E’ il 5 gennaio 1984 e un uomo viene ucciso con tre colpi di pistola, dentro la sua automobile.
Pippo Fava ritorna a Catania e si ferma al mercato del pesce.
Tornato a casa, Pippo comunica alla famiglia di aver ricevuto l’offerta di dirigere un giornale.
Pippo e sua moglie Lina sono separati in casa.
Pippo Fava è reduce dai successi ottenuti anche nel cinema.
Il giornalista inizia a lavorare per comporre la redazione del suo nuovo giornale ma inizia a ricevere una serie di no.
Pippo Fava, prima di firmare il contratto, vuole rassicurazioni circa la totale autonomia nella direzione del giornale e la ottiene.
Claudio, figlio di Pippo Fava, informa il padre del suo imminente matrimonio.
Per quanto riguarda il giornale, Fava decide di puntare tutto sui giovani.
Riccardo Orioles si propone per lavorare per il giornale di Pippo Fava. La redazione è stata formata. Nella redazione, c’è anche la fotografa Giusi.
Il Giornale del Mezzogiorno pubblica il suo primo numero.
Claudio decide di lavorare al fianco del padre.
Un’automobile blindata è stata raggiunta da 100 colpi di pistola. La redazione del giornale è sul posto. Pippo Fava scopre che il proprietario dell’automobile è Benedetto Santapaola, commerciante.
In questura, Benedetto Santapaola risulta incensurato.
Il rivale di Benedetto Santapaola è Alfio Ferlito.
La notizia, secondo Pippo Fava, è la seguente: Benedetto Santapaola, detto Nitto, non lo sta cercando nessuno. La notizia va in prima pagina. Il titolo è: “E’ lui il nuovo capo della mafia a Catania?”.
Pippo Fava riceve la visita dell’editore, il cavaliere Graci, che si dichiara non soddisfatto del giornale. Secondo Graci, la mafia, a Catania, non c’è. Pippo Fava reagisce con sarcasmo.
Il direttore del Quotidiano di Catania sostiene che la mafia non c’è in città e consiglia a Fava di fare un giornale meno arrabbiato.
Pippo non è più disposto a vivere da separato in casa con la moglie. Lina non reagisce bene. Pippo si sistema momentaneamente dai suoi genitori.
Pippo Fava e Giusi realizzano un reportage sul mare inquinato.
Il Giornale di Mezzogiorno pubblica la notizia del prefetto di Catania insieme alla moglie di Santapaola.
La redazione riceve un avvertimento con una bomba carta. L’episodio crea attriti tra i giornalisti.
Dopo l’attentato, Lina raggiunge Pippo e non nasconde la propria preoccupazione.
Alfio Ferlito viene ucciso: secondo Pippo Fava, la mafia di Catania è sbarcata a Palermo e ordina nuovi articoli a riguardo.
Gli articoli in questione, però, sono stati censurati. Fava, quindi, decide di ripubblicarli per il numero del giorno dopo.
Pippo Fava decide anche di pubblicare un editoriale provocatorio.
Claudio è preoccupato per l’editoriale scritto dal padre perché non vuole che quest’ultimo se ne vada via di nuovo.
Pippo Fava riceve la notizia della risoluzione del contratto con effetto immediato.
I giornalisti sono indecisi sul da farsi: alcuni vogliono occupare la redazione, altri vogliono continuare a pubblicare. La maggioranza ha deciso: la redazione verrà occupata.
I giornalisti che hanno deciso di occupare sono tutti a rischio licenziamento.
Pippo Fava ha deciso di fondare un mensile autoprodotto dal titolo I Siciliani e comunica la notizia alla sua redazione.
Tutti i giornalisti accettano tranne Saro che trova Pippo Fava troppo retorico.
Fava trova anche uno spazio dove costruire la redazione.
Il 4 settembre 1982, Carlo Alberto Dalla Chiesa viene ucciso in un attentato mafioso. Pippo Fava legge ai suoi giornalisti le parole di Dalla Chiesa che confermava l’esistenza della mafia a Catania.
Pippo Fava vuole dedicare il primo numero de I Siciliani ai veri “padroni” di Catania.
Il primo numero de I Siciliani è un successo: Pippo Fava decide di pubblicare il giornale in tutta Italia.
La distribuzione del giornale, però, non si rivela semplice.
Nel frattempo, Claudio si è sposato ed è diventato padre.
I Siciliani ha avuto successo ma il ricavato non consente di pubblicare un secondo numero. In redazione, si scatena un’altra discussione alla quale assiste anche Pippo Fava.
Fava ordina ai giornalisti di chiudere il secondo numero, al resto penserà lui.
Pippo Fava riceve la visita del suo precedente editore che gli paga la liquidazione e che gli offre la direzione di un nuovo canale televisivo, a patto che I Siciliani cessi le pubblicazioni. Fava rifiuta l’assegno e l’offerta.
Fava porta la sua redazione a fare un bagno.
Pippo va a trovare Lina perché ha chiesto un prestito e serve l’ipoteca della casa. Lina accetta di cedere a Pippo la sua parte dell’immobile.
Parlando con Gaetano, Pippo Fava, che sta mettendo in scena un nuovo spettacolo teatrale, mostra l’intenzione di andare avanti con le pubblicazioni e Gaetano si mostra preoccupato per lui.
Pippo Fava festeggia il Natale con la famiglia. Durante la cena di Natale, a Miki viene chiesto perché la mafia a Catania dia così fastidio al giornale.
Pippo Fava viene intervistato da Enzo Biagi: in tv, il giornalista dichiara che i veri mafiosi si trovano in politica e nelle banche.
Siamo tornati alla scena che ha aperto il film tv: Pippo Fava lascia degli appunti per i suoi giornalisti e dopo aver percorso il tragitto in automobile per andare a teatro, viene ucciso con tre colpi di pistola.
La redazione de I Siciliani giunge all’obitorio per vedere il corpo di Pippo Fava. Tutti i giornalisti sono sconvolti.
Gaetano consola Claudio. Quest’ultimo gli consiglia di pubblicare tutte le parole di elogio su suo padre che gli ha appena detto.
La redazione de I Siciliani vogliono andare avanti e vogliono pubblicare un’edizione straordinaria.
L’omicidio di Pippo Fava viene bollato come un delitto passionale. Il sospettato è Miki e nella vicenda, secondo la questura, è coinvolta anche Giusi.
La redazione intera subisce altre minacce.
L’edizione straordinaria de I Siciliani viene pubblicata. La redazione viene anche citata in giudizio, con richiesta di risarcimento milionaria, dai cavalieri del lavoro di Catania.
Claudio Fava e Miki vengono messi a corrente del fatto che è in corso una retata e vengono ringraziati per il lavoro svolto nel giornale.
La redazione festeggia. Con loro, c’è anche Pippo Fava ma nessuno dei giornalisti può vederlo.
Prima che la notte è un ottimo film tv, dal sapore “cinematografico” (anche se, con il passare degli anni, la differenza qualitativa tra cinema e tv si sta assottigliando sempre più), che rende degnamente omaggio alla figura di Pippo Fava.
Prima che la notte, infatti, non è caduto nel classico tranello nel quale abboccano in pieno film biografici di questo genere ossia offrire al telespettatore un racconto troppo agiografico ed eccessivamente esaltante.
La figura di Pippo Fava, ovviamente, merita un encomio ma Prima che la notte è riuscito nel compito di offrire, prima di tutto, un ritratto umano del giornalista catanese, magistralmente interpretato da un Fabrizio Gifuni letteralmente perfetto, anche fisicamente.
Il lavoro diretto da Daniele Vicari si è distinto anche per la scelta coraggiosa di aprire il film tv con la scena dell’omicidio di Pippo Fava, offrendo anche un’esplicita rappresentazione dello stesso. Tale scelta non è da definire scontata perché spesso, nei lavoro troppo agiografici di questo genere, si tende ad ignorare la fine dei personaggi (tristemente nota e ovviamente tragica) per dare spazio unicamente al bello.
In Prima che la notte, c’è tutto e le dosi sono state misurate perfettamente: c’è l’umanità e l’etica morale del protagonista e c’è la mafia, ci sono i sentimenti e l’amore incondizionato per il proprio lavoro e c’è la morte. Tutto è stato bilanciato alla perfezione.
In questo modo, la levatura di un personaggio come Pippo Fava è arrivata al pubblico ancora più potente.