Apre Ivan Carlei di Rai Fiction: “In questo film ci sono ben tre protagoniste donne, la Rai continua nella linea di prodotti di qualità”.
La parola passa subito a Luca Barbareschi: “In questi anni la Rai ha cercato sempre più di fare un intrattenimento intelligente. Questa storia era carne viva, ispirata a una storia vera: quando me l’hanno raccontata, non ci credevo. Avrebbe potuta scriverla Brecht, invece la realtà è sempre più avanti”. Ambientata a Napoli, è una vicenda di rinascita: “Ci sono altre città dolenti in Italia, ma si sono spente, Napoli invece è viva, perciò non poteva che essere lì. Questa è la storia di un’insegnante di danza e una mamma che decidono di salvare la vita id una bambinaLa persona reale è sotto copertura, perciò parlando metterei a rischio la vita della persona: la madre è stata portata altrove, mentre la figlia oggi è un etoile nel mondo”.
Si collega telefonicamente Alessandro D’Alatri, il regista: “Sono molto emozionato per questa uscita: è il mio debutto televisivo. C’erano tutti gli elementi per un lavoro di qualità: una storia pazzesca, un cast eccezionale, e una città accogliente. È una storia di recupero, di crescita: il bene che trionfa sul male, e in più la poesia della danza che lo evidenzia”. “Ho percepito -continua D’Alatri- di una storia di questo tipo, l’ho percepita tra le persone. Nonostante avessimo girato in luoghi in cui l’atmosfera è sempre un po’ tesa, come a Castel Volturno”.
Barbareschi lo ringrazia pubblicamente per l’intelligenza e la duttilità mostrate.
Interviene Bianca Guaccero: “Questo personaggio mi serviva proprio come donna. MI piace l’integrità di Lorenza: il fatto di non compromettersi mai moralmente, dando la possibilità alle ragazzine della sua scuola di danza di migliorare vita, di realizzare i loro sogni”.
Quindi Cristiana Dell’Anna, Nunzia nel film: “Ci sono due passaggi fondamentali: il primo con l’insegnante di danza, che comincia ad aprire gli occhi a Nunzia, poi la figlia. Sono due donne che le fanno aprire gli occhi. Vorrei che questo film lo guardassero soprattutto gli uomini, per capire davvero tutte le battaglie, le lotte che noi donne facciamo”.
Marco Palvetti invece è un camorrista che ama tantissimo sua moglie e sua figlia, però allo stesso tempo impedisce loro di aprirsi: “Prima di essere un padre e un marito, Vincenzo è un uomo che nasce in un territorio, come di diceva prima, dolente. La difficoltà di uscire da una realtà che lo ingloba, insieme all’amore per la famiglia, crea una frattura. Io sono nato in uno di questi territori dolenti: mantengo le dinamiche di camorra lontane da me, però in qualche modo bisogna studiarle per esorcizzarle”.
Infine Giorgia Agata, la piccola protagonista, che racconta l’importanza dell’avere una migliore amica come nel film, dove si è sentita sola quando l’altra è morta.
Barbareschi sottolinea quanto sia complesso lavorare con i minori, perché a volte li si “forza” a vivere esperienze che invece non hanno mai provato nella vita reale. In compenso però, “loro ci mettono davvero qualcosa di vero”.
Uno degli sceneggiatori svela che gli autori sono riusciti ad intervistare la donna che ha ispirato il personaggio di Nunzia, senza conoscerne nemmeno il nome: “Ci colpì il contrasto tra il mondo della bellezza, della purezza, immerso nel mondo del crimine, del buio. Questi due elementi, una volta presi e avvicinati, hanno iniziato a produrre un attrito che ci ha accompagnato in tutta la fase di scrittura”. La storia è stata spostata ai nostri giorni, ma risale al 2005, nell’hinterland napoletano di Marcianise.
La conferenza stampa si conclude qui.