giustizia minorile è un successo perché sono pochi i minori in carcere: in Italia ce ne sono meno di 500 in istituto, più di 4000 invece stanno scontando la pena in soluzioni alternative”.
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Nel film Angelo attraversa il delicato momento del ritorno nel mondo, mentre il vero Angelo ha ancora due mesi prima che il reato venga considerato estinto.
“Il progetto è nato proprio dall’aver conosciuto Angelo e gli altri: abbiamo sentito l’esigenza di non lasciarli più”, ha raccontato Paolo Bianchini, direttore artistico de L’Alveare Cinema e presidente dell’associazione Alveare per il Sociale Onlus. E Luca Bianchini, il regista: “Non è stato difficile, ma emotivamente pesante. Conoscere Angelo è stato rivelatore: i dubbi che avevamo, ce li siamo dimenticati”.
Presente lo stesso protagonista, arrivato a Roma grazie a un permesso speciale: “Il film mi ha dato l’opportunità di lanciare un messaggio: chi come me ha sbagliato, nonostante gli errori, può farcela. Si va avanti. È dura, perché è dura la vita in comunità, però impari come vivere”.
Una fiction che parte da una storia vera. Luca Milano, vice direttore di Rai Fiction ha ricordato che “solo negli ultimi mesi, la Rai ha trasmesso fiction come Felicia Impastato, Il Sindaco Pescatore, I Fantasmi di Portopalo” e che “Angelo è un altro aspetto della realtà che vogliamo raccontare”. Non sarà però l’unico progetto in questa direzione: sul sito di raiplay infatti, è già possibile vedere la webserie La scuola della notte, girata nel carcere Cesare Beccaria di Milano.
L’Istituto Tecnico Industriale Galileo Galilei ha aderito insieme al prestigioso Campus Etoile Academy, che ha messo a disposizione una borsa di studio per un giovane della “messa in prova”. Con loro Salesiani per il Sociale e il Centro Provinciale Istruzione 1 per Adulti Roma CPIA.