Le riprese dureranno un mese fino al 15 luglio. Si gira in tre città Napoli, Trapani e Palermo. Il ruolo del protagonista, il magistrato Rocco Chinnici è affidato all’attore Sergio Castellitto che due anni fa, sempre per Rai 1, aveva interpretato “Il sindaco pescatore” calandosi ruolo di Angelo Vassallo, sindaco di Pollica in provincia di Salerno, ucciso il 5 settembre del 2010. La fiction ebbe un buon successo di pubblico. Adesso Sergio Castellitto ci riprova con un altro personaggio realmente esistito e si cala di nuovo in un ruolo drammatico.
Rocco Chinnici, classe 1925, fu ucciso a Palermo il 29 luglio del 1983 in un agguato di mafia organizzato da Cosa Nostra. A lui si deve l’idea della istituzione del pool antimafia che riuscì a dare una svolta decisiva alla lotta contro la cupola siciliana.
Nel cast della miniserie ci sono molti attori siciliani e Sergio Castellitto ha trascorso molto tempo sull’isola per cercare di documentarsi sulle atmosfere che si vivevano all’epoca, ci riferiamo ai primi anni 80 caratterizzati dalle cosiddette stragi eccellenti di magistrati. Solo pochi mesi prima, nel settembre del 1982, era stato ucciso il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa insieme alla moglie Emanuela Setti Carraro e la scorta.
Le due puntate ripercorrono tutta la vita personale e professionale del magistrato. Si inizia da quando Rocco Chinnici era solo un giovane entrato nella magistratura italiana nel 1952. Ebbe come prima destinazione il Tribunale di Trapani nel ruolo di uditore giudiziario. Successivamente divenne magistrato di Cassazione e anni dopo fu chiamato alla carica di dirigente dell’ufficio in cui operava un altro collega morto per mano della mafia: Cesare Terranova. Era il 1979 ed a lui rimanevano soltanto 4 anni da vivere.
Rocco Chinnici era una persona molto riservata, di poche parole ma dal grande intuito e di grande umanità. Si era dedicato completamente a combattere Cosa Nostra che, attraverso gli anni, non gli ha mai perdonato l’accanimento con cui veniva inseguita e messa alle strette.
Si ricorda, nei suoi tanti interventi pubblici, questa dichiarazione: “la mafia è sempre stata un modo delinquenziale di accumulare ricchezze. Prima aveva un feudo da difendere, adesso si è data agli appalti pubblici, ai mercati più opulenti, agli affari in cui girano migliaia di miliardi. La mafia è tragica, forsennata, crudele vocazione alla ricchezza“.
In una delle sue ultime interviste, quasi con fare premonitore, Rocco Chinnici aveva dichiarato: “io non ho paura della morte e, anche se sono accompagnato dalla scorta, sono consapevole di poter essere colpito in ogni momento. Il mio unico augurio e che se questo dovesse accadere, vengano salvati almeno gli uomini addetti alla mia sicurezza. Io sono consapevole di essere nel mirino delle cosche ma questo non mi impedisce di continuare a lavorare“.
La parte più emozionante sarà l’attentato in cui trovò la morte. Chinnici fu ucciso il 29 luglio con una Fiat 126 imbottita con 75 kg di esplosivo davanti alla sua abitazione a Palermo in via Pipitone. Una morte drammatica che attendeva molti altri suoi colleghi tra cui Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Quasi come un presagio accanto al suo corpo giacevano quelli degli uomini della sua scorta e il cadavere del portiere dello stabile in cui viveva investito dalla carica esplosiva.