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Questa mattina alle 12, Rai 2 presenta in conferenza stampa la nuova serie tv Mare Fuori, con Carolina Crecentini. Racconta la vita, le angosce e le speranze dei ragazzi detenuti nel Carcere Minorile di Nisida, a Napoli. Gli episodi sono in totale dodici e vanno in onda in sei puntate dalle 21:20 di mercoledì 23 settembre. Tuttavia, RaiPlay la propone in anteprima dal 19 settembre. Il regista è Carmine Elia. La produzione di Rai Fitcion e Picomedia.
Mare Fuori, di cosa parla la serie tv di Rai 2 con Carolina Crescentini
Carolina Crescentini è Paola Vinci, la nuova Direttrice del carcere di Nisida, convinta di poter imporre la propria disciplina nelle dinamiche caotiche all’interno del penitenziario. La appoggiano il capo della Polizia Penitenziaria Massimo Valenti (Carmine Recano) e l’educatore Beppe.
I ragazzi nelle celle, però, vivono ciascun il proprio tormento, costretti ad affrontare l’adolescenza da detenuti. Tra di loro, c’è il protagonista Filippo (Nicolas Maupas), giovane milanese che ha ucciso per sbaglio un amico. Mentre, da Secondigliano arriva Carmine (Massimiliano Caiazzo), già navigato negli ambienti della microcriminalità. Edoardo (Matteo Paolillo) è il “capo” del carcere e Ciro un aspirante boss.
Nell’ala femminile, spiccano i ruoli interpretati da Valentina Romani (conosciuta per aver recitato in Skam Italia), Desirée Popper e Chiara Primavesi.
Ciascuno di loro ha personalità e storie diverse, da cui nascono episodi di bullismo e violenza. Per fortuna, ognuno ha anche i propri sogni e vorrebbe realizzarli dopo aver scontato la pena. La loro speranza è rappresentata dal mare, letteralmente a due passi dalle sbarre (il carcere si trova a poche decine di metri dalla scogliera).
Lo celebra anche la canzone che fa da sigla e colonna sonora alla serie. Si chiama ‘O mar for ed è scritta da Icaro, Lolloflow, Stefano Lentini e Raiz. È un brano rap in napoletano, con caratteristiche ormai peculiari della nuova scena musicale napoletana.
Mare Fuori è girata principalmente a Napoli, tra il Rione Sanità, il carcere di Nisida, la Galleria Umberto I, l’Orto botanico dell’Università Federico II. Però, alcune scene sono state girate anche a Roma (Ponte Milvio), Udine e Cava dei Tirreni (Salerno). I luoghi in cui i giovani protagonisti della serie vivevano prima di essere arrestati.
Mare Fuori conferenza stampa, la diretta della presentazione
La conferenza stampa di presentazione di Mare Fuori si tiene nella Sala A di Via Asiago a Roma. Partecipano Carolina Crescentini e Carmine Recano, insieme al regista Carmine Elia. Ma ci sono anche i giovani attori che interpretano i veri protagonisti della serie. Parliamo di Valentina Romani, Nicolas Maupas e Massimiliano Caiazzo.
Il primo a parlare è il Direttore di Rai 2, Ludovico De Meo: “Rai 2 ospita con molto piacere Mare Fuori. Per una serie di motivi, il suo sguardo sul mondo giovanile è molto interessante. Rai 2 vuol recuperare il racconto e il pubblico dei giovani. Spero che il cinema italiano si accorga di una nuova generazione di attori che hanno recitato nella serie”.
Ora prende il microfono Francesco Nardella, Vice Direttore di Rai Fiction: “Questa serie viene da lontano. Mi portarono il progetto quindici anni fa, poi non fu possibile realizzarlo. Nel frattempo, la tv è cambiata tantissimo, e abbiamo adeguato la scrittura, ma mantenendo le domande etico-morali. Il Servizio pubblico deve sempre avere dietro una domanda morale forte”. Sul genere della serie: “Sembra un genere carcerario, ma noi non crediamo al mono-genere. Ci sono anche il melodramma e il coming of age, il percorso di passaggio da adolescenza all’età adulta”.
Continua: “L’amicizia, l’amore, la scuola diventano cruciali per la crescita. Non è una storia buonista, qualcuno finirà male. Non possiamo raccontare qualcosa di troppo lontano dalla realtà, ma chi si salverà rappresenta la possibilità di uscirne migliori”.
Roberto Sessa di Picomedia: “Questa storia arriva effettivamente da molto lontano, ma i tempi all’epoca non erano maturi. Ci sono voluti anni affinché la tv fosse pronta a questo tipo di lavoro. Una delle qualità della serie è che ha un appeal internazionale che non ci aspettavamo”. Conclude, parlando del grande successo che sta riscontrando nella distribuzione estera.
Mare fuori, parlano il cast e il regista
Adesso tocca al regista Carmine Elia: “Una serie complicata, dove Napoli è un personaggio e non una cornice. Ho avuto la fortuna di lavorare con attori straordinari. Compresi i giovani, che si sono messi in gioco per raccontare una realtà in alcuni casi molto diversa dalla loro. La storia era già molto forte. La serie racconta una storia che ci fa capire come gli adulti siano modelli di positività fondamentali per i ragazzi. Come lo Stato e tutti noi contribuiamo ad indirizzare il loro futuro”.
Carolina Crescentini: “Un istituto penitenziario minorile si spera essere un luogo di passaggio e trasformazione. Trasformazione verso un reinserimento o verso l’esatto opposto. Cambiamento innanzitutto emotivo, plasmato anche dalla necessità di sopravvivere lì dentro. Responsabilità, regole e rapporto causa-conseguenze sono i tre punti centrali del modo di comportarsi del mio personaggio. Lei ha l’esigenza, innanzitutto da essere umano, di far capire che l’incidente, la leggerezza sono una colpa”.
Poi, parla del carcere: “Il carcere è un luogo che la società tende a dimenticare. Quando vedevamo le rivolte nelle carcere durante il lockdown eravamo sconvolti, ma non c’era nulla di cui sconvolgersi. Era normale che quelle persone a cui veniva negata la possibilità di vedere i propri cari siano insorte”.
Carmine Recano: “Il mio personaggio è un uomo di strada che cerca di migliorare i ragazzi. Li comprende, capisce i meccanismi e gli stati d’animo. Abbiamo lavorato sul rapporto tra i personaggi. Io ho lavorato molto sul senso paterno, autoritario e comprensivo allo stesso tempo”.
I giovani protagonisti
Nicolas Maupas: “Interpreto Filippo Ferrari, un pianista milanese di buona famiglia. Si ritrova in contesto completamente diverso dal suo. Il lavoro fatto su Filippo è stato molto bello, perché ho abbattuto molti paletti imposti dalla società. Filippo si ritrova a non sapere più chi è e dove si trova. Pensa che l’atteggiamento spavaldo utilizzato fuori valga anche lì dentro, ma le regole sono completamente diverse e soffre”.
Massimiliano Caiazzo: “Il mio personaggio viene da un contesto difficile, ma cercherà di uscirne. Mi ha colpito la sua vulnerabilità. È stato anche per me un percorso di crescita personale, un confronto con quelle parti di te stesso che non tocchi tutti i giorni. Il rapporto con il personaggio di Nicolas è molto bello, perché c’è empatia anche se vengono da contesti opposti. Il rapporto tra noi ragazzi è la forza di questa serie. Era la mia esperienza in un ruolo del genere ed ero carico di ansie, ma poi affrontarlo insieme a loro è stato liberatorio”.
Valentina Romani: “Il mio personaggio è una zingara stanziale a Napoli. Un pozzo di energia contagiosa, una ragazza che ha fame di libertà di vivere appieno la propria grande emotività. Dico sempre che è una zingara colorata perché ha una serie di sfumature che la rendono unica. Solare ma anche rabbiosa e irruenta, rappresenta la genuinità dell’adolescenza”.
Mare Fuori conferenza stampa, le domande dei giornalisti
Per le storie dei ragazzi, gli autori hanno attinto a fatti di cronaca? Si può pensare ad una seconda stagione?
Maurizio Careddu, sceneggiatore: “Stiamo già scrivendo la seconda stagione e ci auguriamo solo che vada bene la prima. Per scriverla, abbiamo fatto tantissime interviste all’interno del carcere. Incontri molto toccanti, intensi, verso cui ci sentiamo debitori”.
Al di là del dilemma etico-morale, c’è anche un messaggio sociale o politico che volevate dare in merito alla gestione delle carceri? Per la commistione di generi, è stato un azzardo aggiungere il melodramma, che può sembrare buonista?
Francesco Nardella: “Per quanto riguardo il messaggio, la risposta è no, perché quello che vogliamo è porre tante domande ma non fornire le risposte. Per quel che riguarda il melodramma, credo che sia un basso continuo che allarga il prodotto. Nel nostro caso è una specie di energia che si dà al racconto, ma sta sotto i livelli su cui si sviluppa la storia principale. Una specie di vitamina.”
Carmine Elia: “In questo storia non c’è buonismo. L’obiettivo era non creare dei falsi eroi, ma creare un arricchimento per noi e i ragazzi. Non esiste un lavoro non politico e c’è per forza una critica, ma il nostro è realismo, non buonismo”.
Aggiunge Cristiana Farina, sceneggiatrice: “Dove c’è un minore che sbaglia c’è un adulto che sbaglia, e uno degli obiettivi della serie è creare un modello di consapevolezza di questi meccanismi. Anche chi ha ucciso chiede un modello da seguire, approvazione. Questi ragazzi chiedono di non essere soli, chiedono di poter arrivare dall’altra parte del mare. E noi siamo tenuti ad indicargli qual è la strada”.
La scelta del cast e i paragoni con Gomorra
Il regista ha accennato che alcuni attori sono professionisti, altri sono scelti direttamente in quella realtà. Come si pone verso Gomorra e certi modelli?
Carmine Elia: “Alcuni ragazzi che sono attori sono molto vicini alla realtà del sistema, inutile negarlo. Ma hanno scelto la recitazione per riscattarsi”.
Nardella: “C’è Don Antonio, il parroco del quartiere Sanità, che è riuscito in uno dei quartieri più duri di Napoli a creare una cooperativa, un’orchestra… È riuscito a cambiare piano piano il quartiere. Ci sono ragazzi appena diciottenni che ti viene da piangere per come raccontano l’arte e le strade del loro quartiere. Gomorra a me piace molto, ma io come dirigente del servizio pubblico non l’avrei trasmessa. Perché rappresenta un unico punto di vista, una rappresentazione di quel sistema e basta. Dopodiché, mi pongo il problema dei modelli che creano queste rappresentazioni, che mi fanno paura”.
Perché una serie come questa va su Rai 2 e non su Rai 1?
Ludovico De Meo, un po’ seccato dalla domanda: “Su Rai 2 si sperimenta. Anche perché il pubblico potenziale e gli stessi protagonisti ammiccano ad un pubblico giovanile come il nostro. E poi, se diventa un successo lo regaliamo senza problemi a Rai 1“.
Nardella: “Abbiamo la fortuna di avere tre reti e la possibilità di sperimentare. Fa parte della Rai e del suo spirito. Poi, il pubblico a cui aspira Mare Fuori è affine a quello di Rai 2. Ma la cosa più importante è che vogliamo sperimentare, se non si sperimenta, se non si azzarda, si muore”.
Mare fuori conferenza stampa, Carolina Crescentini parla del suo personaggio
Crescentini, perché ha scelto di partecipare?
Carolina Crescentini: “Scelgo i personaggi se sono io la prima ad emozionarmi quando leggo il copione. Io appena ho iniziato a leggere la sceneggiatura mi sono emozionata e mi sono affezionata ai personaggi. Deve scattare la scintilla in questo senso”.
Crecentini, è molto conosciuta per il ruolo di Corinne in Boris. Ha paura che questo possa condizionare il modo in cui il pubblico vedrà il suo personaggio? Come si è preparata?
Carolina Crescentini: “Faccio l’attrice e voglio cambiare. Ho studiato per cambiare continuamente personaggio e voglio continuare a farlo. Se il mio ruolo in Boris influenzerà il modo in cui mi vedrà il pubblico non importa”.
Parlando di come si è preparata: “Ho studiato tanto. Non sono mai stata in un carcere minorile ma sono stata a Regina Coeli e a Poggioreale ed ho parlato più volte con direttrici delle carceri (che spesso sono donne). Mi hanno raccontato della difficoltà di vivere certe dinamiche anche dal loro punto di vista. Ad esempio, quando vedi che a rientrare in cella sono sempre gli stessi”. Spiega, poi, di essersi documentata a fondo e di aver curato particolarmente anche le movenze del personaggio. Tra le altre cose, ha voluto curarne l’andatura, per rendere al meglio la zoppìa che affligge la direttrice.
La cronaca ci insegna quanto sia difficile dirigere un carcere. Nella serie si affronta anche questo tema?
Crescentini: “La tensione c’è. Non è semplice gestire quel carcere, la convivenza forzata crea delle squadre che sabotano continuamente gli equilibri e tutto questo c’è in Mare Fuori“.
Carolina Crecentini, cosa prova per il personaggio?
Crescentini: “Provo anche un po’ di pena. Perché si è auto-punita per un trauma subito ed ha fatto in modo di perdere tutto. È terribilmente sola”.