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Si comincia. La prima a prendere la parola è Tinni Andreatta, direttore Rai Fiction: “Il 2017 è stato un anno straordinario per le fiction della Rai. Questo prodotto è speciale, straordinario, ha una materia emotiva incandescente e attraverso temi alti. Il racconto del paese, visto dal punto di vista delle donne. Questa storia racconta il cambiamento della famiglia patriarcale a quella attuale, fatta di minori certezze e più calda. C’è un rapporto forte tra padre e primogenita, con personaggi in cui ognuno di loro nasconde delle ombre, dei difetti e delle debolezze. Questo è il frutto di una grande scrittura, di raccontare anche come il padre padrone senza cuore nasconde fragilità e sentimenti. E’ stato fatto un grande lavoro di scrittura, abbiamo fatto ricorso anche alle teche della Rai”.
E’ la volta di Cristiana Capotondi, che interpreta Maria Teresa: “Il mio personaggio lo definirei come una piccola rivoluzionaria pacifica. Penso che sia dotato di grande fantasia, al tempo era impossibile parlare di realizzazione professionale. Maria Teresa obbliga gli altri a guardarla con altri occhi. Avevo l’impressione che le lotte di Maria Teresa fossero del 2017. Sono fiera di aver interpretato questo personaggio, non capita spesso che i tuoi personaggi siano di ispirazione. Era talmente carica di questa motivazione, forza, ha fatto tutto lei, grazie di avermi immaginato in questa storia”.
Alessio Boni, il capofamiglia della famiglia Franza : “Raramente leggo delle sceneggiature che mi commuovono. Giovanni non era un despota. Era un uomo degli anni Cinquanta, era la norma il patriarcato. Non abbiamo nostalgie di queste cose, è una mancanza di rispetto nei confronti delle donne. E’ l’Italia che ci impiega 30 anni per capire cosa deve passare. Per Giovanni Franza l’importante era il figlio maschio. Il patrimonio una volta andava al figlio maschio, questa è storia, non me lo sto inventando io. Facciamo parte di quell’Italia. Ancora oggi un dirigente donna fa fatica. Non abbiamo ancora finito nulla. Non lo reputo un camorrista, una pessima persona, era ineducato ad educare i figli. Era fiero di rappresentare l’uomo alpha del Veneto. Dava soldi, benessere. Io non ho fatto altro che portare un po’ di storia raccontata dai miei nonni. Ci siamo svegliati ultimamente, ma eravamo immersi in quella palude culturale”.
La mamma della famiglia Franza è Stefania Rocca: “Franca è stata costretta a sentirsi fragile ed emotiva. E’ una donna che si costringe a non mostrare la propria fragilità. Poi la società non l’aiuta ed è costetta ad accettare il possesso del marito nei suoi confronti. E’ una donna che capisce quanto è importante un’educazione, spinge le figlie a cercare la propria indipendenza. A un certo punto esplode, lo fa in un momento in cui la società le permette di farlo”.
Matilde Gioli è Elena, la secondogenita con grandi sogni: “E’ una ragazza molto vivace e turbolenta che darebbe pensieri anche ad un padre del 2017. Vorrebbe fare la ballerina, la fotomodella, a Milano, attirata dal mondo estetico. Il mio personaggio porta anche altre tematiche, come una gravidanza cercata in giovane età, il matrimonio imposto dal padre. Le esperienze vissute in giovane età la portano ad una situazione di chiusura, le vengono tappate le ali, ma poi si prende tutto con forza e violenza”.
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Riccardo Milani è il regista: “Negli anni Settanta ho vissuto momenti di grandi ideali. Se una cosa è cambiata nella vita di tutti i giorni è il ruolo della donna all’interno della società italiana. Questo è importante nonostante la cronaca ci mostri che tanto è stato fatto ma ancora tanto c’è da fare. E’ stato un impegno produttivo importante, da parte di tutti i reparti. C’è statao un apporto totale. Dove non si arriva con i mezzi, si arriva con le emozioni. Ha un cast importante, che ha preso a cuore il progetto”.
Francesca Cavallin interpreta un personaggio che “parte dal gradino più basso di tutti. E’ una prostituta che in maniera autonoma ha un senso alto di autodeterminazione. Fa la sorta, ha un ruolo maieutico, è la donna che aiuta Franca ad emanciparsi, alla conoscenza della lettura, della scrittura. E’ una portatrice sana di solidarietà femminile. Ricordo la Bassano degli anni Ottanta. Mi sono ritrovata tanto nelle parole di Alessio (Boni). Quando io ho scelto di studiare storia dell’arte mio padre era dubbioso. Sono stati fatti tanti passi avanti. La cosa che mi ha interessato ancora di più è che getta luce su una provincia poco raccontata, lo dico da bassanese doc, ed è stato un valore raggiunto”.
Tra le sceneggiatrici, Francesca Marciano: “Abbiamo cercato qualcosa che fosse femminista ma non ideologica. Abbiamo trattato i personaggi come persone incompiute e imperfette. Non c’è il famoso lieto fine. Abbiamo cercato di creare i personaggi rimanendo attaccati alla vita. I personaggi sono imperfetti, analfabeti dei sentimenti, sono quelli che non hanno dimestichezza con l’educazione. In questo calderono di scontri non c’è soltanto l’evoluzione della donna, ma è un oscontro di punti di vista, di movimenti che sono esistiti in tutte le famiglie, desideri scaldati anche dall’epoca in cui avvengono”.
Alessandro Roja è Riccardo Sartori, figlio del socio di Franza, sottolinea come “ciò che gli fa Franza lo rende inquieto. I figli sono l’espressione della volontà dei genitori. Capiamo come lì’ombra paterna in qualche modo ritorna. Non ha la capacità di immettersi nei tempi, o di proiettarsi in un futuro. La paura, sono onesto, è che in un film dove le donne hanno ruoli pesanti, i personaggi maschili potessero avere dei ruoli tonti. Non è una gara tra uomini e donne. La bellezza nei confronti del mio personaggio è la voglia di entrare nel futuro ma al contempo mantenere un’ancora che non sa recidere”.
Tra Domenico Diele e Matilde Gioli ci sarà un matrimonio: “Il matrimonio tra Filippo Biasolin ed Elena è riparatore. Non sa cosa serve per mantenere una famiglia, vuole bere, divertirsi, rappresenta la spensieratezza nel senso più meschino. Quando gli sta scappando tutto di mano, ci sarà un momento di raccoglimento per l’evoluzione del personaggio”.
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Angelo Barbagallo, della produzione, sottolinea come questo è “un prodotto touching, che ti commuove e ti coinvolge, raccontando cose alte con linguaggi pop. E’ stata un’esperienza fantastica”.
Tinni Andreatta aggiunge che la Rai Fiction vuole “raccontare il Paese attraverso le storie della famiglie. Questa è la scelta di raccontare in maniera popolare una grande vicenda, dell’emancipazione, del cambiamento della provincia. Sui personaggi, anche le nostre donne sono ricche di imperfezioni. Nella prima puntata li vediamo giovani, con debolezze”.
Le sceneggiatrici puntualizzano come “Filippo (Domenico Diele, ndr) racconta questa evoluzione pazzesca. Costretto alla paternità, si riprende le figlie, nella quotidianità, ha la stessa valenza di cambiamento di Maria Teresa. Il cambiamento va insieme. Non c’è una lotta tra donne e uomini. Il nostro tentativo è stato portare un lato cinematografico in televisione”.
In conclusione, Alessio Boni ribadische come nel suo personaggio “c’è un uomo che non ha i codici per dare un consiglio ai figli. Il riscatto economico era la cosa più importante. Volevo ringraziare la Rai, scandaglia il paese e racconta la storia. Portare avanti l’atmosfera dalla sceneggiatrici, da Cristina Comencini, è una cosa difficile”.