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Ci preme sottolineare subito un punto: se con questo film vi aspettate di vedere la storica serie condensata in 116′ resterete amaramente delusi. Il punto è proprio questo: è trascorso del tempo dai gloriosi Anni Novanta, segnati dal telefilm così come da Beverly Hills 90210 o Merlose Place – solo per citarne due tivolti a un target specifico (dai più giovani ai quarantenni). Gli adolescenti e i ventenni di oggi probabilmente non hanno mai visto neanche un episodio del glorioso Baywatch e forse il team di sceneggiatori (Justin Malen, Robert Ben Garant, Damian Shannon e Mark Swift) pensava proprio a loro mentre stilava il plot del lungometraggio. D’altro canto il solo titolo attrarrà i nostalgici e i fans, di cui non si poteva non tenerne conto.
Alcuni elementi fissi sono rimasti a partire dal fulcro: non mancano il mare e i bagnini con la loro missione di salvataggio, avvertita anche al di fuori delle proprie mansioni di competenza. Il mood del lungometraggio, però, lo si percepisce sin dai primi fotogrammi, basti pensare al primo recupero di Mitch Buchannon (Dwayne Johnson) e al modo in cui compare il titolo del film.
L’opera di Seth Gordon non delude lo spirito di entertainment e divertissement a cui afferisce Baywatch (tanto più in questo caso), ponendo in campo vari registri dal demenziale al più impegnato. “Il caposquadra Mitch Buchannon, impegnato ad addestrare le giovani reclute, tra cui il nuotatore medagliato Matt Brody (un credibile Zac Efron) e la razionale Summer Quinn (Alexandra Daddario), trascina gli aspiranti bagnini in una lunga serie di folli indagini, che alla fine porteranno a Victoria Leeds (Priyanka Chopra), proprietaria dell’esclusivo Huntley Club, sospettata di usare la sua attività come copertura per traffici di droga e omicidi”.
Dal telefilm è ripreso un elemento fondamentale: l’importanza del corpo, dai seni che ballano nei costumi succinti all’uomo palestrato. Su questo si gioca con un’ironia che non teme di usare un linguaggio colorito né di scandagliare dei tabù come il sesso. Per i patiti dell’azione: ben realizzate le corse in slo-mo.
Assodato il consiglio di approcciarsi alla visione senza pretese, con uno sguardo leggero in linea con la chiave del film; sorge spontaneo domandarsi come mai si sia voluto realizzare un lungometraggio, a distanza di anni dal film tv che chiuse le vicende dei bagnini (‘Baywatch – Matrimonio alle Hawaii’, 2013) dopo anni di puntate che avevano inchiodato spettatori in ogni dove.
Non è la prima volta che avviene questo passaggio, basti pensare a Charlies’Angels, Star Wars, Starsky e Hutch, Miami Vice e sempre quest’estate è in arrivo l’adattamento cinematografico di ChiPs in cui torna il filo rosso della cifra demenziale. L’ipotesi è che si voglia cavalcare l’onda del successo (tanto più se scorre poco tempo tra la serie e il film) o – ancora più frequente – si vuole intercettare un pubblico appassionato, puntando sull’effetto nostalgia.
Tornando al film di Baywatch, chi ha seguito la serie sa che quei protagonisti non sono gli stessi – anche per il mero motivo anagrafico – a cui davano volto Pamela Anderson e David Hasselhoff. Potrete rivedere entrambi, quasi ci fosse un passaggio di testimone tra i due Mitch.