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Made in Italy | trama generale
La serie vuole rappresentare l’incredibile esplosione nella Milano degli Anni Settanta della moda italiana, grazie al talento di una generazione di straordinari stilisti. Il pretesto narrativo è la storia di Irene (Greta Ferro), una giovane giornalista destinata ad arrivare lontano. Al centro degli otto episodi da 50 minuti, la nascita del sistema moda italiano, un’eccellenza che negli Anni Settanta ha saputo competere con l’affermata concorrenza internazionale, raggiungendo traguardi inimmaginabili: Armani, Valentino, Krizia, Versace, Missoni, Albini, Fiorucci, Curiel, Ferrè e tanti altri: grandi creativi celebrati in tutto il mondo e divenuti proprio il simbolo del Made in Italy, di cui ancora oggi si parla.
Made in Italy: cast principale
Il cast è composto da Margherita Buy, Greta Ferro, Marco Bocci, Eva Riccobono, Fiammetta Cicogna, Maurizio Lastrico, Giuseppe Cederna, Sergio Albelli, Valentina Carnelutti, Anna Ferruzzo, Ninni Bruschetta, Andrea Bosca. A loro si aggiungono guest star come Raoul Bova, Stefania Rocca, Claudia Pandolfi e Nicoletta Romanoff.
Made in Italy | l’incontro al FeST – il Festival delle Serie Tv
La presentazione ufficiale della serie è stata scelta come evento conclusivo della seconda edizione del FeST. A moderare l’incontro con protagonisti, produttori e registi i due direttori artistici Giorgio Viaro e Marina Pierri.
Per Camilla Nesbitt di Taodue: la serie è frutto di una sua idea…
Il punto di partenza è stata la considerazione che gli anni ’70 sono stati il decennio più importante del dopoguerra, di rinnovamento del costume, delle idee e dello stile. Una rivoluzione che si è affermata anche grazie al made in Italy. A un certo punto il personaggio di Margherita Buy cita Mary Quant quando dice che il Paese è stato cambiato più dalle minigonne che dai cortei studenteschi. Il titolo è in sintesi tutto quello che sono stati gli anni ’70.
Per Greta Ferro: il suo personaggio, identificabile come il cuore della serie, ha un padre molto severo alle spalle. Quali caratteristiche ha amato di Irene?
In qualsiasi famiglia, secondo me, sarebbe difficile accettare, come lo è stato nel mio caso, che il proprio figlio entri nell’industria della moda. Una scelta che spaventa. Ho amato molto il suo essere istintiva e la capacità di saper ascoltare.
Per Margherita Buy: Rita Pasini è una pioniera che si batte per il made in Italy ma è anche una donna che vuole essere accettata per se stessa…
Ho avuto il piacere di conoscere Adriana Mulassano che ha ispirato la figura di questa giornalista ed è, quindi, una dedica a quelle donne che non si conoscono tanto, ma hanno fatto molto per il mondo della moda. In apparenza il personaggio è estremamente duro perché così doveva essere in un mondo maschile. E’ una madre che ha voglia di comunicare visto che con suo figlio probabilmente non riesce a farlo. Desidera mandare avanti se stessa attraverso una persona più giovane.
Per Marco Bocci: cos’hai amato di più del personaggio che interpreti, un fotografo?
È stato molto divertente da interpretare perché è esplosivo. E’ abituato a lavorare con gente straniera, parla a volte in inglese anche quando sta in Italia senza rendersene conto, ma solo perché è figlio dell’entusiasmo. Essendo un esteta apprezza molto il genere femminile, con Greta però si crea un rapporto diverso perché è la prima volta che si relaziona con una persona differente dalle solite modelle che frequenta.
Per i registi: è una serie in costume, qual è la differenza tra la Milano di allora e quella di oggi?
Ago Panini: Potenzialmente è più complesso dal realizzare un film ambientato nel ‘400 perché alcuni di noi, negli anni ’70, già esistevano. C’è stato un lavoro enorme di tutto il reparto costumi sia sul piano delle ricerche che della realizzazione, così come è stato immenso quello di Luca Merlini sul piano scenografico. Guido Marozzi ha ricreato la rivista. Il rapporto con l’epoca è stato estremamente divertente e lavorando con delle millenials quali sono Greta e Fiammetta, si è avuto modo di scoprire come ci si potesse dare un appuntamento senza cellulare e come, per mandare le foto da New York in Italia, si chiedeva a un passeggero di portare la busta in Italia dove qualcuno la ritirava in aeroporto. Giovanni Gastel è stato fondamentale perché ci ha raccontato nel dettaglio come si creava una rivista. Quella è stata un’epoca piena di fantasia e talento perché il mestiere lo stavano inventando mentre lo facevano.
Luca Lucini: dal primo giorno di lettura di copione volevamo riproporre piazza Duomo con i cartelloni e ce l’abbiamo fatta (si vede nella terza puntata).
Com’è nata la collaborazione con la Triennale?
Lucini: avevamo bisogno di ambientare una sfilata importante come quella di Krizia e si sono resi disponibili. Abbiamo girato in due giorni.
Come è stata l’esperienza sul set e come è stato possibile riportare in vita rapporti così importanti?
F. Cicogna: la solidarietà semplifica la vita. Credo sia importante mantenere questa energia di aiuto reciproco. Sono stati sei mesi tosti, ma vissuti bene.
Greta Ferro: è stato un set bellissimo in cui siamo riusciti a supportarci tutti. Siamo rimasti tutti amici e vicini anche dopo la conclusione delle riprese. È stata la mia prima esperienza e mi ha arricchita tanto condividerla con la Buy, che è una donna umana intelligente, simpatica. Con Fiammetta si è creato un legame vero.
Margherita Buy: i due registi sono bravissimi anche nel mettere ogni attore a proprio agio. Greta era distrutta perché non era abituata al set e noi la tiravamo su.
Il festival di quest’anno era dedicato alla rottura degli stereotipi…
Camilla Nesbitt: io ho conosciuto il mondo della moda grazie a Franca Sozzani. Lei insisteva sul fatto che arte, moda e fotografia fossero un tutt’uno. Non a caso il Metropolitan Museum di New York espone gli abiti dei grandi maestri. Questa serie ha voluto dedicare alla moda la posizione giusta che merita nel nostro Paese.
Made in Italy | primo episodio
La storia è raccontata attraverso il punto di vista di Irene Mastrangelo, che sin dai primi minuti ci accompagna in voice-over all’interno di questo mondo. Siamo nel 1974. Già da questo primo episodio emerge un ritratto di donna con un carattere forte e lo sfondo politico entra nella vicenda non solo tramite le immagini d’archivio, ma già dalla rappresentazione degli esami nelle Università. Proprio in quella circostanza, la nostra protagonista alza la testa e decide di rifiutare un 21 perché le è stata negata la possibilità di esprimere la propria opinione.
Al rientro a casa ha uno scontro con suo padre, da qui nasce il desiderio di trovare un lavoro per mantenersi da sé agli studi universitari. Così, quasi per caso, arriva alla redazione di Appeal, dove parte dalle mansioni di base, compresa quella di preparare i caffè per i superiori. “Tutta l’energia di quel luogo, di quelle persone mi piaceva”, afferma a un tratto, facendo già trasparire quanto quel mondo la stia attraendo, mandando parallelamente in crisi le certezze e i legami precedenti (ma non vogliamo spoilerare).
Irene viene messa alla prova dalla redattrice senior Rita Pasini (la Buy), che al contempo la apprezza per l’intraprendenza e lo sguardo fresco. Già in questo episodio iniziale si entrerà nel magico mondo degli stilisti di allora come Walter Albini, con accanto Gianfranco Ferré pronto a rifornirlo di bigiotteria di pregio per le sue creazioni.
La serie è prodotta da TaoDue del Gruppo Mediaset in coproduzione con The Family.
Made In Italy è disponibile su Amazon Prime Video dal 23 Settembre, andrà poi in onda nella Primavera 2020 in prima tv assoluta su Canale 5.