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Questa mattina, dalle 12:30, seguiremo in diretta la presentazione in conferenza stampa di Nero a metà Seconda stagione. Dodici nuovi episodi per la serie tv di Rai 1 con Claudio Amendola e Miguel Gobbo Diaz, che raccconta le vicende di un commissariato romano nel Rione Monti. La produzione è di Rai Fiction e Cattleya, in collaborazione con Netflix. La regia è di Marco Pontecorvo e Luca Facchini. La serie va in onda dal 10 settembre prossimo, in prima serata.
Nero a metà Seconda stagione – Conferenza stampa
Alla conferenza stampa di presentazione della seconda stagione di Nero a metà partecipano i due attori protagonisti, Claudio Amendola (Carlo Guerrieri) e Miguel Gobbo Diaz (Malik Soprani). Insieme a loro, il regista Marco Pontecorvo, che ha diretto i primi otto episodi. Gli altri quattro sono stati affidati a Luca Facchini.
Confermato anche il resto del cast, visti gli ottimi risultati della prima stagione. Tornano Antonia Liskova, Rosa Diletta Rossi, Fortunato Cerlino, Angela Finocchiaro, Margherita Vicario, Caterina Saula, Alessandro Sperduti e Alessia Barela. Spazio a tre new entry, ovvero Nicole Grimaudo, Claudia Vismara e Eugenio Francechini.
La seconda stagione di Nero a metà prosegue lungo il corso tracciato dalla prima serie. Ai casi che tengono occupato il commissariato del Rione Monti, si intrecciano le storie personali sempre più intricate di tutti i personaggi. Già dal primio episodio, in ogni caso, sono previsti colpi di scena consistenti.
Ciascuna delle puntate, tratta da un particolare punto di vista il tema della diversità. Da quella etnica a quella di estrazoine sociale, scandagliando esperienze di vita anche molto diverse tra loro.
La diretta della presentazione
Claudio Amendola, tra pochissimo è l’anniversario della morte di suo padre, Ferruccio. Quanto le ha dato? Come cambia il suo personaggio, Carlo Guerrieri?
Claudio Amendola: «Il 22 luglio scorso, papà avrebbe compiuto 90 anni e ho pensato molto a lui. Mi ha lasciato tutto quello che ho da portare sul set. Tutto. Prima ancora che da attore, da lavoratore dello spettacolo. Mi disse una frase che non dimenticherò mai, nel 1981: “Regazzì, n’do vai te ci stanno 80 persone che lavorano per la faccia tua. Vedi che puoi fa'”». Quindi mi ha lasciato una grandissima eredità, a cominciare dalla consapevolezza dell’importanza di questo lavoro. Poi, mi ha insegnato anche altre cose, trucchetti. Ad esempio, mi ha insegnato a dire le ‘p’ e le ‘t’».
Continua, parlando del suo personaggio: «Carlo Guerrieri è maturato, cresciuto. È un po’ più libero nel suo modo di essere. Soprattutto, viene travolto da una situazione molto difficile. Ma, in generale, mostra più lati. Perché la serie è più drammatica, ma fa anche più ridere, c’è una parte sentimentale che si è arricchita…».
Miguel Gobbo Diaz, tempo fa dicesti di non sentirti ‘figo’ quanto Malik. È ancora così?
Miguel Gobbo Diaz: «Diciamo che lavorare su questo personaggio mi ha dato spunti per migliorare me stesso anche nella vita reale. Malik veste vestiti che non ho mai indossato. E recitare nei panni di personaggi diversi da te è bello proprio perché ti permette di lavorare maggiormente su te stesso».
Interviene il regista Marco Pontecorvo: «Fatemi dire che Miguel è cresciuto molto anche come attore».
Amendola, con ironia affettuosa: «Sta imparando anche i trucchetti. All’inizio gli lasciavo sempre gli oggetti in mano per non farmi inquadrare la mani e lui non capiva perchè. Adesso gli ho insegnato come si fa».
Il tema del razzismo e le anticipazioni di Nero a metà seconda stagione
Nero a metà si focalizza sul tema del razzismo. Alla luce di quanto sta accadendo negli USA, come vedete la questione?
Miguel Gobbo Diaz: «È una domanda molto importante. Diciamo che quello che accade in giro per il mondo è molto triste e fa riflettere. Dico sempre che bisogna agire con intelligenza e senza odio. Purtroppo, la storia ci ha raccontato che per migliorare ci vuole del tempo. Dobbiamo imparare a imparare dai nostri errori. Queste situazioni devono farci riflettere per poi smetterla di ritrovarci sempre allo stesso punto».
Claudio Amendola: «Nella prima serie il tema viene trattato più di petto. In questa seconda stagione abbiamo attinto alla cronaca e inevitabilmente abbiamo lasciato spazio anche ad altri temi come bullismo, la violenza in famiglia, il traffico di organi. Con fiction di questo tipo esiste la possibilità di affrontare certi temi. Noi abbiamo la forza e il coraggio per farlo e lo facciamo».
Nelle anticipazioni si è parlato molto di uno sviluppo orizzontale molto accentuato nella trama, è così? ci dite qualcosa sugli altri attori?
Marco Pontecorvo: «Nella prima serie la storia orizzontale coinvolgeva principalmente Carlo. Mentre, nella seconda stagione di Nero a Metà tutta la squadra viene sconvolta. Succede qualcosa che porta un terremoto all’interno della squadra. Inoltre, c’è una linea sentimentale accentuata. Il cast era pazzesco, è persino migliorato. E poi le new entry sono davvero bellissime».
Amendola:«Nicole Grimmaudo regala a questa serie un personaggio di una potenza incredibile, veramente ci ha emozionato tantissimo tutti. Margherita Vigario è una ragazza incredibile, la più artista di tutti noi. Avevo fatto con lei l’ultima stagione de I Cesaroni e già la conoscevo. Andate a sentire le sue canzoni. Rosa Diletta Rossi la troverete cambiata e mi piace molto. Poi, Fortunato Cerlino ha recitato delle scene drammatiche incredibili».
Claudio Amendola e Roma
Claudio Amendola, cosa hai scoperto di più di Roma lavorando all’Esquilino?
Amendola: «Ho scoperto che è una città in cui è molto dificile girare [ride]. Ma è insostituibile, perché potresti girare ovunque punti la macchina da presa. Nonostante tutto, è sempre più bella. Ci sono set ovunque e qualche parolaccia dalla persone all’inizio arriva, ma si finisce sempre con benevolenza. Quello che posso dire è che in pieno lockdown ho visto una città meravigliosa».
Amendola, non hai mai nascosto l’amore per la tua città e la tua passione politica. Saresti disposto a scendere in campo per la tua città? Come Massimo Ghini, che qualche settimana fa ha detto di essere disposto.
Amendola: «Innanzitutto spero che Massimo non si metta in testa questa cosa perché deve girare un film con me. Io non ci penso nemmeno. Non sono in grado, ciascuno deve fare il suo mestiere. Io, poi, ho la terza media, non posso fare il sindaco di Roma. Tra l’altro farei a botte dopo un quarto d’ora».
Cosa può dare un attore in un momento così complesso come quello attuale?
Miguel Gobbo Diaz: «Essere un esempio e far vedere che ce la possiamo fare. Ricominciare a lavorarre credo sia un buon messaggio per il ritorno alla normalità».
Amendola: «Il buon esempio. Dobbiamo comportarci bene, metterci la mascherina, fare tutto come si deve. È come essere un calciatore, c’è una responsabilità in più per chi fa questo mestiere e bisogna stare attenti a quello che si dice. Purtroppo, c’è chi parla con troppa leggerezza, senza pensare alle conseguenze».
Lo stile di Nero a metà Seconda stagione
Nella prima stagione, forse anche grazie alla collaborazione con Netflix, è sembrato evidente il tentativo di sviluppare il linguaggio con elementi più innovativi per la tv. È così anche in questa stagione?
Marco Pontecorvo: «Credo sia così, ma le scelte non sono assolutamente legate a Netflix. La piattaforma è subentrata dopo e i responsabili non li abbiamo nemmeno sentiti mentre eravamo sul set. Ciascuno porta il suo modo di raccontare. Io cerco di farlo in tutti i miei lavori. In alcuni casi è possibile osare di più, in altri meno. Questa storia, ci permetteva questa libertà e ce la siamo presa. Nero a metà si muove continuamente su vari livelli, sia in orizzontale che in verticale, e forse anche per questo dà una maggiore sensazione di freschezza e cambiamento».
Claudio Amendola: «C’è anche un modo di recitare che accomuna tutti noi del cast e credo influisca. Quando proviamo e poi giriamo, puntiamo molto sul ritmo e cerchiamo di recitare parlando in maniera molto libera, rilassata. Quasi come facciamo prima che si accenda la macchina da presa. Inoltre, adoro i registi che mi dirigono costantemente, come Marco Pontecorvo, e questo serve».
In fase di costruzione vi siete resi conto del grosso impatto drammatico che ha la serie? Il pubblico forse è disabituato…
Pontecorvo: «La parte drammatica rappresenta un dramma che è il dramma della nostra vita. È vero che ti emoziona molto, però lo fa avvolgendo il pubblico rappresentando il più possibile la realtà, non in modo talmente crudo da non permetter al pubblico di resistere. Credo ci sia un bel bilaciamento di sentimento dramma, azione…».
Amendola: «C’è drammaticità accentuata, che anch’io ho avvertito mentre giravamo la serie. E ne sono contento, perché non è tensione fine a sé stessa ma, è tensione dei sentimenti, è tensione vera».
Nero a metà la terza stagione arriva nel 2021
La seconda stagione chiude la storia o ce ne sarà anche una terza?
Pontecorvo: «Assolutamente, è pensabile la terza stagione. Nella chiusura della seconda c’è già un lancio per la terza e si sta già pensando alla sua struttura. Dovrebbe essere pronta per il 2021».
Amendola: «Anticipazioni sulla terza non le sappiamo davvero. Si sta scrivendo e non sappiamo veramente nulla su cosa accadrà, solo notizie frammentarie. Possiamo dire solo che il passato prova sempre a ripresentarsi.
Comunque, sono strafelice perché trovare una serie capace di una lunga vita senza perdere interesse è il sogno di tutti. Il momento delicato arriva quando ci si deve accorgere che è finita. Questa serie, invece, ancora ha molto da dire. A me è capitato di accorgermi di essere arrivati al fondo del barile e lì devi prenderne atto».