Scarabocchi per alcuni, una vera e propria arte per altri, i graffiti sono parte integrante del tessuto urbano, nonché esternazione di una generazione che, proprio attraverso questa forma di espressione, dà sfogo al proprio pensiero, malcontento, rabbia, opinioni politiche. Un modo per raccontarsi e parlare di sé, proprio di una cultura attraverso cui Buffa condurrà il telespettatore. Sarà un viaggio attraverso i quartieri e i protagonisti di quello che è un vero movimento.
Il viaggio parte dal quartiere di Washington Heights, dove dal 1969 inizia a comparire una firma, Taki 183, destinata a fare la storia del genere. Era infatti l’opera di un ragazzo di origine greca, che contagiò i suoi coetanei: nel giro di poco tempo, sui muri di New York comparsero ben 3mila firme, al punto tale che Taki finì per attirare l’attenzione del New York Times e dare il via a un vero fenomeno sociale tra l più giovani.
Dalla storia di Taki si passerà quindi ai writers più famosi dell’epoca: Buffa raccoglierà le testimonianze di T-Kid, Sharp, Lady Pink, Jon Nar, Coco 144. Gli artisti non solo hanno messo a disposizione il loro archivio fotografico, ma in esclusiva per Sky Arte, si mostreranno per la prima volta al pubblico. Non bisogna infatti dimenticare, come avviene ora per il celebre Bansky quanto misterioso, che i writers non rivelano mai la propria identità. Del resto, si muovono al sottile limite con l’illegalità, perciò la prassi non può che essere la totale segretezza.
Solitamente, davanti a una forma di espressione come questa, il giudizio è tranchant: o scarabocchi senza significato che servono solo a imbrattare le città, oppure, dall’altro lato, una vera forma d’arte. Il documentario di Sky Arte punta a ritrarre una realtà sempre poco esplorata: attraverso le parole dei suoi rappresentanti più famosi, sarà un racconto a tutto campo di un movimento. Un racconto che si dipana attraverso la Grande Mela, vero cuore del fenomeno.