Ambientata tra le cave di marmo ai primi a partire dal 1913, il racconto intreccia eventi storici e un classico triangolo d’amore. Il regista Daniele Carnacina apre la conferenza: “Raccontiamo un’epoca italiana poco conosciuta, dato che non si parla mai degli anni precedenti la prima guerra mondiale. Si tratta di un biennio poco affrontato”. L’amore del titolo, prosegue, è di vari tipi: non solo quello dei rapporti sentimentali tra i personaggi, ma anche la passione per i temi sociali e il credere nei propri ideali. Fino al sacrificio collettivo: quello della guerra.
Nella storia non c’è un tradimento per stanchezza, quanto perché Silvia e Corrado, sposati da anni, si rendono conto che il loro matrimonio non era basato su un amore passionale: di colpo, cadono le loro certezze.
Francesco Arca è Brando, il “ciclone” che travolge la vita di Silvia e Brando: “È un uomo che prende di petto: lotta per gli amici, per la famiglia, per i diritti dei lavoratori. Si trova per la prima volta davanti all’amore: così, un uomo tutto d’un pezzo, ridiventa quasi bambino anche solo per lo sguardo della donna che ama”.
Giorgio Lupano, nella serie Corrado, interviene raccontando quanto il lavoro abbia fatto “innamorare” gli attori sul set. Si allinea Francesca Valtorta, Silvia: “Un’esperienza pazzesca. MI sono identificata con Silvia, perché è un personaggio sfaccettato e umano: per me è stato un cammino affrontarlo. Una donna di passioni, una femminista ante litteram: è una donna coraggiosa che non ha paura di soffrire, e io mi sono buttata in questo personaggio anima e corpo”.
Il regista ringrazia il gruppo attoriale: “Questa è una fiction recitata benissimo”. Insomma: potrebbe arrivare qualsiasi critica, però sul fronte recitativo c’è tranquillità.
Ogni puntata sarà strutturata in modo che alcuni personaggi risaltino più degli altri, così da approfondire le varie psicologie. Trattare l’anarchia a Carrara, chiarisce Daniele Carnacina, era un passaggio praticamente obbligato: Carrara ha una lunga storia di rivendicazione da parte dei cavatori, che si costituivano in movimenti.
Mano a mano, il regista ricorda tutti i vari personaggi che si intrecciano nel racconto. Le riprese si sono svolte dal 3 giugno al 2 dicembre; l’ambientazione delle esterne è Carrara, mentre gli interni sono stati ricostruiti a Torino e le scene di guerra nelle trincee di Asiago. Per diventare Brando, Arca ha avuto una preparazione di dieci giorni in cava per imparare come i massi venivano portati giù dalla montagna.
Qualora la fiction dovesse essere premiata dagli ascolti, ci sarà una seconda stagione perché ogni serie Mediaset è potenzialmente un brand dell’azienda. Intanto però, le tante puntate realizzate consentono di poter articolare il prodotto in più cicli, a seconda del riscontro ottenuto.
Infine, una curiosità sul brano di apertura. La sigla è cantata da Mina grazie allo stretto rapporto di amicizia che lega il figlio Massimiliano Pani, che ne è autore, con il regista. Pani ha portato una demo registrata da “una corista che passava per casa”: il pezzo è stato un regalo.
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